Lido di Montorfano: Un’Oasi di pace sul lago in Brianza

Intervista ad Alan Emanuele, gestore del Lido di Montorfano, che ci racconta di un angolo di natura nascosto in Brianza e di diverse attività che si svolgono nella Riserva Naturalistica in provincia di Como.

Lido di Montorfano in Brianza

In provincia di Como, nei pressi del lago di Montorfano, si può trascorre del tempo in pieno relax. Ciò approfittando di una spiaggia silenziosa, semplicemente stendendosi sul prato.

Qui si può anche usufruire dei numerosi servizi che offre l’adiacente lido di Montorfano. Così da svolgere attività ricreative nella natura. Proprio per questa ragione, il Team di Raianaraya ha intervistato Alan Emanuele, gestore del lido di Montorfano, per cercare di ottenere più informazioni riguardo a questo luogo di pace per scorpire tutto il suo vero potenziale.

Lido di Montorfano, lago di Montorfano, Como, Brianza

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Lido di Montorfano: le origini

Cos’è il Lido di Montorfano?
“Il Lido di Montorfano è un’attività a gestione familiare partita da zero e che solo con il tempo è diventata ciò che è oggi. “

Il Lido di Montorfano è una proprietà privata che da ben 16 anni viene gestita da Alan Emanuele e dalla sua famiglia. Nel 2004, quando è cominciata questa esperienza, il sito attrezzato era ben diverso da come è adesso: un luogo spoglio e senza nessuna attività annessa.

Negli anni, tuttavia, si è lavorato affinché questo luogo venisse sfruttato nel migliore dei modi, offrendo servizi mirati e nel pieno rispetto dell’ambiente.

Lido di Montorfano, lago di Montorfano, Como.

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Cosa offre il Lido di Montorfano

“Quali attività si possono svolgere nei pressi del lago?”
“Grazie alla Riserva Naturale è possibile fare passeggiate, nuotare nel lago, rilassarsi nei pressi del lido e molto altro”

Il Lago di Montorfano offre una vasta scelta per ciò che riguarda le attività nella natura. Alan Emanuele suggerisce sia passeggiate nel vicino bosco che costeggia il lago sia un itinerario pedonale attrezzato che circoscrive le sponde dello specchio d’acqua.

Alcuni abitanti locali invece vi si recano anche per attività più estreme. Ad esempio, gli appassionati di Triathlon utilizzano le sponde del lago per allenarsi. E tra gli allenamenti più temerari c’è sicuramente la traversata del lago a nuoto.

Ma non finisce qui. Il lido di Montorfano offre anche la possibilità di praticare yoga a stretto contatto con la natura e la balneazione con servizio bagnino.

Lido di Montorfano, lago di montorfano

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Gli eventi sportivi sul Lago di Montorfano

Quali eventi sportivi o attività sono state organizzate sul lago?
“Per alcuni anni abbiamo ospitato eventi di Triathlon, sono sicuramente quelli che hanno catturato di più l’attenzione.”

Per un paio d’anni, il lido di Montorfano ha ospitato una delle competizioni più estreme che esistano al mondo: il Triathlon. Questo sport comprende tre discipline aerobiche da svolgere a staffetta in un ordine preciso: nuoto, ciclismo e corsa.

Inoltre, date le condizioni imposte a causa della pandemia Covid-19, si è data la possibilità alla pallanuoto Como di portare avanti gli allenamenti nello stesso lago. Ma non solo.

Infatti, anche la Federazione Italiana Nuoto per Assistenti Bagnanti ha avuto l’occasione di continuare le proprie attività appoggiandosi alla struttura gestita da Alan Emanuele.

Lido di Montorfano

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Le leggende del Lago di Montorfano

Che storia ha questo lago e quali leggende si celano dietro di esso?”
“Il lago di Montorfano un tempo era utilizzato come ghiacciaia, tra le pareti più note ricordiamo la Darsena dei Pescatori. Mentre, per quanto riguarda le leggende, ho un mito da sfatare.”

In antichità, le sponde del lago di Montorfano fungevano da ghiacciaie. Infatti, in questo splendido lago della Brianza, era uso comune per i locali adoperarsi per recuperare i lastroni di ghiaccio che si formavano durante i periodi invernali.

Una volta trascinati sulla riva, i lastroni venivano sbriciolati e depositati in delle pareti scavate nelle immediate vicinanze. Dopodiché, nei mesi estivi, gli uomini potevano vendere il ghiaccio e ottenere i guadagni per il duro lavoro. In questo modo, non solo gli operai, ma anche la famiglia dei Barbavara, ovvero la proprietaria esclusiva della villa e del lago, approfittava per ricavarne bei profitti.

D’altro canto invece, una leggenda narra che nelle limpide acque di questo bacino si verifichino mulinelli così forti da trascinare a fondo qualsiasi uomo si ritrovi al loro interno, quasi come se fosse una sorta di maledizione per i bagnanti del luogo.

ma in realtà le cose stanno ben diversamente. Come ci tiene a precisare il gestore della struttura, nel lago non vi è traccia di questi fenomeni e nessuno è mai stato inghiottito da questi presunti vortici durante le frequenti traversate del lago.

“Il lido di Montorfano cos’è per te, Alan?”
“La sento casa!”

Lido di Montorfano (CO), Traversata del lago

La Grignetta: La Vetta Meridionale delle Grigne

Alla scoperta del massiccio montuoso delle Grigne immerso nel lecchese tra le guglie, i pinnacoli e le pareti rocciose. Questa è la nostra esperienza sulla Grignetta, la vetta meridionale delle Grigne.

La Grignetta

La Grigna appartiene al gruppo montuoso delle Grigne ed è una delle montagne alpinistiche più importanti della provincia di Lecco. La catena montuosa di cui fa parte è quella delle Prealpi Bergamasche o Orobiche. Ed è situata a sud delle Alpi Orobie nella zona del lecchese.

La conformazione per lo più rocciosa offre ampio spazio agli appassionati d’alpinismo e di arrampicata che ogni anno ne approfittano per scalare le sue ripide pareti.

Per ciò che comunemente viene chiamata Grigna in realtà si intende l’intera montagna del gruppo montuoso delle Grigne. Una parte è caratterizzata dalla Grigna di Campione, anche nota tra i locali con il nome di “Grignetta”.

Questa si estende sul versante sud da cui prende il nome, ossia Grigna Meridionale. La sua cima si eleva oltre i 2.184 m s.l.m. Poco meno della sorella, la Grigna Settentrionale, anche nota come Grignone, che invece vanta la vetta più alta dell’intero gruppo montuoso: 2.410 m s.l.m.

Grignetta, Grigna Meridionale

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La Leggenda delle Grigne

La Grignetta, così come il Grignone, è una montagna antica. E come capita spesso in alta quota, anch’essa è avvolta da un velo di misticismo.

Si narra che poco distante da Lario vivesse una donna di straordinaria bellezza. Una guerriera solitaria che con la sua avvenenza riusciva ad ammaliare gli uomini di passaggio anche solo con uno sguardo.

Tuttavia, la sua indole era malvagia e il suo spirito terribilmente spietato. Quando un giorno un valoroso cavaliere si imbatté in lei, non poté che innamorarsi di cotanta bellezza.

Non potendo vivere senza la splendida e meravigliosa donna che lo aveva stregato, decise di proporsi e chiederle la mano. E al contempo, si impose di dover riuscire nell’impresa anche a costo della morte stessa.

Così, il nobile cavaliere, giunto ai piedi della montagna su cui sorgeva il castello della donna, si avviò verso le mura. Non appena la guerriera avvistò l’uomo incamminarsi per la strada verso la fortezza, ordinò alla sentinella di ucciderlo.

La scena scosse il dio che non potendo sopportare tale atrocità, agitò le sue braccia e trasformò la terribile donna in una montagna, il Grignone. Mentre la sentinella, che aveva obbedito al suo comando, diventò la Grignetta.

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L’itinerario delle Grigne

La mattina ci svegliamo e d’istinto chiedo: Grignetta oggi? Lei accenna un lieve sorriso sul suo viso. Ed è un sì. Basta poco per iniziare a preparare tutto il necessario così da lanciarci fuori di casa in men che non si dica.

Prima raggiungiamo Piani dei Resinelli, in provincia di Lecco, per cercare un piccolo spazio in cui poter parcheggiare l’auto. Durante il weekend, in questa zona, oltre ad essere trafficato, è anche facile ritrovarsi imbottigliati. Infatti, essendo una meta ambita, sono in tanti che si cimentano nell’impresa.

Riusciamo a trovare parcheggio e una volta allacciati gli scarponi ci incamminiamo verso l’imbocco del sentiero. Scegliamo un percorso ad anello alquanto panoramico e di un fascino unico.

Tappe itinerario della Grignetta

Ecco come procederemo per il nostro itinerario in Grignetta:

  • imboccheremo il Sentiero delle Foppe.
  • Al bivio, devieremo per il sentiero dei morti
  • Arrivo al Rifugio Rosalba.
  • Superato il Rifugio, percorreremo il sentiero Cecilia
  • In seguito imboccheremo la Direttissima (entrambi attrezzati con catene)
  • Per poi giungere sulla Cresta Cermenati
  • Da questo punto si seguirà la cresta giungendo fino a Piani dei Resinelli.
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Alla Conquista della Grignetta

É giunto quindi il momento di partire. Dal Parcheggio proseguiamo in direzione del Sentiero delle Foppe. Ma non prima di una camminata di circa trenta minuti. Giunti all’ingresso del sentiero, proseguiamo sulla strada fino ad incrociare il Sentiero dei Morti.

