Escursione Sëlva di Val Gardena nelle Dolomiti della Vallunga

La Vallunga o Langental è una valle dell’Alto Adige sita in Val Gardena. Adagiata nel Parco Naturale Puez-Odle, questa vanta trekking e sentieri praticabili tutto l’anno. L’escursione da Sëlva di Val Gardena è facile e offre uno scenario mozzafiato tra le pareti dello Stevia e il gruppo del Cir. Ecco la via invernale da Sëlva.

Autore: Raianaraya Nature Experience

La Vallunga, anche nota come Langental in ladino, è una valle del Sud Tirolo in Alto Adige. Circondata dal monte Stevia e dal maestoso massiccio del Cir, la vallata costeggia le imponenti cime delle Dolomiti nel Parco Naturale Puez-Odle. Qui sentieri, trekking, trail e piste per sci da fondo sono ovunque e consentono di esplorare l’area in ogni momento dell’anno. Questa escursione da Sëlva di Val Gardena conduce tra candide sponde in un regno dominato da ghiaccio e da neve. Infatti è una via invernale magica che può superare qualsiasi aspettativa.

Tra le coste innevate delle Dolomiti Puez Odle, la Langental offre scenari incantati grazie ad una facile escursione. Sëlva di Val Gardena, anche nota come Wolkenstein, è il punto di partenza da cui hanno origine numerosi sentieri. Questo in particolare è il percorso segnato con il 14 che accede alla valle attraverso il parcheggio Vallunga, Sëlva di Val Gardena nei pressi della baita la Ciajota.

Tappe del sentiero:

  • Sëlva di Val Gardena
  • Parcheggio Vallunga
  • Baita la Ciajota
  • Chiesa di San Silvestro
  • Stambecco
  • Imbocco Pra da ri
  • Rifugio Puez (solo nei mesi estivi)

Ecco uno dei trekking in Val Gardena che regala sprazzi di paesaggi tra i più affascinanti del Sud Tirolo.

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Chiesa di San Silvestro

L’escursione da Sëlva di Val Gardena in inverno è un’esperienza sensoriale tutta da vivere. Poi, se nel mezzo di una bufera di neve, l’avventura acquista ancora maggior fascino. Ed è ciò che è accaduto a noi. Infatti, in un contesto mistico dove domina il silenzio, solo il fruscio del vento accompagnava il nostro passo e il placido scendere della neve. Dinanzi a noi il regno dei ghiacci, simile a un paesaggio polare, ma con l’eccezionale presenza delle Dolomiti, UNESCO World Heritage.

Intraprendere il sentiero 14 nella Vallunga è come sognare ad occhi aperti. Tutto tace e il bianco niveo sovrasta qualsiasi altra tonalità. Un passo alla volta ed è come se il Parco Naturale Puez-Odle cercasse di comunicarci qualcosa. Forse, chissà, in quel percorrere la valle vuol insegnare a lasciar andare e a diventare un tutt’uno con esso. Quasi come a confermare ciò, ecco spuntare la chiesa di San Silvestro. Adagiata tra la neve e lontana da qualsiasi distrazione, la sua posizione sembra ricordare come permane forte il richiamo verso la natura.

La chiesa di San Silvestro è un modesto edificio non più grande di una cappella. Al suo interno affreschi ricoprono le pareti con raffigurazioni sacre risalenti al XVIII secolo d.C. Ma ad oggi, sopravvivono solo delle parti che presentano sezioni ancora integre. Eretta in onore del Santo protettore del bestiame, questa chiesetta è il primo e ultimo contatto artificiale in questa escursione a Sëlva di Val Gardena nella Vallunga.

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Il monte Stevia, il Cir e il Lech de Ciampedel

I pendii scoscesi, le guglie frastagliate e le cime innevate dominano sulla Vallunga di Sëlva. Il sentiero 14 procede adagio tra le Dolomiti del Parco Naturale Puez Odle e crea uno tra gli scenari più affascinanti di tutta la Val Gardena. Il monte Stevia e il suo versante destro con il massiccio del Cir e i suoi picchi alieni coronano un dipinto naturale. Nel vagare nella Langental ogni barriera viene rimossa e tutto ritorna ai suoi primordi.

Qui uno stambecco, simbolo della valle, ricorda ai viandanti chi dimora incontrastato nella Vallunga di Sëlva di Val Gardena. Fiero e indomabile, l’animale può godere della sua libertà grazie ad una fitta rete di aree protette. D’altronde, quale luogo migliore delle Alpi dolomitiche?

Ecco infine che la neve impervia sempre più. Ma il meteo non sembra condizionare né noi né il sentiero che continua delineando delle S dolci nel manto nevoso. Più avanti, dopo circa un’ora di cammino, ecco scorgere l’inizio del Pra da ri. Qui sorge in alcuni periodi dell’anno un lago stagionale molto misterioso, il Lech de Ciampedel. Questo specchio d’acqua ha un che di esoterico poiché appare solo per poche settimane all’anno. La sua presenza è un vero enigma e pochi possono davvero affermare di averlo incontrarlo lungo il loro cammino.

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Vallunga a Sëlva di Val Gardena

Giunti nella zona dei pascoli, in inverno del tutto ricoperti di neve, le indicazioni conducono verso il bosco per raggiungere il Rifugio Puez sull’ omonima Alpe. Da questo punto in poi è pericoloso procedere in inverno. Questo perché ghiaccio e neve possono seriamente compromettere il sentiero. Inoltre, bisogna affrontare dei tratti in pendenza pericolosi e assolutamente sconsigliati. Per questa ragione, è preferibile continuare l’esplorazione nella Vallunga Langental, in pianura e su sentiero ben segnalato fino alla fine.

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L’avventura nella Vallunga di Sëlva, nella splendida Val Gardena, termina affrontando il percorso a ritroso. Al ritorno è per lo più in discesa ed è quindi più veloce e facile. Ripercorrere il sentiero sembra essere un’altra esperienza, nuova e differente.

Ma la realtà è un’altra, qui si narra che il paesaggio sia stregato e che ad ogni passo possa catturare la mente di chi lo ammira. Ed è forse per questo che arrivati di nuovo alla chiesa di San Silvestro e poi al parcheggio Vallunga, tutto sembrava essere mutato ancora. Infine, per concludere questa incredibile escursione nella neve non vi era maniera migliore che gustando un caldo ed energetico bombardino, un liquore a base di brandy tipico delle Alpi.

Questa è solo una delle tante escursioni che abbiamo intrapreso in Trentino Alto Adige, vieni a scoprirle con noi!
Raianaraya Nature Experience

Passeggiata sull’Altopiano di Asiago tra malghe, stelle e storia

Asiago è una località montana adagiata sull’omonimo altopiano. Questa gode di uno scenario lussureggiante immerso nella natura. Il luogo ideale dove fare una passeggiata e riscoprire la storia e le tradizioni locali.

Infatti, è possibile esplorare l’intero altopiano grazie ad una fitta rete sentieristica.

Trekking, passeggiate e trail sono ovunque ed è anche per questo che è affollato da chi cerca tranquillità e desidera perdersi tra le malghe di Pennar, le stelle e la storia d’Italia.

Ecco una passeggiata facile che mostra il meglio di Asiago.

Passeggiata Altopiano di Asiago: cosa vedere

L’altopiano di Asiago, anche noto come Sette Comuni, è situato ad un’altitudine di poco oltre i 1.000 metri s.l.m. e gode di un paesaggio naturale e di panorami di gran fascino.

Immersa in uno scenario costellato di malghe e caseifici, questa località montana è ricca di percorsi escursionistici e trekking che ne consentono un’esplorazione da cima a fondo.

In particolare, Asiago consente di affrontare passeggiate facili già dal centro. Questo grazie a una rete di sentieri collegati direttamente al paese. Una di queste è la passeggiata per la contrada Pennar, un anello che transita per l’osservatorio astronomico e il Sacrario Militare di Asiago.

Passeggiata Altopiano di Asiago – Punti di interesse:

  • Asiago Centro
  • Museo Le Carceri
  • Santa Maria Maddalena
  • Osservatorio Astrofisico di Asiago
  • Contrada Pennar
  • Caseificio Pennar di Asiago
  • Contrada Zocchi
  • Sacrario Militare di Asiago

Il giro ad anello per il Sacrario Militare di Asiago

Questa passeggiata ad Asiago è adatta a chiunque anche se è meglio durante i periodi estivi. Infatti, in inverno la neve può compromettere la viabilità risultando a tratti poco percorribile.

L’origine del sentiero è semplice da scovare. Dal centro di Asiago basta dirigersi in direzione Sud, prima superando il Museo Le Carceri e poi raggiungendo la chiesa Santa Maria Maddalena.

Qui è presente una strada asfaltata che sale verso l’osservatorio Astrofisico che oltre ad offrire una panoramica suggestiva sulla monumentale cripta, risplende con la luce del sole che riflette sui dolci pendii, di un verde rigoglioso in primavera e di un bianco candido d’inverno.

passeggiata altopiano di Asiago tra malghe, stelle e storia

Osservatorio Astrofisico, Telescopio Galileo e Copernico

Tra le tondeggianti montagnole dell’altopiano, salire verso l’osservatorio astrofisico diventa un piacere. Lo si raggiunge in men che non si dica e la natura trionfa con i suoi paesaggi incantati.

