Una terra meravigliosa come l’Abruzzo riesce ad offrire scenari naturali mozzafiato e una fauna selvatica tra le più variegate d’Europa
Autore: Danilo D’Onofrio
Il vecchio sentiero, usato fino a decenni prima da boscaioli e pastori, si snodava nella fitta faggeta che, quando cominciava a diradarsi, lasciava spazio alle radure appena lambite dai primi raggi del sole. Procedevo lentamente e silenziosamente, quasi certo che in quella landa selvaggia, come tante altre volte, avrei potuto imbattermi in qualche incontro ravvicinato.
È bello scoprire i propri sensi allenati, sempre all’erta al minimo fruscio, allo schiocco non distante di un ramo spezzato, all’ombra furtiva tra gli alberi, all’odore del selvatico, alle impronte sulla terra o sulle ultime macchie di neve primaverile, ad alberi scortecciati e massi ribaltati, firma inconfondibile di presenze stabili ma difficilmente individuabili, come fossero fantasmi invisibili. Invece sono gli unici e legittimi abitanti delle nostre montagne, per decenni sempre in bilico tra vita ed estinzione, tra caccia, bracconaggio spietato e salvaguardia di paladini della conservazione.
Viviamo in uno dei paesi più industrializzati al mondo. La nostra regione è a due passi dal traffico della capitale: la vita pulsante delle piazze cittadine, nastri di asfalto per carovane fumose e sterrate per il divertimento dei centauri fuorilegge.
Ma la fauna selvatica riesce a convivere con tutto questo, spesso ne paga le conseguenze nell’esporsi troppo e scontrarsi con tonnellate di acciaio; ma sopravvive e si adatta, sempre più numerosa. Con un po’ di fortuna, abbiamo la possibilità di poterla osservare nel proprio ambiente, nel silenzio del cuore della natura e lontano dal carosello delle nostre esistenze.

Avvistamenti nella Natura Selvaggia
Tante volte, vicino quelle pozze d’acqua tra il limitare del bosco e le creste tutte intorno, ho avuto la fortuna di osservare cervi col loro seguito di femmine nel periodo della riproduzione e combattimenti a suon di incornate tra i maschi adulti. Mentre mi avvicinavo, sentivo i bramiti che facevano eco tutto intorno, ma stranamente non ne sentivo arrivare dalla zona delle pozze dove ero diretto.
Poco dopo capii il motivo osservando un lupo solitario venire da quella direzione e allontanarsi lentamente verso il bosco. Mi accovacciai e lo lasciai passare senza che potesse accorgersi di me…o almeno era quello che speravo! Proseguii con passo ancora più attento, fino ad arrivare ad affacciarmi dall’alto sulle pozze, nascosto da una fascia di rocce a una ventina di metri di distanza.
Altri tre lupi, oltre al quarto che si era allontanato, stazionavano proprio nei pressi della pozza, motivo stesso per cui di cervi neanche l’ombra! Ero in una buona posizione, preparai la mia vecchia reflex armandola dell’obiettivo da 400 mm, lentamente e senza far rumore assunsi una posizione comoda evitando di farmi vedere.
L’unica cosa che poteva tradirmi era il clic dell’otturatore e, proprio a quel suono non conosciuto, i tre lupi voltarono di scatto le teste esattamente nella mia direzione. Non potevano vedermi ma sapevano che c’era qualcosa di strano e, all’ennesimo scatto, lentamente si allontanarono ognuno in una direzione diversa, come un tacito accordo in caso di imminente pericolo.

Gli anni degli Appostamenti
È uno dei tanti episodi a cui ho assistito e l’emozione è stata sempre la stessa. C’è stato un periodo della mia esperienza da escursionista in cui mi dedicai all’osservazione della fauna selvatica, caccia fotografica, lunghi appostamenti e notti insonni. Ma osservare gli animali nel loro ambiente ripagava qualsiasi disagio e i ricordi restano cristallizzati insieme all’emozione del momento vissuto.
Con pazienza e costanza, setacciando gli angoli più nascosti delle nostre montagne e con un’esplorazione sistematica, riuscii ad osservare diverse volte l’orso marsicano, lupi, cervi, caprioli, volpi e lepri che sbucavano all’improvviso dai cespugli. Gli animali più difficili da osservare sono i mustelidi, forse anche per le loro abitudini prettamente notturne, motivo stesso per cui li vediamo smembrati lungo le strade investiti dalle auto.
Senza dimenticare la ricca avifauna: il volo superbo ed elegante dell’aquila o del grifone, il ticchettio del picchio sui tronchi rinsecchiti, il frullare delle ali della coturnice, i gracchi delle vette sommitali o il particolarissimo Piviere Tortolino, che dalla tundra artica ha trovato sulla Majella il suo areale di riproduzione.
Ritengo sia un privilegio, un arricchimento, un valore aggiunto quello di praticare escursionismo e avere la possibilità di osservare tante specie in un territorio tutto sommato non molto esteso ma ricco di biodiversità. Ogni gruppo montuoso ha degli aspetti che lo differenziano dagli altri vicini, per non dimenticare poi tutta quella pittoresca zona collinare che degrada in pochi chilometri verso la costa adriatica.
Il flusso di animali selvatici, ormai in costante aumento, colonizza gradualmente anche la fascia pedemontana, le tre vallate principali e i numerosi “fossi”. Questi labirinti e corridoi naturali costellano tutto quel paesaggio fatto di luoghi incolti ma anche di geometrie perfette tra vigneti ed uliveti, campi di grano, distese di girasoli, boschetti misti e querce secolari.