La prima meta di giornata è il Rifugio Rosalba. Per raggiungerlo sono possibili due varianti. La prima giunge al rifugio per il sentiero delle Foppe, ossia il più facile e agevole. Il secondo, invece, è il Sentiero dei Morti. Un percorso più ripido ed esposto. Ma che regala tanto più in termini di vedute ed emozioni.

Siamo inglobati nel verde. Dal momento in cui abbiamo intrapreso il sentiero delle Foppe, fino al sentiero dei Morti, abbiamo proseguito in una fitta vegetazione. Tutto il sentiero è ricoperto in modo uniforme su tutta l’area.

A pochi minuti dal bivio, il bosco lascia spazio ad uno scenario più unico che raro. Sulla nostra sinistra emerge un canale che procede verso valle. Mentre di fronte a noi appare finalmente la sagoma del Rifugio Rosalba. A destra, invece, veri e propri pinnacoli rocciosi si elevano verso il cielo, circondati da guglie eterogenee dando vita ad uno scenario marziano.

Grignetta, Grigna Meridionale

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Arrivo al Rifugio Rosalba

Affascinati dal maestoso paesaggio appena offertoci, continuiamo a salire fino a raggiungere il Canalone. Un canale piuttosto esteso e profondo che presenta un terreno roccioso piuttosto vario. Ci aggrappiamo ad un cavo d’acciaio e ci lasciamo accompagnare per tutta la durata della discesa.

Le rocce, il terreno, i colori e la vegetazione, sempre più diradata, creano un contrasto ottico da lasciare incantati. Attraversiamo il canale ancora meravigliati e ci ricongiungiamo al Sentiero delle Foppe. Da qui proseguiamo in salita per circa venti minuti.

Eccoci, infine, al Rifugio Rosalba! Con un buco nello stomaco non da poco, cogliamo l’occasione per mandare giù un boccone al volo. Nel mentre osserviamo degli escursionisti avvicinarsi dalla direzione del Sentiero Cecilia: il nostro prossimo obiettivo.

Incuriositi, li salutiamo e gli chiediamo se avessero già affrontato il percorso. E qui purtroppo siamo messi al corrente di una notizia a cui non avremmo voluto credere. Il Sentiero è franato! Una notizia scioccante. Anche perchè il sentiero era meraviglioso e la sua ferrata: pura adrenalina.

E a questo punto non abbiamo altra scelta che cambiare il nostro itinerario sulle Grigne.

Grignetta, Grigna Meridionale

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Il Sentiero Giorgio

Prima di congedare i ragazzi, cerchiamo di recuperare informazioni su eventuali percorsi alternativi, visto che il sentiero Cecilia è impraticabile. La meta quindi è cambiata. Così, senza farci troppi problemi, ci rimettiamo in cammino.

Percorriamo questo piccolo tratto in salita e allo scollinamento ci ritroviamo davanti ad un altro paesaggio davvero maestoso e ammaliante. Il nostro sguardo si perde in questo tripudio di bellezza che in questa giornata continua a regalarci emozioni. Più in basso, a pochi metri da noi, il cartello indica la nostra prossima meta: Il Sentiero Giorgio.

Scendiamo in direzione della segnaletica fino ad imboccare il nostro sentiero. Questo tratto della nostra escursione è molto variegato e procede con un saliscendi continuo, quasi estenuante. Ma la via attrezzata ci permette di proseguire in completa sicurezza per quasi l’intero sentiero.

Per questa ragione, avere con sé un kit da ferrata sarebbe una scelta molto saggia. Cosa che consigliamo assolutamente di fare per affrontare questo percorso. La via è complicata e in alcuni punti raggiunge dei picchi di difficoltà da esperti.

Grignetta, Grigna meriodionale

Grignetta: attraversamento canale Angelina verso la Direttissima

Proseguiamo per la nostra strada tra vedute e meraviglie paesaggistiche che scorrono davanti ai nostri occhi. Torri di roccia svettano verso l’alto. Guglie di ogni genere e forma dominano lo scenario. Solo una nuvola le supera in altezza mentre attraversa sullo sfondo le Grigne.

Procediamo su di questa dentiera e continuiamo ad avanzare senza mai abbandonare i caratteristici saliscendi. Infine, raggiungiamo e attraversiamo il canale Angelina, poco distante dalla Direttissima.

In pochi minuti, infatti, raggiungiamo la Direttissima. Qui ricorriamo ad imbragatura e moschettoni, ben saldi alla catena, per attraversare la via ferrata. Per un breve momento siamo impegnati in un tratto angusto e pericoloso tra due rocce.

Dopodiché, scendiamo giù per una scala fino in fondo al Canale Pagani. Questo è un canale molto rinomato come via invernale, ma essendo un percorso per Escursionisti Esperti (EE), è importante sempre avere con sé piccozze e ramponi.

Una volta superato il canale, ci riaccostiamo alla catena che finalmente ci riaccompagna per questo ultimo tratto più complicato. Infine, giungiamo al termine della via attrezzata e finalmente possiamo procedere più agevolmente e senza l’uso dell’imbragatura.

Il Rifugio Porta e la Cresta Cermenati

Il sentiero procede con pendenze sostenibili anche se a tratti faticose. Raggiungiamo il bivio che ci immette sulla cresta Cermenati, ma ormai è buio e la stanchezza inizia a farsi sentire.

Proseguiamo così per la cresta fino a raggiungere il Rifugio Porta. Da questo momento in poi, mancano circa trenta minuti per l’arrivo alla nostra auto ai Piani dei Resinelli.

Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo. Questo circuito ovale, il nostro giro ad anello nelle Prealpi Orobie, è stato completato. E con il cielo stellato su di noi rincasiamo dopo una giornata fantastica nella natura in Lombardia.

Albufera València: il selvaggio Parco Naturale in Comunitat Valenciana

L’Albufera València, meglio nota come Parco Naturale dell’Albufera è un’area protetta in Comunitat Valenciana. Sede del lago più ampio di Spagna, questo ecosistema offre ettari di terra incontaminata alla città di València. A soli 10 chilometri dal centro.

Questa è una riserva protetta che non solo regala crepuscoli da sogno, ma che consente anche di essere esplorata con itinerari a piedi o in bici con estrema facilità.

Ma andiamo a scoprire cos’è l’Albufera di València e come visitarla, godendo dei suoi scenari più suggestivi.

Tramonto dall’Albufera di València

Albufera València

In origine era un golfo marino, trasformato in seguito in un lago d’acqua dolce per tutelare il paesaggio e le specie aviarie presenti al suo interno. Noto per essere tra le maggiori zone umide di interesse nazionale e internazionale, l’Albufera di València è stato dichiarato zona ZEPA, ovvero zona di protezione speciale per l’avifauna.

Lo specchio d’acqua è separato dal mare per via di una striscia di sabbia nota come la Dehesa del Saler. In diversi punti comunica con il Mediterraneo attraverso canali controllati per gestirne la portata dell’acqua. Ed è costellato di isolotti che ne favoriscono la proliferazione di specie animali.

Nel lago è piuttosto comune la pesca e non è difficile imbattersi in pescatori locali. Chiunque venga a visitarlo non resiste ad un giro in barca. Meglio durante le ore della Puesta del sol, al tramonto, quando i colori infuocati del sole sembrano ardere nell’acqua.

Ma l’Albufera di València è molto di più. Il Parco Naturale dell’Albufera è chilometri di spiaggia, mare cristallino, ettari di risaie e vegetazione selvaggia.

gola di pujol, Albufera di València. Parco Naturale dell'Albufera, Dehesa del Saler
Stagno di Pujol, Albufera, València

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Parco Naturale dell’Albufera

Il paesaggio dell’Albufera è costellato di acquitrini e risaie. Questo muta nel colore e nell’aspetto con l’alternarsi delle stagioni e delle fasi delle coltivazioni agricole:

In estate ad esempio risplende di un verde acceso. In inverno diventa uno specchio naturale e riflette il cielo nell’acqua che ricopre le risaie. Mentre dopo la raccolta lascia emergere il colore della terra, scoperta fino al nuovo momento di semina.

Il Parco Naturale dell’Albufera presenta anche habitat naturali unici con ecosistemi autoctoni di gran fascino. Ad esempio, nella zona della Dehesa del Saler, è possibile camminare tra dune naturali e fitti boschi di aghifogle, in particolare di pini.

Al contempo, per ammirare le bellezze paesaggistiche locali, non vi è modo migliore che lanciarsi nella sua vegetazione lussureggiante. E rilassarsi sulla candida sabbia di spiagge solitarie. Ma in particolare, vivere appieno le playas de la Devesa, de El Saler e de la Garrofera.

Playa de la Devesa, Parco Naturale dell'Albufera
Playa de la Devesa, Parco Naturale dell’Albufera, València

Come raggiungere l’Albufera da València

Arrivare all’Albufera da València è semplice. I trasporti pubblici, EMT València, collegano il villaggio di El Palmar e il Parco Naturale con linee continue. Infatti, dal 2022 sono disponibili anche corse notturne che coprono le 24 ore.