Qui sorgono due cupole dai tratti tipici degli osservatori astronomici. Queste custodiscono al loro interno i maggiori telescopi dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, INAF, presenti sul suolo nazionale. Ebbene sì, il plateau dei Sette Comuni è anche questo, un centro di fondamentale importanza per l’osservazione e lo studio degli astri.

Gli edifici astronomici arricchiscono uno scenario già di per sé affascinante e donano un non so che di surreale che rende il tutto ancora più intrigante.

Al suo interno sono organizzate numerose attività didattiche e in diversi periodi dell’anno è possibile osservare il cielo con esperti che tracceranno le rotte nello spazio.

Ecco, Asiago gode di un osservatorio all’avanguardia che consente di esplorare le costellazioni del nostro cielo. Ed è per questo che nel visitare l’altopiano dei Sette Comuni è possibile ammirare il famoso telescopio Galileo e talvolta anche il Copernico.

contrada Pennar, osservatorio astrofisico di Asiago, Vicenza, Veneto

Contrada Pennar e il Caseificio Pennar di Asiago

Dopo aver attentamente scrutato il cielo, ancora meravigliati dall’osservatorio, è il momento migliore per proseguire. Ora il percorso è in sterrato ma procede sempre in piano tra i pendii gentili dell’altopiano.

A questo punto non è per nulla strano che nasca un languorino. Quel primo gorgoglio che pare voglia stuzzicare la fame. Ma guarda caso questa è proprio la contrada Pennar e il rinomato caseificio Pennar di Asiago si avvicina.

Assorti in una silenziosa passeggiata nella natura, attraversare il plateau riconcilia i sensi e infonde una forte sensazione di calma.

Le placide tonalità assorgono in un contesto naturale dove piccole aree boschive si alternano ad ampie praterie. Infine, ecco comparire la sagoma del caseificio.

Qui è facile lasciarsi trasportare dalla qualità dei prodotti tipici. Di fatto, l’Asiago è certificato con il marchio D.O.P. garantito dal Consorzio di Tutela del Formaggio Asiago. Per questo, una semplice passeggiata sull’altopiano di Asiago può facilmente trasformarsi in un tour enogastronomico con intermezzi di storia e costellazioni.

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Sacrario Militare di Asiago – Ossario militare Prima Guerra mondiale

Il Sacrario Militare di Asiago sorge sul colle di Leiten a 1.058 metri. Il complesso monumentale è un’icona dell’altopiano di Asiago. Questo infatti fu uno dei luoghi più colpiti dalla guerra di trincea e oggi custodisce uno tra i più importanti ossari della Grande Guerra in Italia.

Qui sono conservate anche le ossa di militari austroungarici e ignoti caduti in territorio italiano. La cripta è l’ultima tappa del sentiero ad anello di Asiago.

Questa passeggiata nell’altopiano di Asiago è percorribile in un paio d’ore anche se transitando tra le malghe e i centri d’interesse può variare.

Ad ogni modo, una volta al cospetto del monumento ai caduti, una nuova sensazione prende il sopravvento. Qui i commilitoni persero la vita per proteggere un’idea: salvare un paese in contrasto e afflitto da divergenze che per la prima volta si riuniva in una causa comune.

Ecco quindi che battaglioni di ogni reggimento insieme contrastarono la dura avanzata dell’invasore. Infine, grazie anche all’aiuto russo, l’Italia resistette e poté respingere gli austroungarici.

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Il plateau di Asiago quindi non è solo una meta turistica, ma un monumento alla memoria, un posto di ricerca e di passione.

Sette Comuni è sinonimo di natura, dedizione e storia che accomuna l’intera nazione. Una semplice passeggiata sulle pendici dell’altopiano asiaghese regala più di quanto sperato. Immerso nella natura della provincia di Vicenza, Asiago è una meta che merita di essere visitata almeno una volta.

Il Veneto è una terra ricca di natura e storia. Qui sorgono le splendide Alpi delle Dolomiti. Scoprire queste meraviglie è un’avventura incredibile da non perdere.

Trekking Cinque Torri nelle Dolomiti di Cortina d’Ampezzo

Ciaspolata sul sentiero 439 nei pressi del Passo Falzarego. A pochi passi dalla località sciistica di Pocol, tra le Dolomiti di Cortina d’Ampezzo, è possibile lanciarsi in un trekking panoramico adatto a tutti. Ecco la via invernale per il Rifugio Cinque Torri – Rifugio Scoiattoli e Nuvolau accompagnata da un balcone mozzafiato sulle Tofane, il monte Antelao, Croda di Lago, monte Formin, Averau e Sorapis.

Autore: Raianaraya Nature Experience

Il trekking Cinque Torri è un percorso escursionistico che costeggia il gruppo montuoso del Nuvolau nelle Dolomiti. Situato ad Ovest di Cortina d’Ampezzo, a pochi passi dal Passo Falzarego, il sentiero 439 è praticabile tutto l’anno e fino al Rifugio Scoiattoli ha un dislivello positivo di appena 500 m. In inverno è possibile fare escursioni con ciaspole e scarponi da trekking oppure salire con sci da fondo. Mentre, nelle stagioni più calde il sentiero normale consente di attraversare la vegetazione con semplici scarpe da montagna. Ecco una ciaspolata facile che giunge al Rifugio Cinque Torri, chiuso in inverno e al Rifugio Scoiattoli nel Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo.

Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo

Il sentiero 439 per il trekking Cinque Torri è a circa dieci minuti di auto da Pocol, nei pressi della nota località sciistica. Il percorso escursionistico impiega circa un’ora e mezza per raggiungere il Rifugio Cinque Torri, 2.137 m e poco più di due ore per il Rifugio Scoiattoli a 2.255 m. Questo è adagiato tra le Dolomiti d’Ampezzo nel Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, ossia riserva della biosfera tutelata dall’UNESCO World Heritage Site.

L’area protetta comprende il gruppo montuoso delle Tofane di Cortina d’Ampezzo, ossia la Tofana di Rozes, 3.225 m, la Tofana di Mezzo, 3.244 m, e la Tofana de Inze, 3.238 m. Seguono le Dolomiti di Fanis, il Col Bechei con i suoi 2.794 m, il monte Cristallo, 3.221 m s.l.m. e il Croda Rossa d’Ampezzo, 3.146 m. Questa incantevole sezione delle Dolomiti è adagiata a confine tra il Veneto e l’Alto Adige a Nord della celeberrima Cortina d’Ampezzo.

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Partenza per il trekking Cinque Torri

Per iniziare questa avventura nelle montagne selvagge delle Dolomiti è meglio parcheggiare qualche tornante prima dell’imbocco del sentiero. Infatti, soprattutto in inverno, il parcheggio nei pressi del sentiero 439 è sommerso dalla neve ed è facile rimanere impantanati. Piuttosto, venendo da Cortina, a meno di un chilometro dall’inizio è presente una piccola area di sosta dove la neve viene spazzata via. Così, in totale comodità, l’escursione può avere inizio sui tornanti circondati da un placido manto di un bianco candido che ricopre ogni cosa.

In circa dieci minuti, sulla sinistra appare il tabellone didattico con una cartina orografica e il segnale che indica l’inizio del percorso segnato 439. Da subito si è come inglobati in un mondo fatato che ricorda quello dei boschi delle fiabe. Il colore dominante è il bianco. Come un lenzuolo adagiato tra i monti e la vegetazione, lo strato di neve soffice riveste l’intero scenario. Affrontando i primi passi, è già possibile ammirare alle nostre spalle la Tofana di Rozes, una montagna singolare che colpisce per le sue forme scoscese ed esposte.

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Lo scenario si apre: il monte Antelao, Croda di Lago e il monte Formin

Nella prima ora di ciaspolata sulla neve il percorso è per lo più avvolto dal bosco. Solo a tratti, tra la fitta vegetazione sembra trasparire qualche paesaggio incantato che non riesce a regalare quello stupore che nasce una volta che si è dinanzi alla creazione della natura. Infatti, non appena le conifere iniziano a diradarsi il panorama che emerge è impagabile. Sulla sinistra del sentiero 439 una terrazza naturale regala una veduta mozzafiato sull’Antelao, Croda di Lago e i Lastoni di Formin che culminano con il monte Formin.

Questo inestimabile spettacolo accompagna lungo tutto il trekking delle Cinque Torri e più sale in quota più diventa chiaro e impressionante. Dalla prima terrazza panoramica il sentiero costeggia il bosco che infine lascia il posto ad uno scenario polare. Il tipico paesaggio alpino in inverno ammalia con le sue peculiarità. Candide dune avanzano tra i comprensori e delineano un meraviglioso connubio con le guglie e le rocce circostanti. Valli e montagne per un lungo periodo dell’anno sembrano fondersi tra loro addolcite dalle placide forme scolpite dalle nevicate.

