Monte Barone: in cima a 2.044 m per il rifugio Monte Barone in Valsessera

escursione monte barone

Con questo trekking ci troviamo in Piemonte nel biellese, precisamente nel comune di Coggiola, nella splendida area della Valsessera. Il monte Barone ci è stato consigliato con molta foga dal nostro host, a Crevacuore, località in cui abbiamo pernottato per circa un mese per esplorare le magnifiche Alpi al confine tra Monte Rosa e Cervino. Il proprietario dell’appartamento considera il Barone una delle montagne più belle della zona. E devo dire che in effetti è una montagna che merita davvero tanto e lo ringraziamo per questo preziosissimo consiglio.

Da “Le Piane” al monte Barone

monte barone

Informazioni tecniche

Si tratta di un trekking non difficile, ma che impegna costantemente fino in cima. Dal rifugio Monte Barone in poi la salita è più impegnativa e leggermente più tecnica. Ad ogni modo, si tratta di un’escursione adatta a chiunque abbia buona forma fisica e non presenta tratti troppo esposti. Inoltre, fino in cima è verde e si cammina su erba e poca roccia. Difficoltà: EEEscursionisti Esperti.

Altimetria

monte barone

Mappa del sentiero

mappa sentiero trekking monte barone

Partenza: le Piane di Rivò

L’escursione per raggiungere il monte Barone o almeno la via che abbiamo seguito noi è la via normale. Per imboccare il sentiero bisogna raggiungere la località Piane di Rivò. È consigliabile arrivare nella zona del “parcheggio” – che parcheggio non è poiché si lascia l’auto a bordo strada – passando per Coggiola e Viera e non per la strada che passa per Ailoche, in direzione Noveis, molto più selvaggia.

Bisogna salire fino a quando non si cominciano ad incontrare i segnavia del CAI. Nel nostro caso, bisogna seguire il segnavia G8. Si tratta, infatti, della via normale per il monte Barone che giunge prima al rifugio Ciottie successivamente al rifugio monte Barone. Essendo una montagna molto apprezzata nella zona, è semplice capire dove sono i sentieri poiché ci sono auto parcheggiate già dal mattino presto. parcheggiata l’auto, si può finalmente partire all’avventura.

Verso il rifugio “la Ciota”

Il sentiero inizia seguendo il segnavia G1. Si comincia con lievi pendenze e falso piani in salita, prima nel bosco, poi un po’ più scoperto sui pendii. Camminiamo circa 40 minuti prima di arrivare a quella che in passato era un casa forestale. Oggi, invece, il casale è diventato un rifugio, noto come la Ciota. Fino a qui il dislivello è di circa 200 m e ci troviamo a 1.226 m s.l.m.. Poco prima di arrivare al rifugio, si penetra in un fitto bosco di conifere che sembra oscurare tutto il paesaggio circostante. Anche con il sole ben alto in cielo sembra che stia facendo notte al suo interno.

Da questo momento è possibile seguire le indicazioni del G1 che portano ad un altro monte, oppure battere il sentiero segnato come G8. Quest’ultimo è il percorso, che continua zigzagando nel bosco per circa altri 15 minuti e porta lentamente verso il rifugio monte barone.

scarpie trekking monte barone via normale

Le poiane e le “Scarpie”

Seguendo il sentiero no. 1, usciamo dal fitto bosco e raggiungiamo una sorta di scollinamento da cui si intravede per la prima volta, quando non vi è troppa nebbia, la sagoma del rifugio. Lo intravediamo da lontano, ma la strada da percorrere è ancora lunga. Prima di proseguire, avvistiamo una magnifica poiana che a tratti si avvicina immobile in cerca di piccole prede da cacciare.

Iniziamo a salire un po’ più a fatica, ma è un percorso misto che permette di alternare momenti di moderata salita a brevi intervalli quasi in piano. Il terreno è ben battuto e non è privo di rocce di varie dimensioni che costellano l’intero sentiero. Procedendo sul sentiero, ad un certo punto rientriamo in un fitto bosco e ne riusciamo dopo qualche minuto per raggiungere una scalinata ricavata dalla roccia: un caratteristico percorso noto come “Scarpie”, situato a poco più di 30 minuti dal rifugio Cioti.

Gli scalini sono ricavati lavorando la roccia viva o collocati a mano. Sono stati assicurati poi con puntoni di metallo anche dal CAI e oggi risulta essere una parte abbastanza scenografica. In questo tratto, si percorrono degli scalini talvolta un po’ esposti, ma anche per questo il tratto è stato attrezzato con una corda che accompagna fino alla fine dei gradoni.