I biglietti sono economici, con un euro e cinquanta si acquistano due corse: andata e ritorno. Anche se le ricariche sul carnet sono da dieci biglietti. Pertanto, con otto euro avrete a disposizione dieci viaggi.

Seppur la soluzione comoda è quella che piace di più, soprattutto se si hanno pochi giorni a disposizione. A noi l’Albufera València è piaciuto così tanto da farcelo visitare più volte e sempre in bici. E di fatto non credo ci siano modi migliori per esplorarlo in toto. Anche perchè il Parco è esteso e scoprirne i segreti diventa difficile se si va in autobus.

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Albufera in bici

Un’escursione in bici è la soluzione che vi consigliamo. in particolar modo perché è così vicino alla città da poter essere raggiunta in meno di un’ora. Tra l’altro, è da ricordare che il Parco Naturale dell’Albufera comprende un’area molto più vasta del lago principale. Tutto ciò che lo circonda è selvaggio, puro, reale.

Dal centro di València si segue la ciclabile che corre lungo i Jardins de Turia. Superata la famosa Ciutat de les Arts i les Ciències, si giunge all’Oceanografico, l’acquario più grande d’Europa. Dopodiché, la ciclabile vi condurrà, anche attraverso segnaletiche, prima verso Pinedo e poi nei meandri del parco naturale.

il tratto che più colpisce è quello che ha origine all’incirca all’altezza de la Playa de El Saler. Da questo punto in poi sembra di essere nel bel mezzo della natura. Lontani da qualsiasi civiltà. Quasi come se si fossero percorsi duecento chilometri per lasciarsi alle spalle València. Ma la realtà è che siamo a poco meno di dieci chilometri di distanza.

Tra El Saler, la Garrofera e la Devesa si vive un’aria di pace. La vegetazione, protetta e tutelata, ha la meglio e trova le sue vie per proliferare. Il silenzio invece è rotto solo da un’intermittenza di suoni che provengono dagli animali più disparati. Siano essi autoctoni o migratori. Ed è questo il bello dell’Albufera, la natura che domina a pochi passi da una città.

pista ciclabile nel Parco Naturale dell'Albufera, come arrivare ad Albufera da València

Fauna Albufera València

L’Albufera di València è dimora di 350 specie avifaunistiche diverse durante tutto l’anno. Alcuni uccelli sono autoctoni e vi trovano rifugio permanente. Mentre altri volatili acquatici vi trascorrono solo i mesi estivi o invernali, come i fenicotteri. Detto questo, è impossibile elencare tutti gli uccelli presenti nella zona. Tuttavia, è possibile fare un elenco di quelli più importanti e particolari:

  • Ibis nero
  • Aquila minore
  • Falco di palude
  • Airone cenerino, rosso e reale
  • Cormorano
  • Fenicottero rosa
  • Fratino eurasiatico
  • Sterna comune
  • Cavaliere d’Italia
  • Tuffetto
  • Avocetta
  • Spatola bianca
  • Folaga
  • Charadrius dubius
  • Corvo notturno o Nitticora
  • Pollo sultano comune

Ma la fauna del Parco Naturale dell’Albufera è vasta e rappresenta una parte considerevole del patrimonio naturale della Comunitat Valenciana in Spagna.

fenicotteri albufera

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Albufera València: dove vedere il tramonto

Una delle peculiarità dell’Albufera è il tramonto. Dato che dal mare non si può ammirare, il lago diventa un posto strategico per poter assistere a una delle principali meraviglie quotidiane. Di sicuro, uno dei punti favoriti è il mirador de Pujol, a pochi passi dalla fermata dell’autobus.

Immaginate di essere su un pontile di un lago. Leggere increspature risplendono al chiarore della luce. Una tonalità, prima di un arancio accesso, poi di un rosso scarlatto, conquista la scena. All’orizzonte un gruppo di aironi sorvola una piccola isoletta. Mentre il sole cala, fino a quasi diventare un tutt’uno con lo specchio d’acqua.

La luce si fa più soffusa. Uno stormo di anatre saluta il giorno. E in un batter d’occhio si è catturati da un silenzio irreale. Un velo di luce rossa ora segna l’ultimo istante. Ormai tutto tace. Un altro miracolo ha donato luce ancora una volta all’Albufera di València. Uno spettacolo che si ripete ogni giorno.

tramonto albufera di valencia

Vivi la magia del Parco Naturale dell’Albufera anche tu. Ma prima di partire, non dimenticare di seguirci e viaggiare con noi sulle Alpi italiane, sulla Great Ocean Road in Australia e nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Great Ocean Road in Australia, itinerario on the road in Victoria

La Great Ocean road è un itinerario su strada che attraversa alcuni dei tratti naturalistici più rari d’Australia. A pochi passi dalla città di Melbourne, la lunga lingua d’asfalto accompagna tra le insenature e i promontori a strapiombo sul mare, addentrandosi tra veri capolavori naturali. Noti sono i Twelve Apostles, meglio conosciuti in Italia come i 12 Apostoli, ma anche il London Bridge, la Gola Loch Ard, il Great otway National Park e le decine di cittadine marinare disseminate sul tratto di costa del Victoria. Un imperdibile meta degna di un vero viaggio on the road.

Le nostre tappe sulla Great Ocean road

  • Port Campbell National Park
  • London Bridge
  • Gola Loch Ard
  • Twelve Apostles
  • Great Otway National Park
  • Philip Island (extra)
Port Campbell National Park in Victoria, Australia

Great Ocean road

Con un estensione di ben 243 chilometri, la grande via oceanica in Victoria è patrimonio nazionale australiano. Giungendo da Adelaide, il famigerato tratto di costa ha origine dal villaggio di Allansford. Da premettere che la costa del Victoria, così come del resto del South e Western Australia, offre vedute e scenari di una bellezza sconvolgente ovunque. Così come accaduto durante il nostro viaggio on the road nel selvaggio outback australiano in cui abbiamo incontrato scogliere a strapiombo, gole scolpite dalla natura e spiagge candide bagnate da acque cristalline. Quelle del grande Oceano del Sud.

Una scelta che non si rimpiange mai è un viaggio da Melbourne ad Adelaide. In tanti optano per questa soluzione così come lo è stato per noi, anche se al contrario, dato che giungevamo dal Western Australia. In questo modo, abbiamo avuto l’occasione non solo di apprezzare la Great Ocean road, ma di visitare chilometri di costa lussureggianti e selvaggi. Meno turistici e per questo ancora meglio conservati. Immersi in un silenzio che sembra voler parlare.

Le tappe dell’itinerario del Victoria tuttavia sono decine ed è sempre alquanto difficile scegliere quello più giusto. In questo caso, la nostra scelta è ricaduta sulle meraviglie naturalistiche, evitando ogni centro abitato e godendoci solo il piacere del creato. O meglio, assistendo agli spettacoli di madre natura, che in Australia sembrano essere di una luce diversa. Un bagliore divino.

Ciò che desideravamo era assistere a silenziose notti stellate, ammirare scogliere remote, passeggiare su spiagge desolate e osservare la fauna locale. E non vi è posto migliore di questo per farlo! Rilassatevi quindi e lasciatevi trasportare tra le suggestive mete del Victoria.

Quanti giorni sulla Great Ocean road?

Provenendo da un lungo viaggio on the road e con una destinazione ancora lontana dall’essere vicina, abbiamo optato per tre giorni. Ma di norma in tanti scelgono di restare per più giorni, tra i 4 e i 7. La scelta dipende per lo più dal tipo di attività che si vuole svolgere una volta in strada. E di possibilità questo tratto di costa ne offre in gran quantità:

  • Fare escursioni
  • Visitare i borghi
  • Passeggiare su spiagge desolate
  • Avvistare i pinguini
  • Nuotare con gli ornitorinco
  • Ammirare le maestose scogliere
  • Inoltrarsi tra le foreste dei Parchi Nazionali

E queste sono solo alcune delle decine di soluzioni a disposizione tra cui poter scegliere.

Cosa vedere sulla Great Ocean Road

Il lungo serpente che collega Allansford con Torquey consente di guidare per centinaia di chilometri tra verdi promontori, lande selvagge e antiche foreste australiane. Spesso in prossimità di grotte e conformazioni rocciose scolpite in ere geologiche.

L’Australia con la Great Ocean road regala un angolo di paradiso in cui poter vivere un’esperienza del tutto nuova e inusuale. Infatti, qui il clima è piuttosto rigido in inverno e non solo vi sono colonie di pinguini, ma il paesaggio sembra appartenere più a zone della Scozia che alla terra dei canguri. Ma ora è giunto il momento di conoscere quali sono le mete on the road che abbiamo raggiunto in questo viaggio.

Twelve Apostles

Inutile dire che i 12 Apostoli sono stati una delle ragioni principali per cui abbiamo scelto di percorrere la Great Ocean road. Ed è facile capirne il perché. Enormi colossi di roccia emergono dall’oceano. Ad un primo sguardo, a risaltare all’occhio attento sono gli strati sedimentari. Questi ne definiscono l’età geologica. Ma i mastodontici pinnacoli non sono solo questo. I faraglioni, anche se svettano solitari, in passato erano connessi alle scogliere calcaree dei vicini promontori. L’erosione ha con il tempo isolato questi giganti a cui oggi è stato affidato il nome di Twelve Apostles.