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Il Rifugio Cinque Torri e il panorama sulle Dolomiti

Guidati da alcune delle montagne più affascinanti delle Dolomiti, il sentiero 439 per le Cinque Torri continua a regalare emozioni non appena al cospetto del massiccio delle Cinque Torri, 2.361 m. Già mezz’ora prima di raggiungere l’omonimo rifugio, il colosso di pietra svetta incontrastato mostrando tutta la sua imponenza. Le pareti scoscese sono straordinarie e al contempo temibili. Lo sguardo perso si ritrova in un paradiso in terra come pochi altri.

In circa un’ora e mezza di escursione ecco emergere la sagoma del rifugio Cinque Torri. Da qui è possibile ammirare la montagna che torreggia senza rivali. Come un iceberg colossale nel bel mezzo di uno scenario artico, le Cinque Torri catturano l’attenzione e dominano sul versante meridionale del gruppo montuoso del Nuvolau. Qui i sentieri si intrecciano ed è possibile raggiungere diverse località del massiccio e per i più esperti, anche altre mete più distanti come il Passo Giau.

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Monte Antelao, Croda di Lago, i Lastoni di Formin e il Monte Formin

Il Giro delle Torri e il Rifugio Scoiattoli

Giunti nei pressi di uno dei rifugi più noti di Cortina d’Ampezzo, il trekking Cinque Torri attraverso il sentiero 439 consente di salire zigzagando sulle pendici della montagna e aggirarla tutta intorno. Finiti i tornanti in salita, il percorso procede molto agevole fino al Rifugio Scoiattoli a 2.255 m s.l.m. Ed è in quest’ultimo tratto che l’escursione regala gli scenari più suggestivi.

Dal Rifugio Scoiattoli svettano verso il cielo blu alcune tra le montagne Dolomitiche più affascinanti della zona. Tutto intorno si elevano le Cinque Torri, l’Averau, il Nuvolau, i Lastoni di Formin, Croda di Lago, il monte Antelao e il Sorapis. Un quadro straordinario che potrebbe lasciare chiunque attonito per l’intera escursione. Una volta al rifugio perché non concedersi un pasto caldo a base di carne di cervo, polenta e funghi? Ebbene, noi non ci siamo lasciati scappare questa opportunità e abbiamo approfittato dell’accogliente rifugio montano per riprendere le energie.

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Cinque Torri – Averau – Complesso del Nuvolau

La fine della ciaspolata: le Tofane si accendono

Il Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo non smette mai di stupire. Infatti, quando si inizia a pensare che le emozioni siano finite è lì che le Dolomiti regalano un altro pezzo della loro bellezza. Il percorso a ritroso è lo stesso dell’andata, ma la giornata che volge al termine e il calar del sole creano un nuovo scenario. Ciò che si presenta davanti è identico a quello già attraversato. Eppure, le luci del tramonto sembrano rimodellare e cambiare l’intero paesaggio. Un barlume dalle tonalità calde inizia a danzare con la candida neve e per alcuni istanti sembra tingere le montagne.

D’improvviso anche le Tofane si infuocano e le pareti rocciose sembrano confondersi con un cielo sempre più arancio. Le montagne irradiate dal sole creano un contrasto con le vallate in penombra e come in un incantesimo, due volte al giorno luce e ombra si incontrano e danno vita ad uno dei fenomeni più invidiati al mondo.

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Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo – Le Tofane al tramonto

Enrosadira: le montagne di fuoco

La naturale conformazione dei minerali che compongono la dolomia, ossia magnesio e carbonato di calcio, donano alle Dolomiti un colore acceso ad ogni tramonto. La roccia d’un tratto risplende e nelle varie sfumature di arancio e di rosso sembra ardere e sferzare il cielo con la sua fiamma.

Questo fenomeno è noto come Enrosadira. Dall’inverno all’estate, questo magnifico velo dai toni caldi e accesi ricopre le guglie, le vette, i pinnacoli e gli strapiombi delle montagne dolomitiche. Ed è per questo che in qualsiasi giorno sereno è possibile ammirare il quotidiano dipinto su tela di madre natura.

La leggenda del Rosengarten e la nascita dell’Enrosadira

Nei villaggi dolomitici è nota la leggenda del Rosengarten. Questa narra che un tempo il re Laurino, sovrano dei nani, avesse un vasto giardino ricco di rose variopinte. Per via dello splendore e della sua varietà, questo un giorno fu scoperto dal principe del Latemar. Ammaliato da cotanta bellezza, il giovane fu tentato di entrare nel regno di Laurino. Così, immerso in una pittoresca realtà, attraversò il giardino di rose. 

Qui egli fu deliziato di un grazioso incontro inaspettato. Infatti, tra le rose del cortile passeggiava la figlia del re dei nani. La fanciulla, giovane e bellissima, fu rapita dal principe che con un solo sguardo se ne innamorò e volle sposarla. Re Laurino fu assalito dalla rabbia e così scagliò una maledizione sul suo giardino di rose.

In questo modo, nessun uomo avrebbe potuto più ammirare le bellezze del leggendario Rosengarten. Ma egli dimenticò il crepuscolo e il tramonto. Ed è per questo che oggi le rose accese della leggenda delle dolomiti appaiono solo al sorgere e al calar del sole con il fenomeno meglio noto dell’Enrosadira.

Il trekking Cinque Torri è quindi un’esperienza ultra sensoriale che consente di esplorare le terre selvagge del Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, ma anche le montagne, i boschi, i crepuscoli, i tramonti e le emozioni che solo un luogo del genere è in grado di offrire. Questo è solo uno dei paradisi nascosti delle Dolomiti ed è a pochi passi dalla famosa Cortina d’Ampezzo nella località da sogno degli sciatori a confine tra Veneto e Alto Adige.

Appennino Campano – Trekking in Irpinia

Adagiata in una vasta area geografica tra il Sannio, Napoli e Salerno, l’Irpinia è una terra immersa nella natura selvaggia. Qui gli Appennini centro meridionali attraversano le verdi valli e donano i tipici tratti di questa terra. Ecco i trekking in Irpinia tra le montagne della Campania

Autore: Raianaraya Nature Experience

Gli Appennini e le catene montuose che attraversano la Campania sono diversi. Tra i più conosciuti, gli splendidi monti Lattari ospitano il sentiero degli dei, il trekking in costiera amalfitana da Agerola a Positano. Ma le montagne più selvagge sono di sicuro quelle situate sul suolo irpino. L’Irpinia, infatti, è un’area geografica adagiata lungo l’Appennino campano nel cuore della Campania. Anche se con altitudini modeste, sono due i gruppi montuosi che dominano su tali vallate e su cui poter affrontare un trekking in Irpinia:

  • I Monti Picentini
  • I Monti del Partenio

Seppur poco conosciute, le montagne irpine sono caratterizzate da un fascino singolare e sono costellate di borghi pedemontani di origine medievale o persino più antichi. In effetti, non bisogna dimenticare la moltitudine di siti archeologici collocati in numerose aree dell’Irpinia per via della storia millenaria che precede l’epoca romana. Tra i più noti vi sono:

  • Abellinum, Avellino
  • Aeclanum, Mirabella Eclano
  • Anfiteatro Romano di Avella
  • Necropoli Monumentale di Avella
  • Villa Romana di San Giovanni in Palco

Tuttavia, ciò che più cattura di questa terra è il suo scenario naturalistico. Le lussureggianti valli selvagge e i pendii scoscesi degli appennini campani danno vita ad un paesaggio pittoresco e incontaminato. Ed è anche per questo che il trekking in Irpinia sta prendendo sempre più piede. Negli ultimi anni, infatti, gli escursionisti che esplorano queste montagne sono in costante aumento, conquistati da un mondo antico e intriso di storia. Ma quali sono le vette e le località da non perdere?

Sito archeologico romano, rovine Irpinia

I Monti Picentini: il Cervialto, il Terminio e Piano Laceno

Il gruppo montuoso più prominente è quello dei monti Picentini. Questi sono situati tra i monti Lattari, i monti del Partenio e l’altopiano Irpino. Qui sorgono alcune delle cime più elevate degli Appennini della Campania e delle montagne dell’Irpinia. Inoltre, è anche possibile ammirare i panorami più affascinanti della zona. Per poter apprezzare appieno l’incantesimo di questi paesaggi non vi sono località migliori del Cervialto, Terminio, Polveracchio e Raiamagra.

Trekking in IrpiniaCervialto e Raiamagra da Laceno

Nei pressi di Bagnoli Irpino e Calabritto, in provincia di Avellino, sorgono delle mete con balconi dall’alto mozzafiato. Il monte Cervialto è una di queste ed è anche la vetta più alta dei monti Picentini. Con i suoi 1,809 m s.l.m. è la regina dell’Irpinia e domina incontrastata sulle valli sottostanti. Oltre al Cervialto, un’altra cima di tutto rispetto è il monte Raiamagra, 1,667 m s.l.m., entrambi raggiungibili da Laceno. Anche noto come Piano Laceno, questo altopiano sito a 1,050 m s.l.m. è una località molto conosciuta in Campania per il lago, i trail per mountain bike e alcuni dei sentieri più suggestivi del massiccio montuoso.

