Trekking Alpi Bergamasche, un’escursione di una giornata con partenza da Valbondione e arrivo al Pizzo Recastello transitando per lo splendido Lago del Barbellino, a pochi passi dal Rifugio Antonio Curò. Un’altra avventura nella natura di questo incredibile viaggio on the road sulle Alpi

Autore: Raianaraya Nature Experience

Dal perenne riflesso del monte Cervino nello splendente lago blu, il nostro viaggio on the road ha visto per la prima volta un cambio di regione. Lasciando alle nostre spalle la selvaggia e magnifica Val d’Aosta,ci siamo addentrati nella vicina Lombardia. Era diverso tempo che eravamo alla ricerca di un’escursione sulle Alpi Occidentali lombarde e finalmente, grazie alla preziosa compagnia di un carissimo amico, abbiamo potuto ammirare alcuni dei paesaggi più panoramici delle Alpi Orobie bergamasche.

Nel corso dell’ultima settimana, in dolce compagnia, avevamo assistito a scenari naturalistici mozzafiato e avevamo affrontato trekking con un dislivello totale pari a circa 6.000 metri. Una bella scarpinata dal riscontro univoco: un’esperienza stupenda che continuava a regalare emozioni nonostante la stanchezza e le condizioni atmosferiche avverse.

Adesso, quasi ad una settimana dall’inizio del nostro viaggio on the road, la meta di giornata andava delineandosi sempre più, anche se fino all’ultimo momento, la location è rimasta un segreto. Infatti, il caro Alessio, compagno di questa avventura, ci ha tenuto all’oscuro da tutti i suoi piani per intensificare il grado di suspense per la giornata di trekking.

Ecco come è cominciata questa nuova avventura!

Lago di Como, Madonna del Ghisallo

Madonna del Ghisallo, lago di Como

Il giorno precedente, dopo aver esplorato le meraviglie della Valtournenche, abbiamo lasciato Cervinia e la Val d’Aosta per raggiungere il lago di Como. A bordo del nostro van ci siamo lanciati nel lungo serpentone che conduce a valle e dopo alcune ore di giuda, siamo giunti al cospetto del decantato lago del Manzoni. Qui, da un balcone panoramico, abbiamo aspettato che le luci del giorno lasciassero questo mondo e che il cielo si costellasse di flebili lumi. Le danze variopinte del tramonto avevano dipinto di un fievole rosso l’intero paesaggio e lo specchio d’acqua lesto rifletteva al suo interno l’opera d’arte di giornata.

Al mattino, ci siamo svegliati nei pressi del rinomato Santuario Madonna del Ghisallo. Qui, in genere, un infinito andirivieni di ciclisti affolla le strade e ogni pellegrinovisita quello che è conosciuto come il Tempio dei ciclisti.Una terrazza sul lago di Como con uno sguardo oltre le suntuose bellezze paesaggistiche del bacino e una panoramica alquanto suggestiva. Alle cinque di mattina tutto taceva, il silenzio ancora dominava e noi eravamo pronti per raggiungere Alessio e la sua compagna, Marianna, per questo nuovo itinerario alla scoperta delle Alpi Orobie bergamasche.

Una volta riuniti, siamo partiti in direzione Valbondioneverso il punto di partenza dell’escursione. Durante il viaggio, finalmente viene anche svelato l’itinerario del trekking sulle Alpi bergamasche: Pizzo Recastello, via rifugio Antonio Curò. Abbiamo viaggiato in auto un paio d’ore prima di giungere a destinazione dove abbiamo incontrato gli ultimi due membri della compagnia. Qui, ad un baretto del paese abbiamo approfittato per fare una buona colazione con caffè e croissant. Infine, entusiasti, abbiamo intrapreso la nostra escursione.