Questi pilastri calcarei stupiscono non solo per la loro prominenza, ma anche per il contrasto che creano con le spiagge sottostanti, con l’oceano e con gli archi e i pendii delle remote conformazioni rocciose sulla costa. Uno scenario ammaliante, così vasto da sembrare senza confini. Una destinazione che l’Australia tutela e salvaguarda con dedizione. Una località il cui passato riecheggia fino ai giorni d’oggi.

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London Bridge

A pochi chilometri, circa 15 minuti in auto, dai 12 Apostoli, sorge un altro figlio dell’estrema erosione: il London Bridge. L’enorme arco di natura calcarea oggi emerge completamente circondato dalle acque del temibile Oceano del Sud. Ma come avvenuto per molte di queste conformazioni, un tempo era parte anch’esso della scogliera. Il nome come si può immaginare proviene dall’omonimo Tower Bridge di Londra, probabilmente per la sua possenza e la sua altezza vertiginosa che gli consente di primeggiare sul mare.

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Gola Loch Ard

Sito in Port Campbell National Park, la Gola Loch Ard è nel tragitto che dal London Bridge porta ai 12 Apostoli. La sua caratteristica principale è l’erosione. La gola, trasformata dall’acqua e dal vento, mostra pareti rocciose dolci, arrotondate, quasi come un velo in balìa di una brezza al mattino. Le forme, di una realtà quasi marziana, consentono di tornare indietro nel tempo. Quando l’uomo era ancora ai suoi albori e a dominare era la natura, incontrastata.

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Thunder cave nel Lord Ard Gorge

Camminando dal Lord Arch Gorge si raggiunge la Thunder cave; con origini ben oltre i 20 milioni di anni, è di sicuro uno dei capolavori di Madre Natura più straordinari da poter scovare sulla Great Ocean road. In Italiano è nota come la cava del Tuono. Questo perchè il frastuono dell’infrangersi delle onde insieme al vento danno vita ad un fracasso di cui è facile accorgersi. Le rocce calcaree che costituiscono il perimetro circostante splendono in cima di un verde lussureggiante. Mentre gli strapiombi risplendono di un chiarore raro, che incanta e sconvolge per la sua immensa bellezza.

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Great Otway National Park

Nei pressi di Apollo Bay non si può non guidare nel boscoso Great Otway National Park. Al suo interno si attraversano foreste e cascate. Inoltre, per chi vuole svolgere attività outdoor, grazie ai numerosi campeggi, è facile cercare sistemazione per organizzare passeggiate, escursioni e snorkeling. Noi abbiamo approfittato della vasta scelta per fermarci una notte e dormire nella nostra tenda Coleman.

Mappa Great Ocean road

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Philip Island: il gioiello del Victoria

Una volta a Melbourne, finita la Great Ocean road, non resta altro da fare che impostare il navigatore verso un’ultima località: Philip Island. Seppur ben al di fuori del tragitto, vale davvero la pena una visita. Ciò che sconvolge in maggior modo è la presenza di colline di un verde smeraldo. Ma anche il brulicare di wallaby, canguri di piccola taglia, che scorazzano a destra e manca indisturbati e letteralmente ovunque.

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L’isola, collegata con una strada sul mare, presenta le caratteristiche tipiche di una località nordica, piovosa e quindi con una vegetazione abbondante. Al contempo, qui a fare la differenza sono le scogliere, nere come il carbone. Il contrasto tra rocce e flora genera uno spettacolo mozzafiato. E viaggiando in auto sui suoi docili pendii, sembra quasi di solcare i mari del Nord, in cerca di una terra lontana, antica. Al confine di ogni realtà. Lì dove il sole tramonta, in cerca di un nuovo giorno.

Xàtiva da València: escursione al Castello dei Borgia

Alla scoperta del borgo medievale di Xàtiva, con un’escursione al castello per apprezzare ampie vedute a 360° e vivere la storia di Spagna

Visitare la Comunitat Valènciana è come sperimentare un viaggio nel tempo. Ti trasporta indietro nei secoli per esplorare quelli che in passato furono teatri di scontri, intrighi, battaglie e imprese epiche. La Spagna infatti brulica di borghi e città storiche con un patrimonio culturale da invidia. Una di queste località è adagiata tra le dolci colline della regione di València: Xàtiva. Qui è possibile intraprendere un’escursione sul castello di Xàtiva da València che conduce tra le rovine e i forti dei Papa Borgia. Il tutto senza ricorrere all’uso di un’auto.

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Come arrivare a Xàtiva da València

La rete ferroviaria in Spagna è ben collegata e fornisce corse quotidiane per qualunque città si voglia visitare. Nei tratti brevi, i costi sono contenuti e vale la pena approfittarne. Di fatto, per arrivare a Xàtiva da València basta acquistare un biglietto del treno direttamente dalla Estaciò del Nord, stazione di partenza, o dal sito ufficiale delle ferrovie di Spagna, ossia la Renfe.

Dalla Stazione Centrale di València quindi si può viaggiare su un treno di Media Distancia, MD, al costo di 5 euro, andata e ritorno. In media sono circa 40 i minuti per arrivare a Xàtiva.

La storia del borgo dei Borgia

Il borgo di Játiva ha una storia antica che risale al paleolitico. Come rivelano anche le recenti scoperte archeologiche con i resti di Neanderthal ritrovati, la Cova Negra, appena fuori dal centro, che lo hanno reso un sito di interesse storico-culturale definito nel 2006: Paraje Natural Minicipal.

Durante l’epoca romana, il borgo diventò colonia dell’impero e con il nome di Saetabis Augusta, svolse un ruolo di rilievo sulla Via Augusta che collegava Roma a Cartagena e a Cádiz. Nel Medioevo fu distretto amministrativo, sede vescovale e ospitò la prima fabbrica di carta in Europa.

Ma ciò per cui è più nota la città è la presenza della nobile famiglia pontificia dei Borgia. In particolare, questo fu il borgo natale di due Papa Borgia, ossia Callisto III e Alessandro VI.

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Il Castello di Xàtiva

La fortezza sorge su un’altura che sin dal periodo romano fu strategica per la protezione e la sopravvivenza della città. La peculiarità del Castello di Xàtiva risiede nella sua struttura. Infatti, si estende in lunghezza e presenta due forti alle due estremità:

  • Castillo Menor, alla sinistra;
  • Castillo Mayor, alla destra;

Lo stile architettonico è caratteristico del periodo Gotico Valenciano e ancora oggi stupisce per i suoi tratti unici. All’interno delle sue mura si possono ammirare i giardini, le palme, la cisterna dell’acqua, le stanze in rovina e le antiche sezioni del castello divise da torri imponenti. Inoltre, si può apprezzare un panorama dall’alto su tutta l’area di Játiva.

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Escursione per il Castillo de Játiva

Giunti nell’antico borgo in provincia di València, è possibile esplorare ogni suo angolo e lanciarsi anche all’avventura con il giro delle fonti. Infatti, la cittadina in Comunitat Valenciana presenta decine di antiche fontane disseminate sull’intero perimetro. Ma ciò può essere posposto anche per più tardi. Prima si può intraprendere l’escursione per i due castelli di Xàtiva.

Dalla stazione si attraversa la strada e si comincia a salire. Játiva è costruita su dei pendii e pertanto, bisogna percorrere qualche chilometro in lieve salita. Le fortezze si intravedono già quando si percorrono le viuzze tra le case e gli antichi edifici del paese. Oltre alla facilità orientativa, si è anche aiutati da insegne precise e frequenti. Si attraversa l’intero borgo e si imbocca un sentiero tra i tornanti che conducono in cima.

Questo è il tratto più naturalistico dell’escursione al Castello di Xàtiva. Infatti, si viene sommersi dalla vegetazione per poi finire, tra grotte e alberi, nei pressi di una cava naturale. Il sentiero nella natura consente di perdersi per pochi istanti nel silenzio, interrotto solo dal cinguettio degli uccelli e dai propri passi. Infine, si raggiunge il Castello: Sito di Interesse Culturale e Patrimonio Storico di Spagna.

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La doppia fortezza

Le mura del castello di Xàtiva consentono l’accesso solo dalla strada principale. In circa 50 minuti si raggiunge l’entrata ed è qui che si inizia ad esplorare la prima fortezza. Nell’ala destra delle mura sorge il Castillo Mayor, il più grande e che necessità di più tempo per la visita.

In questa parte è possibile ammirare le mura e le torri maggiormente conservate. In particolare, nonostante le sue radici romano-iberiche, ad oggi si possono apprezzare prevalentemente le costruzioni di origine gotica e islamica.

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Nell’area più ampia si elevano le torri di vedetta più nuove e le antiche stanze residenza di nobili e cavalieri. Appena si comincia a salire, in cima ad una lunga scalinata, domina una fontana scortata da due cannoni. Un cortile costellato di palme e una fonte con uno stile arabeggiante affaccia sul borgo medievale.

Il panorama è sempre più suggestivo. Xàtiva infine vuole mostrare il meglio di sé. Uno scenario lussureggiante circonda lo strategico punto elevato. E non bisogna far altro che osservare, con una quiete fuori dal comune, un paesaggio immemore.

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Xàtiva è un angolo di Spagna ricco di storia, cultura, architettura e natura. Per vivere un’esperienza da sogno è proprio questo il luogo giusto da visitare.