Laceno era già stato menzionato in un articolo precedente insieme alle montagne dell’Irpinia che concedono alcuni degli scenari più panoramici e conosciuti della zona. Da Piano Laceno è possibile intraprendere numerosi trekking attraverso il bosco. Inoltre, qui durante il periodo invernale è possibile anche sciare grazie alla presenza di un impianto sciistico. Tuttavia, per affrontare un vero trekking in Irpinia ecco alcuni dei sentieri più suggestivi che partono dall’altopiano di Bagnoli:

  • Il Sentiero del Raiamagra – 137
  • Monte Cervialto – Sentiero 113

Questi sono percorsi escursionistici impegnativi con una difficoltà EE – Escursionisti Esperti e necessitano almeno di 5 ore per essere completati. Pertanto, prima di partire all’avventura è meglio essere preparati e soprattutto informati bene sul sentiero. Infatti, dato il basso afflusso di escursionisti è possibile che non si incontri nessuno durante l’escursione e quindi sarà difficile chiedere informazioni.

escursione a cavallo piano Laceno,
Escursione a cavallo nel bosco di Laceno, Bagnoli Irpino

Il monte Terminio e il Parco Regionale dei Monti Picentini

Una delle cime più affascinanti dei monti Picentini è di sicuro il monte Terminio. Appena tre metri più basso del Cervialto, il Terminio offre un paesaggio lussureggiante e un trekking panoramico facile. Con una difficoltà E – Escursionistico e quindi poco impegnativo, il sentiero che conduce in vetta è tra i più conosciuti. Le ampie vedute sul Parco Regionale dei Monti Picentini sono mozzafiato e nelle giornate primaverili regalano un paesaggio florido e variopinto.

Tuttavia, attenzione alla via segnata! Infatti, nonostante il sentiero sia di 4 ore circa con un dislivello di appena 400 metri è facile perdere la strada. Purtroppo, la segnaletica è scarsa e in alcuni punti inesistente. Pertanto, una mappa o un GPS possono aiutare nell’impresa. Il sentiero parte dal ranch con i cavalli sulla strada che sale. Da qui è possibile seguire le indicazioni o chiedere informazioni in loco.

Monti del Partenio

I rilievi del complesso montuoso del Partenio si elevano a una quota alquanto inferiore rispetto ai Monti Picentini. Questa sezione dell’Appennino Campano si estende da Avella fino alla località di Mercogliano, nei pressi di Avellino. Tra le cime maggiori, sia per prominenza sia per conoscenza vi sono:

  • Acerone di Avella, 1,598 m s.l.m.
  • Monte Ciesco Bianco, 1,589 m s.l.m.
  • Monte Partenio, 1,573 m s.l.m.
  • Montevergine, 1,493 m s.l.m.

Un trekking in Irpinia sui Monti del Partenio è più facile anche se, come per i Picentini, la segnaletica è quasi nulla e bisogna stare attenti oltre ad essere muniti di guida o mappe e GPS. La prima cima se non anche la più elevata del massiccio è l’Acerone di Avella con i suoi modesti 1,498 metri. Il Ciesco Bianco e la seconda vetta poco più elevata del monte Partenio, ossia la cima che dà il nome al complesso montuoso appenninico.

Alta Via dei Monti del Partenio

Questi rilievi appenninici possono essere esplorati attraverso il Sentiero Alta Via dei Monti del Partenio. Il suddetto percorso escursionistico ha inizio dal centro del piccolo borgo di Summonte. Questo sentiero di difficoltà EE – Escursionisti Esperti è poco segnato e impegnativo, ma regala un panorama straordinario dal Ciesco Bianco. Infatti, da qui è possibile ammirare i monti Lattari, Capri, Ischia, il Vesuvio, il Taburno e il Matese.

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Veduta dal Santuario di Montevergine su Avellino – Monti del Partenio

Montevergine e il santuario

Infine, per una passeggiata rilassante tra storia e natura, Montevergine è la meta ideale per rivivere quegli antichi pellegrinaggi che per secoli hanno avuto luogo per raggiungere l’omonimo santuario. La strada asfaltata conduce fino al complesso religioso dove è possibile visitare l’antico edificio monastico. Inoltre, qui è possibile raggiungere la parte più elevata della montagna. Proseguendo sulla via prima asfaltata e poi in sterrato, è facile raggiungere l’altopiano spesso sfruttato per fare picnic.

Inoltre, su Montevergine è presente una base NATO ormai in disuso e in totale stato di abbandono. Proseguendo sulla strada è possibile perlustrare la zona dall’esterno e vedere alcuni bunker utilizzati il secolo scorso. In pratica, è possibile esplorare l’eliporto, la base e le gallerie segrete che in passato ospitavano i militari assegnati alla sorveglianza dal punto strategico sui monti del Partenio.

L’Irpinia quindi, oltre ad essere una terra rigogliosa ricca di storia e cultura offre una vasta scelta escursionistica anche se ancora poco curata. I monti Picentini e i monti del Partenio racchiudono questa oasi di pace che si estende lungo l’appennino campano. Un viaggio nel passato e in una natura selvaggia tutta da vivere.

Passeggiata sul monte Fertazza: Rifugio baita Belvedere sulle Dolomiti

Escursione in Val di Zoldo tra il Pelmo e il monte Civetta. Una passeggiata sul monte Fertazza da Pescul per il sentiero C.A.I. 569, attraverso gli abeti e la vegetazione delle Dolomiti bellunesi. Ecco il sentiero del rifugio baita belvedere con veduta sul lago di Alleghe e alcune delle vette più affascinanti d’Italia

Autore: Raianaraya Nature Experience

Gli scenari naturali delle Dolomiti bellunesi sono meraviglie di inestimabile valore e sono considerate patrimonio dell’umanità dallUNESCO. In particolare, tra la Val Fiorentina e Alleghe svettano due montagne simbolo: il monte Pelmo, 3.168 metri s.l.m. e il monte Civetta, 3.220 metri s.l.m. Qui, immerso in un paesaggio incantato, si eleva un altro monte da cui poter ammirare la maestosità di queste montagne rocciose. Ecco una passeggiata sul monte Fertazza al cospetto del massiccio del Civetta con arrivo in cima Fertazza e rifugio baita belvedere sul lago di Alleghe.

Il sentiero C.A.I. 569 è la via normale per il monte Fertazza ed è caratterizzato da un susseguirsi di tornanti immersi tra le fitte aree boschive delle dolomiti bellunesi. Circondati da un silenzioso anfiteatro di abeti, iniziamo la nostra passeggiata sul monte Fertazza. In un certo senso, la giornata non era l’ideale per via di un meteo alquanto instabile. Tuttavia, la voglia di voler fare un trekking al cospetto del monte Pelmo e del monte Civetta era irrefrenabile. Pertanto, alla prima occasione ci siamo lanciati in questa nuova avventura.

Parcheggiata l’auto nei pressi degli impianti di risalita di Pescul, 1.415 metri s.l.m., superiamo un ponte in legno ben curato e adornato di fiori. Da qui, a pochi passi, possiamo già scorgere l’imbocco del sentiero ciclopedonale. In pochi minuti, attraversando il bosco di conifere, raggiungiamo un bivio: sulla destra una pila di tronchi d’albero accatastati con estrema precisione, un tipico scenario dolomitico. Invece, dalla parte opposta le indicazioni per il monte Fertazza.

Gruppo sella, vista da monte Fertazza, passeggiata sul monte fertazza da Pescul, Val di Zoldo - sentiero C.A.I. 569

Passeggiata sul Monte Fertazza: rifugio baita belvedere

Nel primo tratto del sentiero C.A.I. 569 siamo immersi nel silenzio più assoluto. Passeggiare nel bosco ascoltando il cinguettio degli uccelli, il fruscio delle foglie e lo scricchiolio dei rami rende il tutto un’esperienza magica. Respiriamo una pace speciale che solo chi è abituato alla montagna può percepire. Procediamo sul largo sentiero in ghiaia e scrutiamo la fitta vegetazione dominare tutto intorno a noi. Con stupore, a pochi metri da noi, uno scoiattolo taglia la strada in cerca di cibo e in una frazione di secondo, scompare tra gli abeti del Fertazza.

Per circa un’ora e mezza percorriamo il lungo serpentone nel bosco. Il sentiero è poco esposto, pertanto, nelle prime ore non offre scorci di paesaggio né vedute entusiasmanti. Eppure, una volta raggiunta la prateria alpina, lo scenario inizia a cambiare del tutto. Anche se, a causa di una nebbia persistente, non riusciamo ad ammirare il monte Pelmo. D’altronde, questa è una delle escursioni più note per i panorami dall’alto sui massicci delle dolomiti. Ma in questa occasione non abbiamo così tanta fortuna e per godere di un balcone sulle valli circostanti dobbiamo aspettare di raggiungere il rifugio baita belvedere a 2.100 metri s.l.m.