In verità, a meno che non si soffra di vertigini – per cui sarebbe meglio evitare di intraprendere questa escursione – lo spazio sugli scaloni è abbastanza ampio e, eccetto condizioni climatiche avverse, la corda non dovrebbe servire se non in caso di necessità, specie se si è abituati ai trekking. Inoltre, è da ricordare che si tratta di un sentiero adatto ad Escursionisti Esperti (EE), quindi, bisogna non solo essere ben allenati, ma anche avvezzi e abituati a tali imprese.

Il rifugio monte Barone – CAI Valsessera, 1.587 m

Terminata l’affascinante scalinata delle Scarpie, si giunge dopo poco su un sentiero praticamente in piano che costeggia la dorsale sul lato sinistro nel verso di camminata. Siamo avanzati ancora 20 minuti prima di raggiungere gli ultimi pochi “tornanti” in salita che conducono al Rifugio Monte Barone del C.A.I. Valsessera.

rifugio monte barone

La nebbia purtroppo era tanto fitta e in alcuni momenti non si riusciva a scorgere nemmeno lo stesso rifugio. Ma il fascino della montagna crea una magia unica nel suo genere, capace di incantarti anche con la peggiore condizione meteo. Prima di avanzare verso il monte Barone ci siamo fermati a bere un ottimo sciroppo di sambuco mentre ci assaliva un dubbio: “saliamo ancora o torniamo?”

La verità è che la nebbia continuava a calare e chi era già stato su in cima, ci confermava che non si riusciva a vedere nulla del fantastico panorama sul Monte Rosa che ci poteva essere. Ma la voglia di arrivare in cima era tanta e un po’ di nebbia non poteva contrastare i nostri piani. È così che decidiamo di proseguire e lanciarci verso l’ultimo, ma il più lungo e faticoso, tratto dell’escursione.

trekking sul monte barone da Coggiola

Arrivo in cima

Il primo tratto, appena dopo il rifugio monte Barone, ha una pendenza criminale. Per salire più agevolmente si procede su una sorta di vecchio rivolo con pietre sparse. Camminando sull’erba, al contrario, in alcuni tratti, sembra di perdere l’equilibrio e di ribaltarsi all’indietro, e meno male che non avevamo zaini pesanti.

Superiamo questa prima e relativamente “breve” salita e al crocevia, procediamo verso sinistra, avanzando verso uno dei monti più amati nel biellese, o forse il più bello in zona, ma questo è soggettivo e ognuno ha i suoi canoni di scelta. Qui inizia il tratto di sentiero più bello a nostro avviso che conduce in cima zigzagando su una cresta verde e rigogliosa.

Questa ultima parte, dove si distribuiscono più della metà degli oltre 1000 metri di dislivello, è faticosa, e in alcuni tratti anche un po’ tecnica. Ma è davvero uno spettacolo della natura. Nonostante la vista offuscata verso il basso, la nebbia ha creato un gioco di ombre e di luce che a noi sembrava di camminare tra le nuvole. Dinanzi agli occhi solo la cresta, tutto il resto coperto da una spessa coltre bianca. Noi e il sentiero. Immagina un sentiero e tutto intorno solo bianco, vuoto, quasi come se si fosse sospesi in aria, come per magia. Anche noi diventiamo nuvole, sospesi nel bel mezzo del nulla.

Dopo circa un’ora dal rifugio, giungiamo in cima tra ripidi pendii su rocce ed erba. Il dislivello è colmato tutto in poco tempo. In alcuni tratti, specie quelli finali, bisogna scavalcare alcune rocce più grandi costringendo a prestare più attenzione. Appena poco prima di arrivare in cima, si passa a lato di una piccola cappella con una campanella. Ed è questo il segnale dell’arrivo. Ancora qualche passo e si giunge dinanzi alla rosa dei venti.

Raggiungiamo quota 2.044 metri e conquistiamo così un’altra cima del Piemonte, la cima di una montagna stupenda che porteremo davvero sempre nel cuore. Il monte Barone stupisce anche con la nebbia. E fortunatamente, essendo già stati sul massiccio del Monte Rosa, non ci è nemmeno pesato troppo non vedere quel panorama, anche se chissà che un giorno non si possa ritentare.

monte barone via normale

La via del ritorno

La discesa è la stessa da cui si è saliti. Bisogna, quindi, ripercorrere l’intero sentiero a ritroso. Per rifocillarsi o godersi un po’ il momento, si può anche approfittare della cucina dei rifugi o di una bella birra fresca.

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