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Viaggio on the road Italia: Alpi in 2 settimane

Dal Monte Bianco al Cervino e dal Tonale al Carso, un viaggio on the road in Italia tra le maestose Alpi e cime della Penisola. 2.000 chilometri in van e decine di sentieri e trekking in alta quota. Ecco 12 mete da non perdere

Gli amanti della montagna e delle nostre belle Alpi sono sempre alla ricerca di mete selvagge ricche di fascino. Destinazioni immerse nella natura, nel silenzio più assoluto. Lì dove si può tornare alle origini e perdersi senza l’aiuto di una mappa o di una guida. Uno spazio immemore in cui poter saggiare di nuovo quell’antico spirito wild nascosto dentro ognuno di noi. Il nostro viaggio on the road Italia è proprio questo, un’esplorare terre vergini e incontaminate, ricercando la bellezza celata dietro i capolavori di madre natura.

Viaggio on the road Italia: rotta tra le Alpi

L’Italia vanta una catena montuosa tra le più belle d’Europa e le sue cime sono invidiate in tutto il mondo. Vivere le Alpi è un’esperienza unica che cambia per sempre la percezione che si ha del viaggio e della natura. Noi abbiamo voluto scoprirle in lungo e in largo, scalando montagne, battendo sentieri a valle e percorrendo i lunghi tornanti ad alta quota.

Tutto ciò in due settimane, partendo da Venezia, in Veneto, e giungendo prima al cospetto del Monte Bianco, a Courmayeur, per poi iniziare il vero e proprio viaggio on the road in Italia. Attraverso le Alpi del Parco Nazionale Gran Paradiso, il Cervino, il Lago di Como, le Alpi Orobie, il Passo del Tonale e il Ghiacciaio Presena, il Trentino e Siusi allo Sciliar, per sconfinare in Slovenia con i sentieri nel Carso.

Viaggio on the road Italia: le tappe

Val Veny e Val Ferret, al cospetto del Monte Bianco

La prima tappa del viaggio on the road in Italia ha inizio sui pendii del Monte Bianco. In particolare, tra la Val Veny e la Val Ferret, le selvagge vallate che circondano il grande massiccio italico. I ghiacciai perenni e lo stato di permafrost, di una tonalità azzurra accessa, trasportano la mente in aree remote e inesplorate.

Uno scenario alpino unico concede viste mozzafiato e trekking tra i più affascinanti della Penisola. Attenzione ai sentieri di montagna in quest’area, data la presenza di neve e ghiaccio anche tutto l’anno, sono consigliati solo a persone abituate alla montagna e con la giusta attrezzatura. Poter ammirare con i propri occhi la Regina delle Alpi è un sogno che si avvera, un’esperienza tutta da vivere.

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Parco Nazionale Gran Paradiso

Il Parco Nazionale del Gran Paradiso è una delle meraviglie naturalistiche d’Italia. Contornato da rigagnoli, sorgenti, cascate, valli sconfinate e pendii verdeggianti, il Parco vanta paesaggi incontaminati dove natura e selvaggio ancora dominano incontrastati.

Non esiste miglior modo per vivere la montagna in Italia ed è raro incontrare zone così lontane dal turismo e dall’uomo. Immergersi nella pace del Gran Paradiso accende una luce dentro, regalando qualcosa di inestimabile: giorni di silenzio in un angolo di paradiso.

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Valsavarenche, verso il Rifugio Federico Chabod

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Il Sentiero per il Lago di Loïe da Lillaz, Val di Cogne

Nella lussureggiante Val di Cogne sorge un piccolo borgo montano: Lillaz. Qui è presente un’escursione di circa 4 ore che giunge sul lago di Loïe, toccando i 2.346 m s.l.m. Il percorso ad anello parte da valle. Il trekking costeggia le cascate di Lillaz e per un sentiero alquanto ripido conduce su una conca nei pressi del bacino idrico color turchese. l’Anello di Bardoney è un’escursione con circa 700 metri di dislivello positivo, ma che regala vedute da sogno.

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Continua a leggere: Lillaz, il lago di Loïe nel Gran Paradiso

Val di Rhêmes, Lago di Pellaud

Circondata dalla Valgrisenche ad Ovest e dalla Valsavarenche ad Est, La Val di Rhêmes è adagiata nel versante occidentale delle Alpi Graie e della catena montuosa di Rhêmes-Notre-Dame. Questa separa l’omonima valle dall’alta Valgrisenche. Nella vallata sorge il lago di Pellaud, un lago color smeraldo immerso in uno scenario lussureggiante. Un’oasi di pace dove approfittare della quiete che si respira.

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Valsavaranche, il Sentiero del Lupo e il Rifugio Federico Chabod

La Valsavarenche è il cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso. La valle è il collegamento principale per alcuni dei sentieri più panoramici del Parco. Da qui si possono raggiungere le vette più elevate delle Alpi Graie, attraverso i massicci montuosi e i rifugi situati a quote superiori ai 2.600 m s.l.m. come l’escursione al Rifugio Federico Chabod, 2.710 metri s.l.m. Ma per chi non è avvezzo alle escursioni ad alta quota, è possibile anche esplorare la valle con sentieri didattici naturalistici come il Sentiero del Lupo.

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Lago Blu in Valtournenche, Cervino

A malincuore bisogna lasciar andare il Parco Nazionale Gran Paradiso per raggiungere un’altra meta straordinaria, ossia Cervinia. In particolare, per avvicinarci ad uno dei massicci più affascinanti del pianeta: il Cervino. La sua forma affusolata lo ha reso celebre in tutta Europa. Soprattutto il suo riflesso, immortalato in uno specchio d’acqua cristallino, nel lago Blu.

Il paesaggio è incantevole e senza dubbio comodo da raggiungere. Anche per questa ragione, la zona è piuttosto turistica e la magia del silenzio svanisce per un istante, sovrastata dopotutto dal maestoso corno italo-svizzero.

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Continua a leggere: Lago Blu, il riflesso del Monte Cervino – Valtournenche

Rifugio Antonio Curò, Alpi Bergamasche

Dopo una lunga permanenza in Val d’Aosta, giunge l’ora di passare avanti. Questa volta in Lombardia e più nello specifico sulle Alpi Orobie, tra le vette bergamasche. In questa esperienza sulle cime lombarde si ha la sensazione di essere su un cammino, quasi un pellegrinaggio, dove zigzagando in alta quota si raggiunge il Rifugio Antonio Curò, 1.915 metri s.l.m.

L’edificio sorge nei pressi del lago Bardellino, uno specchio d’acqua color turchese circondato da picchi rocciosi che svettano nel cielo. Dal rifugio si possono raggiungere diverse cime tra cui Pizzo Recastello, 2.886 metri s.l.m.

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Continua a leggere: Escursione rifugio Antonio Curò – Trekking Alpi Bergamasche

Passo del Tonale: il Ghiacciaio Presena e il Sentiero della Pace

Prima di lasciare la Lombardia, sul Passo del Tonale si presenta l’occasione di raggiungere un ghiacciaio, a ben 3.000 metri s.l.m. Nel Parco Naturale Adamello-Brenta sorge infatti il Ghiacciaio Presena, sull’omonimo massiccio, ed è raggiungibile via cabinovia o affrontando il Sentiero della Pace. Un’esperienza da non perdere tra le Alpi lombarde.

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Continua a leggere: Alpi on the road: Ghiacciaio Presena, Passo del Tonale – Parco Naturale Adamello Brenta

Siusi allo Sciliar: il Giro di Laranza

Trentino, terra di valli incantate, cime maestose e delle Dolomiti UNESCO, ma anche sentieri curati, praterie alpine sconfinate e gastronomia di montagna da sogno. Una destinazione che non può mancare in qualsiasi itinerario sulle Alpi e soprattutto in un viaggio on the road in Italia.

La Val Gardena in particolare regala alcune delle sensazioni più incredibili per le sue meraviglie paesaggistiche e i suoi sentieri nella natura. Scoprire Siusi allo Sciliar e il Giro di Laranza è un’emozione tutta da vivere.

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Continua a leggere: Siusi allo Sciliar: giro di Laranza

Il Lago di Carezza e la leggenda della ninfa

Adagiato nella Val d’Elga, nella Provincia autonoma di Bolzano, il lago di Carezza è una perla tra le Dolomiti del Trentino. Il massiccio del Latemar si staglia verso il cielo azzurro e si riflette sulla superficie dello specchio d’acqua. Uno spettacolo pittoresco che sembra condurre in una nuova dimensione, quasi irreale. Il posto perfetto per incontrare mito e leggenda. E la ninfa che dimora nelle profondità delle acque.

lago di carezza in Val d'Ega, la leggenda della ninfa

Continua a leggere: La leggenda del lago di Carezza

Trekking in Val Rosandra, Sul Carso verso la Slovenia

Le ultime tappe del viaggio on the road in Italia sono in Friuli. Infatti, dal Trentino, macinando centinaia di chilometri si giunge a Trieste. Più nello specifico, in Val Rosandra. Qui si esplorano i sentieri a strapiombo sul golfo di Trieste, ma anche le antiche vedette a confine tra Italia e Slovenia.