La passeggiata sul monte Fertazza, infatti, prende una svolta piacevole una volta superato il rifugio baita belvedere. Ciò non tanto per i panorami, sempre celati da una nebbia persistente, ma piuttosto per il paesaggio alpino talvolta anche illuminato da un raggio di sole. Procediamo per la prateria e dopo il primo rifugio, cominciamo a salire sui pendii che in inverno diventano piste da sci. Questo è il tratto più duro. Con una pendenza significativa, conquistiamo la meta in circa un’ora: il rifugio baita belvedere e cima Fertazza.

cima fertazza sul monte fertazza. trekking in val di zoldo, dolomiti bellunesi, monte civetta, monte pelmo

Il belvedere: cima Fertazza

Una delle attività più piacevoli da fare in montagna è spegnere il cervello ed entrare in uno stato di quiete. Quell’indescrivibile sensazione di calma che riempie il corpo e conduce ad un rilassamento totale. È questo il motivo principe di un’escursione o di una passeggiata nella natura. Ad ogni passo, la mente sorvola sulle piccolezze della vita ed entra in una sorta di simbiosi con l’ambiente. Ed è questa la sensazione provata in questa passeggiata sul monte Fertazza.

Il panorama da cima Fertazza, a quota 2.101 metri s.l.m. è mozzafiato, nonostante i fitti banchi di nebbia sparsi. Qui la croce di vetta è immersa in un candido scenario e per sfondo si innalzano le pareti scoscese del monte Civetta. Ai suoi piedi, il lago di Alleghe, un bacino idrico con un’origine singolare. Infatti, la sua nascita è avvenuta quando dal Piz si creò un’immensa frana nel 1.771.

cima fertazza, passeggiata sul monte fertazza con panorama da rifugio baita belvedere, 2.100 metri s.l.m., C.A.I. 569 Dolomiti, veneto

Lago di Alleghe: la leggenda del drago

Nei secoli scorsi si narra che il Col di Lana fosse dimora di un drago alato. Questo leggendario essere, maestoso e temibile, fu intrappolato nella montagna dal Pievano di Livinallongo. Inoltre, si credeva che il monte fosse anche la porta dell’inferno per via delle incessanti eruzioni vulcaniche.

Purtroppo, la creatura mitologica in uno spazio così ridotto e non potendo più sputare fuoco, iniziò ad avere delle terribili convulsioni che provocarono un mostruoso terremoto. Tutto questo scatenò l’orribile frana dal Monte Piz che occluse la via al torrente. Da questa frana nacque infine il lago di Alleghe.

cima fertazza, passeggiata sul monte fertazza, panorama lago di Alleghe e monte Civetta

Il monte Civetta e il ristoro rifugio belvedere

Dal punto più elevato del monte Fertazza, ammiriamo gli sprazzi di paesaggio che ad intervallo rispuntano dalla nebbia. Le Dolomiti hanno un qualcosa di così straordinario da incantare anche con il maltempo. Immortaliamo così qualche momento lì in vetta e, infine, precediamo verso il rifugio baita belvedere. Dopo un’escursione di alcune ore il miglior modo per riprendere le forze è con un bel piatto di polenta calda accompagnato da un boccale di birra fresca.

Al cospetto del monte Civetta, seppur per lo più coperto dalla foschia, prendiamo il nostro tempo per assaporare quel momento. Siamo in uno dei luoghi più affascinanti delle Dolomiti con il lago di Alleghe che a tratti mostra la sua vera forma. Dinanzi a noi, invece, i rocciosi pendii del Civetta completano uno tra gli scenari più singolari delle Alpi. Mentre, a valle, il nostro sentiero indica la via del ritorno.
Raianaraya Nature Experience

San Zeno di Montagna: Sentieri e Trekking del Ponte Tibetano sul Garda

Trekking sul Garda da Crero a San Zeno di Montagna, sentieri naturali del CAI. Un’escursione panoramica che attraversa il ponte tibetano di Pai e conduce alla frazione di Tese. Ecco il giro ad anello Crero – Pai – San Zeno di Montagna sul monte Baldo

Autore: Raianaraya Nature Experience

Garda è una meta turistica che offre molto in quanto ad attività nella natura. I sentieri sono numerosi e coprono una distanza di centinaia di chilometri tra le montagne. In particolare, nei pressi di Torri del Benaco, ha origine una fitta rete di trekking, tra cui il giro ad anello di Crero – Pai – San Zeno di Montagna. Sentieri naturali che attraversano il ponte tibetano sul Garda e scenari mozzafiato tra la vegetazione e le ampie vedute sul lago. Ecco la nostra avventura.

San Zeno di Montagna, sentieri CAI 37 e 38, Crero-Pai-Tese sul lago di Garda, Monte Baldo

San Zeno di Montagna – sentieri tra i balconi sul Garda

Situato a 680 metri s.l.m., San Zeno di Montagna gode di una posizione privilegiata e di un suggestivo balcone sul lago di Garda. Infatti, sfruttando le pendici del monte Baldo, domina sullo specchio di acqua. Ma ciò che affascina ancor più è il fitto intersecarsi di sentieri che si snodano tra le terre incontaminate e i borghi di montagna. Così, stuzzicati dai suoi scenari, decidiamo di avventurarci tra i suoi verdeggianti pendii per scoprire i segreti celati di madre natura.

Pronti per la nostra giornata di trekking, di prima mattina ci rechiamo a Crero, una piccola frazione di Torri del Benaco. Questo è il punto in cui nasce il sentiero e da cui è possibile raggiungere il ponte tibetano. Parcheggiamo l’auto in un piazzale poco prima di entrare nel paesino e, qui, iniziamo ad addentrarci tra le suggestive casupole del paese.

Crero è un borgo di poche anime. Qui, a picco sul lago di Garda, sorge la chiesa di San Siro, ossia un edificio religioso che domina la scena. Poco distante, la Pietra Grande, ovvero una roccia enorme su cui sono state incise raffigurazioni di ogni epoca sin dal neolitico. Dalla chiesetta nascono i veri sentieri che si diramano tra la vegetazione boschiva. Infatti, leggiamo le prime indicazioni del giro ad anello:

  • Crero
  • Ponte tibetano Pai
  • Pai
  • Tese
  • San Zeno di Montagna

Un percorso escursionistico che attraversa le meraviglie paesaggistiche del Garda e del monte Baldo.

ponte tibetano crero - pai verso San Zeno di Montagna sentieri CAI 37 - 38 sul lago di Garda

Ponte tibetano sul Garda: Crero – Pai

Il primo tratto del sentiero è su sterrato e per dieci minuti affaccia su un balcone naturale. Infatti, ogni passo è accompagnato da un paesaggio mozzafiato dominato dal lago di Garda. Lasciamo Crero alle nostre spalle e procediamo percorrendo agevoli sali e scendi nel bosco. In circa mezz’ora raggiungiamo il ponte tibetano. Pai è ancora distante, ma il nostro obiettivo è San Zeno di Montagna. Sentieri del genere sono un tocca sana sia per l’energia in grado di trasmettere sia per la natura e i suoi scenari incontaminati.

Il ponte tibetano è totalmente in metallo e connette Crero a Pai attraverso il bosco. La struttura è moderna e funge da palcoscenico sul Garda. Superiamo il ponte e proseguiamo il nostro trekking. Dopo appena dieci minuti siamo già al bivio di Pai – San Zeno di Montagna. Sentieri del CAI connettono i due borghi, così imbocchiamo la via a destra verso Tese prima e San Zeno poi. Questo tratto escursionistico è segnato dal CAI con il n.38 ed è di difficoltà E- Escursionistico.

Segnavia sentiero cai n. 38 Pai - San zeno di Montagna, sentieri del Garda

Il percorso naturalistico è rilassante anche se a tratti impegnativo. Il sentiero CAI n.38 è quasi interamente inglobato in una lussureggiante vegetazione. Inoltre, verso la fine di settembre, è silenzioso e offre una pace inspiegabile.

Procediamo sulla nostra via per circa un’ora prima di raggiungere Tese, ossia una minuscola frazione ai piedi di San Zeno di Montagna. Qui incontriamo un’anziana coppia. Lui seduto su una sedia a scrutare i pensieri della sua mente. Lei sorridente, accoglie il nostro saluto e ci chiede dell’escursione. Dopo una breve conversazione, ci augura una buona passeggiata e saluta. Noi con entusiasmo ricambiamo e continuiamo la nostra salita verso la meta.

balcone panoramico San Zeno di Montagna, sentieri CAI 37 e 38, trekking sul Garda

Da Tese a San Zeno di Montagna – il belvedere sul lago di Garda

Una volta a Tese, arrivare a San Zeno di Montagna è un gioco da ragazzi. Infatti, in poco meno di quindici minuti siamo già nel paese a comprare due panini. Per la pausa pranzo decidiamo di usufruire della magnifica vista sul lago di Garda e mangiare nei pressi del belvedere di San Zeno di Montagna.