La Resilienza della Fauna Selvatica
Dobbiamo ricordare che soltanto pochi decenni addietro, animali come il lupo o l’orso rischiavano l’estinzione. Mentre il lupo resisteva alle tagliole, anche con migrazioni di centinaia di chilometri, l’orso marsicano, con la sua esigua popolazione concentrata in un piccolo areale, era in serio pericolo per diversi motivi. Nonostante sembri che per il momento il pericolo sia scongiurato, l’orso resta sotto speciale osservazione da parte degli esperti, con un continuo monitoraggio della popolazione e controllo degli spostamenti di individui per natura vagabondi.
Persone della mia generazione, che come me praticano escursionismo dagli anni ‘80, hanno potuto assistere a sostanziali cambiamenti; l’unica costante restano le montagne stesse! Ho assistito al graduale abbandono della pastorizia itinerante, quella che per secoli abitava le grotte della Majella e i vecchi stazzi in pietra che costellavano tutte le nostre montagne.
Ho assistito al graduale ripopolamento di specie di ungulati: cervi sempre più numerosi ormai facili da osservare anche tra le viuzze dei paesi, caprioli una volta sparuti e diffidenti ora vivono fino ai margini delle nostre città, camosci che saltellano agili e numerosi sulle rupi, cinghiali devastanti, l’istrice sempre più presente mentre prima sembrava una leggenda e i lupi che, attratti da tanta selvaggina, arrivano ormai nelle campagne limitrofe.
Anche l’attività venatoria, ormai in declino rispetto a decenni fa, ha contribuito a questa rinascita della fauna in generale. Purtroppo c’è chi si diverte ancora nel piazzare lacci, tagliole e qualche boccone avvelenato. L’ignoranza è dura da debellare, dovrebbe esserci una opportuna e attenta educazione ambientale per le nuove generazioni.
Dobbiamo ringraziare personalità che si sono distinte nello studio delle varie specie di animali selvatici e che si sono battute per la loro protezione insieme alle associazioni locali per la salvaguardia di questo o dell’altro. Modestamente ho dato il mio piccolo contributo informando e segnalando ai forestali o guardaparco di avvistamenti, o se notavo qualche anomalia nei miei giri.

Un avvistamento inaspettato
Nello stesso areale dove avevo intercettato più volte i lupi, più volte ho anche avuto la fortuna di osservare l’altro protagonista dei nostri santuari naturalistici; l’orso marsicano.
Ricordo un anno in particolare. Lo ricordo bene perché mia figlia nacque in aprile e, alla fine di maggio dello stesso anno, ebbi la fortuna di avvistare dall’alto di una cresta nella zona delle Mainarde, un totale di cinque orsi, tre da una parte e altri due divisi dai primi dalla cresta stessa su cui ero appostato.
Era il periodo della riproduzione, forse il migliore per avvistarli. C’erano ancora estese macchie di neve sul terreno, sbucarono dal bosco prima del tramonto e uno di essi ci regalò anche un numero da circo lasciandosi scivolare giù per il pendio disteso sul dorso.
Se dovessi farne un cortometraggio, se dovessi fantasticare su un improbabile filmato sulla fauna selvatica d’Abruzzo, mi verrebbe in mente l’unica colonna sonora che penso appropriata: l’ululato dei lupi tante volte udito nelle notti in montagna; credo sia l’aspetto che più di ogni altra cosa mi abbia lasciato una traccia indelebile.
Natura, fauna e trekking sono solo parte delle meraviglie nascoste dell’Abruzzo, vieni a scoprire questa affascinante regione del centro Italia in Rubrica Abruzzo.
Raianaraya Nature Experience

Autore
Danilo D’Onofrio
Escursionista, amante della natura e dell’avventura. Le montagne abruzzesi sono la sua seconda casa e il suo motto preferito è “Perdersi per riuscire a trovare la giusta via”.