Si percorrono vie immerse nella natura e si cammina su sentieri remoti che un tempo erano l’unica via di collegamento tra i borghi Sloveni e quelli Triestini. Un incredibile viaggio nella storia, attraversando viuzze quasi dimenticate.

panorama vedetta di moccò val rosandra

Continua a leggere: Trekking Val Rosandra – sentiero dell’amicizia e CAI 1

Viaggio on the road Italia: la Via Napoleonica di Trieste

Infine, nell’ultimo giorno di viaggio on the road tra le Alpi, perchè non percorrere la passeggiata Napoleonica. Il sentiero soprelevato costeggia per circa 4 chilometri le pareti a strapiombo sul mare. Inoltre, una leggenda narra che fu questa la via aperta dall’esercito di Napoleone per arrivare in Italia.

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Continua a leggere: Via Napoleonica – Belvedere Trieste

Per concludere, una visita al Castello di Miramare è l’opzione migliore per riposarsi e osservare l’orizzonte. Mentre i cormorani si asciugano al sole. E la mente è ormai libera, libera di viaggiare. Proprio come noi in questo viaggio on the road Italia.

Monte Pana Val Gardena: Troi Unika e Sun Pana

Escursioni al Monte Pana – Due facili passeggiate tra le Dolomiti in Val Gardena a Santa Cristina Gherdëina:

  • Il Sun Pana
  • Il Troi Unika

Trekking in Val Gardena: Monte Pana

Adagiato tra Santa Cristina di Val Gardena e l’Alpe di Siusi, il Monte Pana è un altopiano che sorge tra i 1.600 e 1.800 m s.l.m.

Con una vista privilegiata sul Sasso Lungo, Sasso Piatto e Gruppo Sella, questo monte sito in Santa Cristina Gherdëina concede ampi scenari incontaminati con balconi mozzafiato su alcune delle Alpi dolomitiche più belle d’Italia.

Ecco le due facili passeggiate sul Monte Pana in Val Gardena, nei pressi degli impianti di risalita e delle piste da sci: il Sun Pana e il Troi Unika.

Monte Pana Dolomites Hotel: Sun Pana

Il primo dei due sentieri sul Monte Pana è il Sun Pana. Questo facile percorso ad anello ha origine nelle immediate vicinanze del Monte Pana Dolomites Hotel.

La tranquilla passeggiata offre una veduta affascinante sul Parco Naturale Puez-Odle, patrimonio mondiale Dolomiti UNESCO.

l’assolato altopiano è meta ideale per una passeggiata invernale tra i dolci prati innevati.

Con una lunghezza di circa 2 chilometri e un totale di 30 minuti di percorrenza, il Sun Pana è un’escursione adatta a tutti e con un dislivello positivo inferiore ai 100 metri.

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Il sentiero è tranquillo e immerso in una quiete straordinaria soprattutto in inverno, prima dell’alta stagione. Qui ha inizio anche un sentiero per Escursionisti Esperti, EE, che conduce al Passo Sella Ronda.

Il Sun Pana non si incontra mai con l’inizio dei sentieri escursionistici più complessi e se non si vuole incappare nel nostro stesso errore, è meglio ricordarsi di imboccare questo sentiero passando per l’area di ricreazione per bambini alle spalle dell’Hotel.

Sentiero Troi Unika Monte Pana Val Gardena

Un’altra meravigliosa passeggiata sul Monte Pana Val Gardena è il Troi Unika. Il sentiero Troi Unika consente di esplorare le praterie innevate dell’altopiano seguendo un percorso tematico costellato di sculture in legno.

Ad ogni tappa è possibile ammirare opere realizzate da artisti locali con citazioni e massime di grandi personaggi della storia.

Il percorso nel tratto iniziale è costeggiato da piste da sci blu, in genere frequentate da bambini e ragazzi alle prime armi. D’altronde, la Scuola sci Santa Cristina consente di iniziare a sciare già dal primo giorno in maniera sicura e veloce.

L’origine del sentiero infatti è in corrispondenza delle suddette piste da sci, nei pressi dell’impianto di risalita del Monte Pana.

Nell’ultima metà del sentiero invece il Troi Unika si immerge nella fulgida vegetazione del Monte Pana Val Gardena. Qui l’atmosfera si acquieta e solo il fruscio dei passi nella neve unito al cinguettio degli uccelli rompe il velo del silenzio.

Il quadro più emozionante si crea dalla magia di due mani che incontrandosi racchiudono e immortalano come su una tela il paesaggio paradisiaco delle Dolomiti della Val Gardena a Santa Cristina Gherdëina.

Come arrivare al Monte Pana

Le due bellissime passeggiate hanno origine a poche decine di metri di distanza l’una dall’altra. Ognuna delle quali può avere inizio anche direttamente dal centro di Santa Cristina Gherdëina. Le soluzioni per raggiungere il Monte Pana sono:

  • Seggiovia dal centro di S. Cristina,
  • Parcheggio gratuito, stazione a valle S. Cristina, e a piedi 40 minuti fino all’altopiano,
  • In auto fino al Monte Pana: parcheggio gratuito nei pressi del Monte Pana Dolomites Hotel, a pagamento gli altri due.

In questa meraviglia nel cuore della Val Gardena è facile perdersi in un gioco costante di emozioni e paesaggi. Passeggiare nel silenzio della natura, ammirare le maestose Alpi Dolomitiche dell’Alto Adige, lanciarsi all’avventura e sciare tra le montagne più affascinanti d’Europa è un’esperienza unica che solo provandola si può comprendere appieno.

Vivi anche tu la natura e solca i confini del selvaggio insieme a noi.

Escursione al rifugio Firenze da Sëlva – Santa Cristina Gherdëina

Trekking in Val Gardena nel Parco Naturale Puez-Odle. Ecco una panoramica escursione al rifugio Firenze da Sëlva a Santa Cristina Gherdëina tra le Alpi dolomitiche dell’Alto Adige.

Autore: Raianaraya Nature Experience

La Val Gardena è un’oasi naturalistica intricata di sentieri che tra le Alpi dolomitiche del Parco Naturale Puez-Odle, Il Gruppo Sella-Ronda, il Sassolungo e lo Sciliar concede panorami tra i più affascinanti dell’Alto Adige. In particolare, l’escursione al Rifugio Firenze da Sëlva è un’esperienza tutta da vivere che consente di esplorare le pendici del monte Stevia, 2555 m s.l.m. e le malghe immerse nelle assolate praterie alpine.

Questo è un trekking facile da poter affrontare tutto anche se in inverno può presentare tratti piuttosto ostici. Ciò accade per lo scioglimento della neve che contribuisce alla formazione di strati di ghiaccio che possono diventare pericolosi. Nelle stagioni fredde infatti è meglio accertarsi prima delle condizioni del sentiero e poi intraprendere l’escursione, sempre muniti di ramponcini, così da evitare imprevisti spiacevoli.

Sëlva di Val Gardena, Daunei e l’inizio del sentiero

Districati tra le Dolomiti del Puez-Odle, i sentieri per raggiungere il Rifugio Firenze sono diversi tra Santa Cristina di Valfurva e Sëlva di Val Gardena. Ma il percorso in questione parte da Daunei, una frazione di Sëlva che può essere intrapreso sia dal parcheggio di Daunei sia direttamente dal centro del paese altoatesino. Infatti, per chi avesse voglia di vivere una giornata senza auto, potrebbe semplicemente usufruire dei bus di linea e iniziare l’escursione al Rifugio Firenze da qui.

Itinerario escursione al Rifugio Firenze da Sëlva di Val Gardena:

  • Sëlva di Val Gardena,
  • Daunei – parcheggio gratuito,
  • Rifugio Juac, 1905 m s.l.m., Alpe di JuacSentiero n. 3,
  • Prima sentiero n. 3 poi sentiero n.1 per il Rifugio Firenze, 2037 m s.l.m.,
  • Col Raiser – Cabinovia per Santa Cristina,
  • Santa Cristina Gherdëina,
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Questa è una tra le vie panoramiche più belle nelle Dolomiti del Puez e delle Odle in Val Gardena.

Rifugio Juac, Sentiero n. 3

Daunei è raggiungibile da Sëlva in circa trenta minuti a piedi, mentre, in circa cinque minuti in auto. Dal parcheggio di Daunei lo scenario è già selvaggio. Qui, a pochi passi dalla piazzola, ha origine il sentiero segnato n. 3 che conduce al Rifugio Juac. Con appena 250 metri di dislivello, il percorso penetra tra le verdi sponde e il bosco di conifere. Il primo tratto è il più duro e in particolare con la neve presenta ostacoli come il ghiaccio, che talvolta, in assenza di ramponcini, rendono alquanto difficile la salita.

Nel primo tratto del sentiero, nei pressi del parcheggio, sorge un laghetto. Oltrepassato il bacino, il sentiero conduce prima ad una scultura lignea che rappresenta una motosega. In seguito, il percorso guida tra sculture in legno raffiguranti animali dove grazie alla presenza di pannelli didattici è possibile ottenere informazioni sulla vita locale e sugli animali che dimorano in questo habitat alpino.

La salita alterna tratti estremamente ripidi ad altri con un lieve pendio. E ad ogni passo il paesaggio lascia sempre più spazio alle emozioni. Lo Stevia torreggia incontrastato e mostra orgoglioso le aspre rocce di dolomie. Tutto intorno invece le Alpi regalano uno spettacolo che solo madre natura è in grado di mettere in atto. Il silenzio è padrone e solo il cinguettio degli uccelli accompagnato dal fruscio dei passi nella neve interrompe questa quiete mistica. L’escursione al Rifugio Firenze è ancora lunga, ma il rifugio Juac è ormai alle porte.