Il balcone panoramico sembra affacciare su un paesaggio fantastico: una vegetazione di un verde acceso, un bacino idrico di un blu oltremare e un promontorio a fare da sfondo. In fin dei conti, un’ottima ricompensa per degli escursionisti impegnati in un trekking di diverse ore.

chiesa di San Siro, Crero, sentiero CAI 38 Pai - San Zeno di Montagna, trekking sul lago di Garda

Soddisfatti del premio, ricominciamo a camminare. Intraprendiamo l’ultima parte della nostra escursione svoltando a lato del ferramenta di San Zeno di Montagna. Rispetto all’andata, questa via segnata è più agevole e alcuni tratti sono su strada asfaltata.

Percorriamo il sentiero che scende verso valle con estrema tranquillità. Siamo leggermente stanchi, ma soddisfatti di ciò che la giornata ha saputo offrirci. Così, concludiamo il nostro trekking sul Garda spuntando di nuovo dinanzi alla chiesetta di San Siro. Qui si chiude il giro ad anello e così, anche una tra le escursioni più affascinanti sul monte Baldo.
Raianaraya Nature Experience

Rocca di Garda – Eremo di San Giorgio: Passeggiata da Garda con panorama sul lago

Passeggiata da Garda tra i sentieri naturalistici del lago. Un’escursione adatta a tutti alla scoperta della Rocca di Garda e dell’Eremo di San Giorgio.

Dal caratteristico borgo di Garda ha origine un sentiero naturalistico che conduce sul monte San Giorgio. Qui un tempo sorgeva l’antica vedetta meglio nota come Rocca di Garda.

Oggi il castello è svanito e le uniche testimonianze della sua presenza sono custodite negli archivi storici. Nei pressi del belvedere sul lago di Garda nasce anche un luogo di culto eretto dai monaci benedettini camaldolesi, ossia l’Eremo di San Giorgio.

Questo tempio di pace è immerso nella natura ed è adagiato nel punto più elevato del promontorio. Ecco una passeggiata da Garda attraverso il quale poter ammirare scorci di paesaggio indimenticabili.

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La leggenda di Adelaide e della Rocca di Garda

La Rocca di Garda è un balcone panoramico che affaccia sull’immenso lago di Garda. Dell’antico forte oggi non vi è più traccia e al suo posto vegetazione e natura hanno preso il sopravvento.

Eppure, raggiungere la cima del monte San Giorgio è un’esperienza da vivere sia per i sentieri naturalistici sia per l’esclusivo panorama che offre dall’alto.

Si narra che nel X secolo d.C. Adelaide, figlia di Rodolfo II di Borgogna e Berta di Svevia, fu imprigionata dopo aver rifiutato di sposare Adalberto II.

Quest’ultimo era il figlio di colui che aveva assassinato suo marito, ossia Berengario II che avvelenò l’allora Re d’Italia, Lotario I. Rinchiusa tra le mura della fortezza, la regina non si perse d’animo e continuò a cercare una soluzione per fuggire dalla Rocca di Garda finché un giorno non vi riuscì.

Dopo mesi di prigionia, aiutata da un pescatore e un frate, la giovane donna riuscì a scappare sotto copertura e a raggiungere la rocca di Canossa.

Qui ella chiese aiuto ad Ottone I che si lanciò all’attacco dell’usurpatore del trono d’Italia. Infine, Adelaide e Ottone I si unirono in matrimonio acquisendo il titolo di Regina e Re di Francia e d’Italia.

Ma ora è giunto il momento di scoprire questo antico forte italico più da vicino.

passeggiata da Garda, sentiero naturalistico per Rocca di Garda ed Eremo di San Giorgio

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Passeggiata da Garda verso l’antica Rocca di Garda

La leggenda aleggia ancora oggi in questo pizzo roccioso che non solo ne è il custode, ma è anche il testimone di tali antiche imprese. Ma ciò che meraviglia ancor più è il paesaggio naturale che incanta chiunque lo osservi.

Per questa ragione, passare per questo angolo di paradiso e rinunciare ad un’escurisione così affascinante sarebbe un vero peccato.

Ecco come arrivare alla Rocca di Garda con una passeggiata da Garda.

Come arrivare alla Rocca di Garda e all’Eremo di San Giorgio

La passeggiata da Garda che porta alla Rocca e all’Eremo di San Giorgio ha origine nei pressi del cimitero di Garda. Difatti, è da qui che è iniziata anche la nostra escursione.

Se siete fortunati, troverete anche voi un parcheggio libero gratuito a lato del cimitero. E una volta lasciata l’auto, comincia l’avventura.

Seguendo la segnaletica per la Rocca di Garda e l’Eremo di San Giorgio, affrontiamo il primo tratto di strada che costeggia il sentiero della statua della Madonna del Pign.

Saliamo ancora e oltrepassando alcuni vigneti, giungiamo ad un bivio. Qui è possibile procedere in due direzioni opposte. A sinistra la nostra via, a destra un percorso ad anello per EE – Escursionisti Esperti.

Il sentiero è attrezzato e presenta scalini artificiali in legno. Ciò consente ai visitatori di percorrere il sentiero anche nei periodi più freddi.

Una volta entrati nel bosco siamo travolti da una vegetazione lussureggiante. D’altronde, a settembre la flora locale è rigogliosa e il clima più mite lo rende ideale per le escursioni.

Non a caso siamo accolti da un paesaggio luminoso e verdeggiante che ci ha accompagnato per tutto il percorso. E in particolare, fino a poco prima di raggiungere la Rocca di Garda.

veduta dalla statua della madona di Pign, passeggiata da Garda sul sentiero verso Rocca di Garda e Eremo di San Giorgio

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Sentiero per l’Eremo di San Giorgio

Ignari di cosa potesse realmente essere la Rocca di Garda, raggiungiamo l’altopiano situato sulla sommità del promontorio. Qui, in cerca di tracce delle antiche rovine, vaghiamo tra gli alberi e gli arbusti nel vano tentativo di intravedere le mura del forte.

Chiaramente, essendo stato demolito in tardo medioevo, la nostra ricerca non ha portato a nulla. Ma in compenso, ci ha permesso di ammirare l’incredibile balcone naturale su Garda e Torri del Benaco.

Il panorama è mozzafiato e a tratti somiglia a certe vedute che si susseguono percorrendo il noto sentiero degli dei sulla Costiera Amalfitana.

Esploriamo l’area incuriositi e affascinati. Il contesto naturale e il promontorio sono anche il posto ideale per scattare qualche foto. Perché non approfittarne?

A fine perlustrazione percorriamo un breve tratto a ritroso per imboccare il sentiero che conduce all’Eremo di San Giorgio.

L’Eremo di San Giorgio è un edificio sacro appartenente all’ordine dei monaci benedettini camaldolesi. Fondato nel 1663, l’eremo è adagiato nell’entroterra del lago di Garda a pochi chilometri da Bardolino. Ad oggi risiedono circa una dozzina di monaci al suo interno e talvolta, è meta di uomini in cerca di ritiro spirituale e pace.

passeggiata da Garda all'eremo di San Giorgio - percorso escursionistico da Rocca di Garda

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Eremo di San Giorgio

Dalla Rocca di Garda raggiungiamo l’Eremo di San Giorgio in circa quindici minuti. Il sentiero taglia attraverso la vegetazione e si apre verso la fine nei pressi di una cappella.

Una volta qui, ecco un viale pullulante di maestosi cipressi che accompagnano i visitatori fino ai cancelli dell’edificio sacro. L’eremo è aperto solo un paio d’ore al mattino e un paio d’ore il pomeriggio, pertanto, per visitarlo bisogna informarmi in precedenza.

Ad ogni modo, affrontare questa escursione vale sempre la pena e l’atmosfera è frizzante anche se in perenne quiete.

Affrontare quindi questa passeggiata da Garda è un’esperienza da non perdere. Completamente immersa nella natura, per la maggior parte del tempo il leit motiv è scandito da un fruscio di foglie e dallo scricchiolio di rami, spezzati al nostro passaggio.

Un’escursione rigenerante che consente di esplorare lo sbalorditivo panorama della Rocca di Garda e rivivere il silenzio e la pace tipici di un eremo come quello di San Giorgio. Tutto questo contornato dalla magnifica visione del lago di Garda.

Passeggiata del lago di Ledro – Valle di Ledro in Trentino

Passeggiata del lago di Ledro: a piedi e in bici. Nella valle di Ledro sorge un lago racchiuso tra i pendii delle Alpi Ledrensi. Famoso per essere tra i più belli della regione, il lago di Ledro è una perla del Trentino.

Autore: Raianaraya Nature Experience

Incastonato tra le verdeggianti Alpi Ledrensi del Trentino, sorge un bacino situato a pochi passi da Riva del Garda. Qui, con uno scenario alpino da sfondo, ha origine uno straordinario lungolago che conduce da Molina di Ledro a Pieve di Ledro. La passeggiata sul lago di Ledro è un’escursione facile da poter affrontare a piedi o in bici. Ma dove si trova la valle di Ledro?