In circa trenta minuti ecco iniziare a sopraggiungere la sagoma del rifugio. Coprire questi ultimi metri è un’esperienza dal fascino unico. Il massiccio dello Stevia domina sulla scena e le ampie praterie del tutto innevate sembrano trasportare la mente in una nuova dimensione, un luogo lontano, ma pur sempre familiare. Il manto candido ricopre ogni spazio e proprio dalla neve ecco emergere il rifugio Juac, 1905 metri s.l.m., un ospitale e grazioso casolare situato sulle pendici dell’Alpe Juac.

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Veduta dal rifugio Juac sul Sassolungo e il Sasso Piatto

Rifugio Firenze, Santa Cristina Gherdëina

Giunti al rifugio Juac, l’imponente monte Stevia apre il sipario ad un paesaggio mozzafiato dove a Nord svettano le pareti del Geisler, a Sud il magnifico Sassolungo abbraccia il Sasso Piatto e infine, il maestoso Sella-ronda conquista la scena. Con questo scenario idilliaco il passo procede agevole e con la mente libera e ammaliata. l’escursione al rifugio Firenze è ormai quasi al termine. Ed è infatti con circa trenta minuti di cammino che si sopraggiunge al suo cospetto.

Il Rifugio Firenze sorge a 2037 metri s.l.m. ed è uno dei primi rifugi ad essere stati eretti tra le Alpi in Val Gardena nel 1888. In origine appartenente al Club Alpino Austro-tedesco, al termine della prima guerra mondiale questo fu affidato al CAI di Firenze che lo rinominò con il suo nome attuale. Solo nel 2010 il rifugio fu affidato alla Provincia Autonoma di Bolzano.

Il rifugio è aperto solo nelle stagioni calde, pertanto, per gustare le pietanze tipiche locali e pernottare al suo interno bisogna affrontare questo trekking tra maggio e ottobre. Questo è il punto dell’escursione che tocca la quota più elevata, circa 400 metri di dislivello positivo dalla frazione di Daunei. Inoltre, il rifugio Firenze offre un balcone da sogno sulle Alpi del Parco Naturale Puez-Odle.

Monte Stevia, rifugio Firenze
Monte Stevia – Parco Naturale Puez-Odle

Sentiero CAI 4 – Col Raiser da rifugio Firenze

Una volta affrontata l’escursione al rifugio Firenze è possibile raggiungere Col Raiser e l’omonima cabinovia a monte. Il sentiero CAI 4 accompagna dolcemente prima verso la Malga Odles, una piccola baita in legno e in seguito a Col Raiser. Questo percorso è in piano ed è adatta a tutti, anche a bambini e passeggini. In poco meno di trenta minuti l’ampia prateria si palesa e la meta è conquistata.

Da Col Raiser è possibile seguire il sentiero n. 1 verso la stazione a valle della Cabinovia oppure scendere dal monte comodamente in ovovia. Questo consente di giungere a Santa Cristina Gherdëina e completare una sorta di anello delle Puez-Odle. Dalla stazione a monte il sentiero è ripido e scosceso, infatti bisogna prestare molta attenzione ed è consigliato praticarlo solo nelle stagioni calde. Inoltre, questo necessita di circa due ore, ma a seconda dell’allenamento può variare.

Da Col Raiser è perfino possibile affrontare uno dei trekking più suggestivi della Val Gardena che conduce tra pascoli erbosi e praterie sconfinate sul Seceda a quota 2518 metri s.l.m., un itinerario di estrema bellezza tra le Alpi più affascinanti delle Dolomiti. Ma questa è un’escursione più difficile da intraprendere in un secondo momento. Inoltre, per chi volesse visitare il monte Seceda, è anche possibile raggiungerlo con gli impianti di risalita da Ortisei.

Monte Seceda
Monte Seceda

Il Parco Naturale Puez-Odle è patrimonio World Heritage Site UNESCO ed è un paradiso nel cuore della Val Gardena. Scopri anche le meraviglie del Trentino e dell’Alto Adige con noi.
Raianaraya Nature Experience

Escursione sul Monte Pic – Alpe Sëurasas, Dolomiti Val Gardena

L’Alpe Sëurasas appartiene alle Dolomiti della Val Gardena, patrimonio dell’UNESCO. Con un’escursione sul Monte Pic è possibile ammirarle in tutto il loro splendore. Decine di malghe, il rifugio Sëurasas e balconi dall’alto completano un quadro con il Sassolungo, Sasso Piatto, Gruppo del Sella, Alpe di Siusi e Sciliar

Autore: Raianaraya Nature Experience

L’Alpe Sëurasas è una perla delle Dolomiti in Alto Adige. Adagiata in una posizione strategica, questa offre un panorama a 360° sulle vette dolomitiche della Val Gardena. Il Gruppo del Sella, il Sassolungo e il Sasso Piatto, il Catinaccio di Antermoia, i Denti di Terrarossa e lo Sciliar dell’Alpe di Siusi sono tutti ben visibili e regalano uno scenario mozzafiato. Ecco l’escursione sul Monte Pic e rifugio Sëurasas da Santa Cristina di Val Gardena, attraverso le malghe di Sëurasas nel cuore della valle tra Ortisei e Selva di Val Gardena.

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Santa Cristina di Val Gardena

Circondata da una cinta di Alpi dolomitiche, Santa Cristina di Val Gardena è un borgo pedemontano che sorge al cospetto del maestoso Gruppo del Sassolungo, Saslonch in ladino. Con appena 2000 abitanti, la località montana è tra le più affascinanti dell’Alto Adige e offre vedute dall’alto grazie ad una fitta rete sentieristica e a escursioni di ogni genere. In particolare, dal centro del paese nascono percorsi escursionistici e trail per mountain bike che consentono di vivere esperienze nella natura senza dover ricorrere ad auto o mezzi pubblici.

In inverno, in diverse fasce orarie del giorno è anche attivo il servizio skibus che permette di raggiungere la destinazione desiderata ancor prima e in piena comodità. Ad esempio, l’escursione sul Monte Pic e al rifugio Sëurasas può essere intrapresa in diversi punti della valle: da Col Raiser e dal Rifugio Firenze, da Ortisei e dal centro di Santa Cristina di Val Gardena.

Quest’ultimo è anche l’origine del nostro trekking, ma avendo la fortuna di pernottare in un residence a Plesdinaz, possiamo evitare lo strappo in salita con pendenze vertiginose che dal paese conduce prima nella già citata località e poi all’ingresso del sentiero vero e proprio. Ad ogni modo, dalla fermata Dosses, a Santa Cristina, parte lo skibus per Puzé che in circa cinque minuti porta ad un’altezza della strada Plesdinaz che facilita l’escursione.

Plesdinaz, l’inizio escursione sull’Alpe Sëurasas

Il segnavia con il n. 20 per l’Alpe Sëurasas e per l’omonimo rifugio è presente già da Plesdinaz, in prossimità della fermata autobus Skibus: La Crëusc. Qui la salita è in forte pendenza e conduce, sia su asfalto sia su brevi tratti in sterrato, nei pressi del Parcheggio Cristauta. Nel nostro caso, usciti dall’appartamento, saliamo a piedi e affrontiamo questa prima parte con pendenze sfiancanti. Per evitare tali salite iniziali, è possibile parcheggiare l’auto direttamente al Cristauta. Tutto dipende da quanta voglia si ha di camminare.

Procediamo tra i tornanti e a tratti lasciamo la strada per addentrarci nel bosco. Difatti, il sentiero n. 20 accompagna chiunque ne abbia voglia fino alla mulattiera senza adoperare l’auto. La natura è padrona e solo il silenzio e le poche malghe riempiono i pendii, innevati e immemori. Con una scarpata finale raggiungiamo il vero percorso, ossia il sentiero che dal rifugio Firenze conduce prima al rifugio Sëurasas e poi al monte Pic.

Giunti sul sentiero, iniziamo ad avanzare sulla neve e per un attimo anche in piano. Ne approfittiamo per riprendere fiato e scattare qualche prima foto del Sassolungo e dello Sciliar in lontananza. Sebbene una leggera foschia, il quadro è dipinto nei minimi dettagli. Ogni montagna, vetta o albero sembra essere in un equilibrio perfetto con l’ambiente. Procediamo avanti fino al primo bivio. A sinistra la via porta ad Ortisei, mentre davanti sale verso il rifugio Sëurasas. Ed è così che entusiasti varchiamo la soglia della prima salita verso la meta.

Rifugio Sëurasas, 2020 m s.l.m. Val Gardena

Il sentiero prima sale ripido e quasi si inerpica sulla montagna, ma in circa 20 minuti terminiamo il primo tratto che conduce ad un bivio:

  • A sinistra il sentiero n. 4 per Ortisei
  • A destra il sentiero n. 20escursione monte Pic e rifugio Sëurasas

Da questo punto il segnavia indica 1:10 ore per il rifugio Sëurasas e 1:50 ore per il monte Pic. Così, con un manto nevoso sempre più omogeneo, scaliamo i pendii, a volte più dolci, altre più aspri.

In circa un’ora raggiungiamo il rifugio Sëurasas. Nell’affrontare i tornanti, silenziosi e innevati, delineiamo un nuovo sentiero e lasciamo che le nostre orme si confondano con quelle di altri escursionisti, ma anche di camosci e di caprioli. Questo infatti è un habitat naturale prediletto per gli animali alpini. Poco prima del Sëurasas, una casupola in legno è del tutto ricoperta da dune di neve e risplende al tocco dei raggi del sole.

Dal Rifugio Sëurasas il sentiero continua verso la Kreuz (Crujeta), 2149 m s.l.m. e il monte Pic a 2363 m s.l.m. Inoltre, i più esperti e attrezzati possono pensare di raggiungere il Seceda, da cui l’ampio balcone su una candida val Gardena concede un paesaggio di straordinaria bellezza. Eppure, già da questa posizione il paesaggio concede una vista mozzafiato sui massicci dolomitici del Sella, Sassolungo e Sciliar. Il rifugio in inverno è chiuso, ma durante la stagione estiva è aperto e consente anche di pernottare.

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Escursione Monte Pic, Alpe Sëurasas

Giunti al Sëurasas, il sentiero n. 20 continua con una pendenza vertiginosa e per circa 20 minuti non lascia respiro. Più avanziamo e maggiore è la visuale sull’intera valle. L’escursione sul monte Pic è piacevole anche se faticosa. L’ascesa inoltre regala sempre emozioni ed è così anche questa volta. La destinazione è a circa 40 minuti di trekking dal rifugio Sëurasas. Dal privilegiato punto panoramico i villaggi sembrano scomparire e solo la natura pare dominare.

Sciliar e Alpe di Siusi dal Rifugio Seurasas e Alpe di Seurasas

La terrazza panoramica regala un’esperienza indimenticabile in una valle caratterizzata da creste sporgenti, guglie frastagliate e paesaggi onirici. Giungere in cima è un concentrato di emozioni che inizia dal momento in cui muovi il primo passo. L’escursione sul monte Pic nonché sull’Alpe Sëurasas non è da meno. Per tutto il tragitto siamo circondati da un’aura positiva e guardando lo scenario siamo ammaliati da un qualcosa di raro, un mondo lontano da noi. Sul sentiero il suono della quiete riecheggia e in piena armonia con la natura, dà origine alla sua melodia più celebre.

La natura e le Alpi selvagge si fondono in un unico reame tutto da vivere. La Val Gardena è solo una delle località da poter esplorare in lungo e in largo. Vieni a scoprire con noi anche la magia delle Dolomiti d’Ampezzo, le meraviglie del Parco Nazionale del Gran Paradiso e l’indiscusso re delle Alpi, al cospetto del Monte Bianco.
Raianaraya Nature Experience

Alpe di Siusi escursione da Ortisei – Dolomiti Val Gardena

Escursione da Ortisei sull’altopiano di Siusi tra l’incantevole Alpe di Siusi e le vette delle dolomiti della Val Gardena

Autore: Raianaraya Nature Experience

Nel cuore dell’Alto Adige sorge l’altopiano più esteso d’Europa, l’Alpe di Siusi. Il massiccio montuoso sito in Sud Tirol è un’icona della provincia autonoma di Bolzano che svetta nel comune di Castelrotto. La splendida sezione delle Dolomiti è provvista di una cabinovia sia da Siusi allo Sciliar sia da Ortisei in Val Gardena. Queste consentono di raggiungere l’altopiano di Siusi in pochi minuti e ammirare lo straordinario panorama che si cela dall’alto. Ecco un’escursione da Ortisei tra le Dolomiti della Val Gardena.

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Escursioni facili Alpe di Siusi da Ortisei

La Val Gardena, così come gran parte delle valli in Trentino, offre un labirinto di sentieri ed escursioni di ogni genere. Le vie invernali ed estive si intrecciano e conducono tra le rocce e le guglie dolomitiche. In particolare, esplorare l’altopiano di Siusi è alla portata di tutti e grazie a escursioni facili da Ortisei girovagare ad alta quota diventa un sogno possibile. D’altronde, sarebbe un peccato perdere la magia dell’Alpe di Siusi con i suoi scenari mozzafiato.

La scelta invernale è più esigua rispetto all’estiva, ma ciò permette comunque di passeggiare per chilometri sui pendii delle Dolomiti per ammirare l’altopiano di Siusi. I trekking partono sia da valle sia dalle stazioni d’arrivo della cabinovia. Certo è che in inverno i sentieri da Ortisei o Siusi allo Sciliar sono poco battuti e il ghiaccio può rendere difficile l’ascesa. Pertanto, è consigliabile intraprendere percorsi battuti o con attrezzatura adeguata.

Invece, per godere del paesaggio dall’Alpe di Siusi basta salire in cabinovia e cominciare l’esplorazione. Questa opzione è perfetta per vivere un’esperienza tra le dune di neve e per innamorarsi di una vista mozzafiato su:

  • Sasso Lungo, 3181 m s.l.m.
  • Sasso Piatto, 2964 m s.l.m.
  • Sciliar, Monte Petz, 2563 m s.l.m.
  • Punta Euringer, 2394 m s.l.m.
  • Fermeda nel gruppo delle Odle
  • Seceda, 2500 m s.l.m.

Di sicuro una delle vedute tra le più affascinanti nelle Dolomiti e in Val Gardena.

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Giro ad anello Alpe di Siusi – Escursione da Ortisei

L’itinerario escursionistico invernale in questione è un giro ad anello adagiato sull’altopiano di Siusi, anche noto come Mont Sëuc. L’escursione da Ortisei di Val Gardena ha inizio recandosi in prossimità della Telecabina Ortisei-Alpe di Siusi. Qui è disponibile il servizio Dolomiti Superski Skipass ed è anche possibile acquistare un biglietto solo andata o andata – ritorno per raggiungere l’Alpe di Siusi. E così in circa cinque minuti si raggiunge la stazione a monte nei pressi di un rifugio.

Il paesaggio dal primo istante cattura per la sua pazzesca veduta sulle Alpi dolomitiche. Ecco scorgere imponenti il massiccio del Sasso Lungo, la cresta dello Sciliar e il caratteristico pizzo Euringer. Dinnanzi all’impianto di risalita dolci pendii accompagnano la discesa degli sciatori. Alla sinistra un sentiero segnala il giro ad anello tra le candide lande dell’altopiano. Qui l’escursione procede tra conifere e una vista aperta su tutta l’Alpe di Siusi.

In alcuni momenti slittini di legno sfrecciano sul sentiero e procedono verso il rifugio sottostante. Anche se la neve è poca, il giro ad anello sull’Alpe di Siusi sembra regalare emozioni indescrivibili nell’immediato. Una corona di pinnacoli e una cintura di Dolomiti circondano l’altopiano, immenso e straordinario. Terminato questo primo tratto, per proseguire è necessario attraversare una pista da sci con una pendenza lieve che consente di avvicinarsi, lentamente, ai maestosi colossi rocciosi.

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Gruppo Sella, Sasso Lungo e Sciliar

Dopo una breve salita in forte pendenza, ecco raggiungere il balcone più affascinante. Passeggiare sul Mont Sëuc è una meraviglia. Lo scenario nevoso descrive pendii gentili che confluiscono in aspre pareti rocciose e incantevoli giganti di pietra. Sfumature di un grigio intenso dominano su un vasto scenario dalle tonalità bianche e fredde. L’inverno anche quest’anno ha dato vita ad un pittoresco dipinto naturale. Ed è qui, sulle docili pendici, che i sensi perdono l’orientamento per confondersi con l’immensità di quel paesaggio.

Come descrivere appieno un capolavoro di inestimabile bellezza? Qualsiasi parola potrebbe avvicinarsi alla realtà, ma in alcun modo potrebbe raccontare di quelle forme, dello spettro e delle tonalità in contrasto. Questa facile escursione da Ortisei sull’Alpe di Siusi è un viaggio inaspettato tra le incontrastate vette dolomitiche.

Ecco che gli occhi possono scorgere il Gruppo Sella, un massiccio sedimentario scosceso, aspro e magnifico. Al suo fianco, il Sasso Lungo, un gruppo montuoso che in ere passate fu una barriera corallina, forse tra le più grandi mai esistite. Ed è qui che la mente rallenta, quasi si ferma, per apprezzare il silenzio che cotanta maestosità sprigiona. Un velo cristallino sembra donare ancora più fascino ad uno spettacolo perpetuo di madre natura.

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La Malga Sanon – Trekking Alpe di Siusi

Nel vagare tra le distese delle Highlands di Siusi sembra che tutto taccia. Il candore inoltre genera una sensazione di calma che rilassa corpo e mente. Un’escursione sull’Alpe di Siusi non è solo passeggiare, ma è una profonda meditazione con il creato. Il giro ad anello di Siusi è semplice ed è battuto tra le vie invernali e le piste da sci da fondo. E nella sua semplicità conduce tra rifugi e malghe in un pianeta nuovo.

Infine, si raggiunge la malga Sanon, località ideale per approfittare di pietanze del posto e respirare un’aria di festa e al contempo di pace. Questa è una delle più belle escursioni facili sull’Alpe di Siusi in inverno. Il giro ad anello è di circa 4 chilometri e può essere percorso in tutta calma in circa un paio d’ore.

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