La valle di Ledro è una perla del Trentino che vanta una biosfera naturalistica e un patrimonio storico-culturale tutelati anche dall’UNESCO. Adagiata tra il lago di Garda e le Dolomiti, questa oasi naturalistica si trova a meno di mezz’ora di auto da Riva del Garda. La valle è anche conosciuta per le palafitte risalenti all’Età del Bronzo. Infatti, questi reperti dal 2021 sono riconosciuti come patrimonio dell’umanità.

passeggiata lago di ledro spiaggia in trentino

Passeggiata del lago di Ledro, spiaggia e percorso

Il lago di Ledro è facilmente raggiungibile da Limone e Riva del Garda, ma nel nostro caso, abbiamo imboccato la strata statale da Pregasina. Infatti, ci siamo diretti al lago dopo aver affrontato un sentiero panoramico vicino Riva del Garda sulle Alpi del Ledro e solo dopo aver conquistato Cima Larici e il suo belvedere.

Giunti a Molina di Ledro, abbiamo parcheggiato l’auto nei pressi della spiaggia del lago di Ledro. Vista la fame, abbiamo prima optato per un pranzo e poi ci siamo lanciati in questa passeggiata lungolago. Ecco gli step di questo percorso:

  • Molina di Ledro
  • Museo delle Palafitte del lago di Ledro
  • Lago di Ledro, spiaggia Besta
  • Mezzolago
  • Spiaggia Mezzolago Ledro
  • Spiaggia Pieve di Ledro

A Molina di Ledro si trova il museo delle palafitte, ossia un centro culturale dove sono custoditi reperti risalenti all’Età del Bronzo. Noi abbiamo desistito per via delle tempistiche e abbiamo continuato con il nostro itinerario. La passeggiata sul lago di Ledro è semplice e presenta un dislivello inferiore ai 50 metri. Inoltre, sono molti i ciclisti che percorrono questa strada. Infatti, data la buona condizione del manto stradale, questo percorso è adatto anche alle mountain bike.

Il lungolago vanta delle spiagge di modeste dimensioni che permettono di trascorrere del tempo in relax tra le Alpi del Ledro. L’acqua cristallina e la natura incontaminata regalano momenti di pace in uno scenario contornato da montagne e vegetazione. La passeggiata è lunga circa 4 chilometri e abbiamo impiegato meno di un’ora per raggiungere Pieve di Ledro.

passeggiata del lago di Ledro in Trentino, valle di Ledro

Giro del lago di Ledro, valle di Ledro

Il bacino più vasto della Val di Ledro è interamente costeggiato da vie ciclabili e da strada asfaltata. Pertanto, oltre alla semplice passeggiata, il lago di Ledro offre alternative più entusiasmanti. Ad esempio, il giro del lago è un itinerario per lo più ciclabile che costeggiando le sponde ricopre l’intero perimetro dello specchio d’acqua. Al contempo, affrontare delle distanze più lunghe a piedi permette di osservare con più attenzione la natura circostante.

In questo caso, una volta giunti a Pieve di Ledro, il percorso prosegue dalla parte opposta oltrepassando il torrente Massangia. L’itinerario è facile come nel primo tratto, ma attraversa una zona più silenziosa. La distanza totale da Molina di Ledro per chiudere l’anello è di circa 9 chilometri. In fin dei conti, questa è una passeggiata rilassante in una delle valli più affascinanti del Trentino e delle Alpi Ledrensi.
Raianaraya Nature Experience

Sentiero panoramico Riva del Garda: Pregasina – Punta Larici sul Lago di Garda

Pregasina – Punta Larici è un sentiero panoramico vicino Riva del Garda che affaccia sulle acque cristalline del Lago di Garda. Ecco un trekking facile che si intreccia con l’anello di Limone sul Garda.

Autore: Raianaraya Nature Experience

Il Lago di Garda è lo specchio d’acqua più grande d’Italia. Le sue sponde brulicano di borghi medievali bagnati da acque cristalline. Per questo, un gran numero di turisti è così attratto dal bacino che ogni anno ritorna qui per trascorrere le vacanze in pieno relax. Riva del Garda è di sicuro uno dei borghi più frequentati e vivaci della zona. Inoltre, situato ai piedi delle montagne trentine, il borgo offre diverse opzioni escursionistiche, dalle più facili alle più complesse. Tra le diverse possibilità, Pregasina – Punta Larici è un sentiero panoramico vicino Riva del Garda che termina con un balcone naturale sulle splendide acque del lago.

Adagiata sulle sponde Nord del Lago di Garda, Riva del Garda è una Miami in miniatura che pullula di appassionati di windsurf e Kite surf. In particolare, da maggio a settembre, lo sport acquatico conquista la scena e rende il tutto alquanto pittoresco.

Al contempo, ciclismo ed escursionismo sono parte integrante della vita locale, infatti, chiunque ne approfitta per esplorare la natura selvaggia e incontaminata. Questo è ciò che è successo anche a noi! Finalmente liberi da impegni, siamo partiti per visitare il bacino idrico e immergerci in questa nuova avventura.

Sentiero panoramico Riva del Garda – come arrivare

Pregasina è un borgo montano situato a pochi chilometri da Riva del Garda. Per raggiungere il paesino basta seguire le indicazioni per la Val di Ledro. Infatti, noi siamo giunti senza problemi a destinazione in poco più di10 minuti e abbiamo parcheggiato l’auto nel piazzale sottostante alla chiesa di San Giorgio in Pregasina.

Questo è il punto ideale per la partenza poiché vicino al primo segnavia per il sentiero. Dal parcheggio di Pregasina abbiamo raggiunto la chiesa, ossia il luogo da cui parte il trekking panoramico Pregasina Punta Larici. Attenzione, non fatevi ingannare dalle tempistiche della segnaletica, più di una volta sono errate.

Ad ogni modo, abbiamo imboccato il sentiero panoramico vicino Riva del Garda intorno alle 8 del mattino. Il meteo a Riva del Garda era incerto e il sole stentava a filtrare tra gli strati di nuvole. Eppure, abbiamo intrapreso l’escursione con entusiasmo lanciandoci in questa avventura carichi e motivati. Il primo tratto è in cemento e prosegue così fino a Bocca Larici.

Questa via è percorribile anche in mountain bike, infatti, sono tanti i ciclisti che abbiamo visto salire. Nei primi metri di cammino abbiamo potuto ammirare la splendida costa del lago di Garda con i suoi vertiginosi strapiombi. Il bacino costellato di centinaia di vele sembrava un dipinto su tela e ricordava in qualche modo scene dell’oceano. Infatti, come in Australia, i surfisti occupavano ogni spazio a disposizione nell’acqua per sfruttare le onde e le correnti più vantaggiose.

Ciclamino sul sentiero Pregasina - Punta Larici, Lago di Garda

Da Pregasina a Punta Larici: il percorso nel bosco

Il nostro itinerario Pregasina – Punta Larici prevedeva queste tappe:

  • Pregasina
  • Bocca Larici
  • Punta Larici
  • Malga Palaer

Quest’ultima solo se il tempo avesse tenuto. Pertanto, avremo dovuto cominciare con il seguire per Bocca Larici e conquistare Punta Larici. Infine, se tutto fosse andato secondo i piani, avremmo potuto raggiungere Malga Palaer. Per arrivare a Bocca larici abbiamo affrontato il tratto in cemento per poi immergerci nel bosco.

In pratica, si può arrivare a Punta Larici per tre vie differenti, ma collegate tra loro. Il primo è il più semplice ed è sulla pista ciclo-pedonabile. Il secondo sentiero segue il bosco tagliando tra la vegetazione e attraversando in alcuni punti la ciclabile. Infine, a circa metà del percorso panoramico nasce il sentiero EE, per Escursionisti Esperti che sale sulle Alpi di Ledro attraversando la cresta di Pregasina.

Noi abbiamo optato per la seconda e abbiamo attraversato il bosco salendo per le rocce e i canaloni che per chi volesse conducono fino a Passo Rocchetta. Il sentiero nella vegetazione è silenzioso e al mattino nei giorni infrasettimanali è deserto. Abbiamo percorso le pendici in piena armonia con la natura osservando gli alberi, i tronchi, le foglie, i rivoli e le rocce lungo il sentiero. Così, in circa due ore, raggiungiamo una destinazione inaspettata.

il fontanile della malga palaer, punta larici, lago di Garda

Arrivo alla Malga Palaer

Siamo giunti ad uno scollinamento dopo un paio d’ore di salita. Qui ci siamo ritrovati davanti ad una fontana. Poco più distante, abbiamo notato un casale in legno circondato da un prato verde. Così, ci siamo avvicinati per capire cosa fosse e dove fossimo giunti. Il sentiero è ben segnato lungo tutta la via, ma ad ogni modo, talvolta, qualcosa può sfuggire all’occhio; e In effetti, avevamo proseguito su per il bosco perdendo di vista la direzione giusta, giungendo a quella che doveva essere solo una meta secondaria, ossia la Malga di Palaer.

Increduli e soddisfatti abbiamo intrapreso il sentiero in sterrato che conduce a Bocca Larici. Dalla Malga di Palaer, 1,169 metri s.l.m. abbiamo cominciato a scendere verso Larici. In effetti, avevamo raggiunto già la meta più elevata e ora ci toccava tornare indietro. Da Pregasina a Punta Larici, la via normale non prevede il tratto conclusivo che noi abbiamo affrontato.

Questo perché dalla Malga di Palaer si può proseguire verso il Passo Rocchetta che si raggiunge in poco più di un quarto d’ora. Nel nostro caso, prima o dopo poco contava. Così abbiamo raggiunto Bocca Larici e infine, Punta Larici. Quest’ultimo tratto è molto esposto, ma a meno che non si soffra di vertigini è adatto a tutti.

Punta Larici, cima Larici da Pregasina, escursione sulle Alpi del Ledro

Punta Larici e la veduta sul lago di Garda

Giunti al termine del sentiero panoramico, Riva del Garda appare straordinaria. Punta Larici è uno spiazzo in roccia che si apre verso il lago di Garda. Adagiato nella Val di Ledro e tra le Alpi di Ledro, questo balcone panoramico è immerso nella natura e offre uno degli scenari più affascinanti della zona.

Qui il lago di Garda risplende di luce propria mentre le pareti rocciose sprofondano verso valle e incantano per le connessioni che instaura con la natura. Il belvedere è una ricompensa pazzesca che supera ogni aspettativa e anche noi, a tale visione, siamo stati sopraffatti da cotanta bellezza.
Raianaraya Nature Experience

Belvedere Trieste, la passeggiata per la via Napoleonica

La via Napoleonica o via vicentina è un percorso panoramico con un ampio belvedere su Trieste. La passeggiata, inaugurata nel 1830, vive nella leggenda. Questa è la nostra esperienza sulla strada napoleonica.

La via Napoleonica e il belvedere su Trieste

La via vicentina, meglio nota come via Napoleonica, è un percorso panoramico con un belvedere su Trieste. La passeggiata, lunga circa quattro chilometri, costeggia le rocce carsiche su un sentiero in falso piano in discesa.

Il punto di partenza è Opicina, ossia il borgo triestino noto per il maestoso obelisco che segna il cancello della strada napoleonica. Infatti, da qui ha inizio un cammino impregnato di leggenda che affascina con i suoi ampi scorci sul golfo di Trieste.

Una leggenda vuole che la via napoleonica fosse stata inaugurata dalle truppe di Napoleone. Con maggiore probabilità invece è più convincente la storia che si cela dietro alla via vicentina e al suo nome.

Infatti, questo è anche il nome dell’ingegnere che ha progettato la suddetta strada, ossia Vicentini. Pertanto, è plausibile che questa sia la fonte più accreditata. Ad ogni modo, un alone di mistero ancora permane sulla strada e le sue origini.

Trieste in un primo momento non era nel nostro itinerario. Infatti, l’ultima regione nel nostro viaggio on the road doveva essere il Trentino Alto Adige.

Ma a causa del meteo incerto e di condizioni atmosferiche quasi invernali, abbiamo dovuto desistere e cercare soluzioni alternative. Un belvedere a Trieste e la strada napoleonica non erano che silenziose e lontane entità distanti dai nostri pensieri.

Ma dopo un’attenta analisi meteorologica, il Friuli Venezia Giulia sembrava presentarsi come la destinazione migliore. Così, ci siamo recati sul Carso per trascorrere gli ultimi giorni in viaggio tra le montagne in Italia.

via napoleonica da Opicina a Prosecco

Friuli Venezia Giulia: dalla Val Rosandra alla Via Napoleonica

Raccogliendo le ultime forze, ci siamo lanciati nell’ultima impresa del nostro viaggio sulle Alpi on the road. La prima meta del Friuli è stata la Riserva Naturale della Val Rosandra. Qui abbiamo potuto ammirare gli scenari del monte Carso e affrontare un’escursione nella natura al confine tra la città di Trieste e la Slovenia.

Mentre, il giorno seguente, abbiamo percorso la via Napoleonica, un sentiero panoramico che ha origine dal borgo di Opicina e conduce alla frazione di Prosecco.

L’inizio della strada napoleonica è caratterizzato dal noto obelisco di Opicina, ossia un monumento inaugurato in onore dell’imperatore Francesco I.

Giungendo al piazzale commemorativo, in auto o in bus, chiunque può affrontare questo tratto di strada con panorama su Trieste.

Nel nostro caso, abbiamo parcheggiato l’auto nei pressi dell’obelisco in un parcheggio gratuito. Da qui abbiamo seguito la strada fino al belvedere di Trieste dove abbiamo iniziato la nostra passeggiata napoleonica.

Il meteo di Trieste era incerto, ma il desiderio di portare a termine questa avventura vinceva sopra ogni paura. Così, senza timore, siamo partiti per la nostra via napoleonica e in buona compagnia abbiamo iniziato a muovere i primi passi su questo suolo leggendario.

Al principio, ci siamo accorti subito di alcune targhe di metallo. Placche in acciaio che segnalano le varie tappe della via napoleonica. Infatti, ad ogni intervallo di alcune centinaia di metri, queste scandiscono i chilometri del percorso panoramico.

falesia, parete alpinistica strada napoleonica belvedere Trieste

Belvedere Trieste e la falesia

La strada napoleonica prosegue adagio tra la lussureggiante vegetazione e le rocce carsiche per 3,7 chilometri. Abbiamo camminato poco più di mezz’ora prima di raggiungere la fine del sentiero in ghiaia e immetterci nella coda del percorso.

Il tratto finale della via è ricavato dalla roccia e da ciò hanno avuto origine alcune delle rinomate pareti di arrampicata della falesia. Queste sono parte di una costa rocciosa con pareti a strapiombo sul golfo di Trieste.

Palestra di arrampicata naturale, la falesia affascina per la sua storia e le caratteristiche pendenze a picco. Qui sorge il monumento ai caduti in onore di Enzo Cozzolino. L’alpinista triestino ha rivoluzionato il modo di arrampicare in Europa, perdendo la vita a soli 24 anni.

Questo memoriale serve da monito all’uomo, in quanto la natura è selvaggia e va rispettata. Al contempo, il belvedere di Trieste, il percorso panoramico e la falesia si fondono in un unico scenario mozzafiato. Dalle pareti di arrampicata il golfo di Trieste è nitido e risplende con la luce dei raggi del sole.

Abbiamo ammirato con entusiasmo le aspre e scoscese rocce carsiche. In quel frangente, solo pochi si cimentavano nella scalata della parete. In effetti, il tempo non era dei migliori e gli alpinisti avranno preferito evitare ogni dubbio. Il silenzio del momento, il panorama a 180° e la pace della via napoleonica donavano un tocco di magia.

D’altronde, se la strada è avvolta dalla leggenda, le ragioni devono risiedere anche nell’atmosfera che si respira qui, a pochi passi dall’incantevole castello di Miramare.

Prima di lasciare il sentiero, abbiamo visitato il tempio mariano di Monte Grisa, un’architettura moderna che si può scorgere dal lungomare di Trieste. Denominato durante la giornata come un trapezio isoscele, questa creazione cristiana sfigura la città di Trieste dall’alto della montagna.

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Il Castello di Miramare di Trieste

Finalmente, abbiamo lasciato la via napoleonica e ci siamo recati verso il principesco castello di Miramare. Questo è un capolavoro di architettura e botanica che concilia arte e natura, custodendo numerose piante tropicali. La meraviglia di questa opera ha cancellato il nostro palese disgusto per il tempio mariano appena visitato.

Così ci siamo lanciati nell’esplorazione di questo splendore architettonico voluto da Massimiliano d’Asburgo nel 1855. Il progetto affidato ad un ingegnere austriaco riprende le forme e i tratti indistinti viennesi. Inoltre, il parco di Miramare custodisce un ecosistema in cui sopravvivono numerose specie di piante tropicali. Infatti, una passeggiata nella residenza asburgica è il modo migliore per poter osservare queste rarissime varietà floreali.

Il castello di Miramare presenta un molo da cui poter scrutare l’orizzonte e ammirare il golfo. Infatti, questo è uno dei più suggestivi belvedere di Trieste ed è contornato di vegetazione, cormorani, cigni e soprattutto dall’Adriatico. Il nostro viaggio on the road è terminato proprio qui, nell’esatto opposto da cui era cominciato. Miramare e la via napoleonica segnavano la fine del nostro itinerario on the road sulle Alpi.

Questo viaggio è iniziato in Val d’Aosta, al cospetto del Monte Bianco ed è giunto alla conclusione in Val Rosandra, nella città di Trieste. In 14 giorni abbiamo percorso oltre 2.000 chilometri a bordo del nostro van, esplorando le Alpi in lungo e largo. Un’avventura che resterà impressa nella nostra mente per tutta la vita. Mentre, il castello di Miramare è la tappa finale.