Lago di Barbellino, Rif. Antonio Curò

Sentiero panoramico CAI n. 305

In sei ci siamo lanciati in questa avventura sulle Alpi bergamasche. Da Valbondione siamo saliti su strada asfaltata per una decina di minuti fino al bivio con le prime segnaletiche. Abbiamo svoltato a destra verso il sentiero panoramico CAI n.305, seguendo per il rifugio Antonio Curò e abbiamo iniziato a salire su di un tratto in sterrato leggermente in pendenza e immerso completamente nel bosco.

In circa dieci minuti abbiamo lasciato alle nostre spalle il percorso più impegnativo per immetterci nel sentiero panoramico dove è iniziato il lungo cammino verso il rifugio Curò. Questa via ciclopedonale ha una pendenza moderata e sale regolare per la maggior parte del tragitto. Ben curato e per nulla complicato, il sentiero CAI n. 305 è di difficoltà Escursionistico – E, quindi è praticabile da chiunque volesse tuffarsi in un trekking sulle Alpi bergamasche.

Il sentiero è molto ampio e fino alla stazione a valle della teleferica del rifugio Antonio Curò è in ottime condizioni. Sono molte le mountain bike che sfilano tra gli escursionisti per raggiungere il lago di Barbellino, infatti, la pavimentazione poco sconnessa e la mulattiera ben tenuta consentono agli appassionati di scalare i pendii di questa parte delle Alpi Orobie anche in bicicletta. Certo è che le altezze sono importanti e i rischi in montagna sono sempre dietro l’angolo, pertanto, è pur sempre necessario prestare molta attenzione durante queste imprese e rispettare l’imprevedibilità e la grandezza della natura selvaggia.

Sentiero Panoramico CAI n. 305, panorama, Valbondione

Escursione Rifugio Antonio Curò

Nella prima ora e mezza di escursione i pendii sono piuttosto moderati e i tratti in pendenza lievi. Il vero trekking comincia a presentarsi dal momento in cui si imbocca la mulattiera. Infatti, è proprio qui che su terra battuta si inizia un lungo zigzagare di tornanti che lentamente conducono alla prima tappa di giornata, il rifugio Antonio Curò.

Avanzando a passo regolare, abbiamo affrontato i diversi tratti del sentiero panoramico CAI n. 305 restando ammaliati dalle vedute mozzafiato su Valbondione e dalla schiera di cime che circondavano il nostro cammino. Nell’ultima mezz’ora, una lunga processione avanzava in fila indiana verso la meta, famiglie, coppie, sportivi, appassionati e curiosi tutti uniti da un unico obiettivo: esplorare le bellezze della montagna e delle Alpi bergamasche.

Dopo due ore e mezza circa di trekking abbiamo raggiunto il noto rifugio Antonio Curò e ci siamo ritrovati dinanzi al lago dalle tonalità color smeraldo, il Barbellino. L’edificio sorge a quota 1.915 metri s.l.m. ed è stato inaugurato nel 1886 dal CAI di Bergamo. A pochi passi, le cascate del Serio completano la scena dando vita ad una veduta pazzesca in un luogo unico immerso nella natura incontaminata. Le acque color turchese, i verdi pendii e un cielo totalmente sgombro da qualsiasi cenno di nuvole, già coronavano le gesta dell’impresa con un paesaggio pazzesco quasi da sembrare irreale. Poco più avanti una spada nella roccia che si perde nel mito e nel tempo.

Spada nella roccia, lago di Barbellino

La leggenda delle Cascate del Serio

Si narra che nei pressi del lago del Barbellino vivesse una nobildonna. Questa era perdutamente innamorata di un pastore della zona che, però, era già fidanzato con una donna del villaggio.

Colta dall’ira e dall’invidia, la dama ordinò di far catturare la ragazza e imprigionarla nel suo imponente castello. Lì, ad alta quota, rinchiusa tra le fredde pietre della fortezza, la fanciulla iniziò a piangere incessantemente.

Le lacrime versate furono così tante che un rigagnolo inondò e travolse il castello. Fu così che le Cascate del Serio ebbero origine e il pianto disperato della giovane ancora oggi riecheggia nel frastuono dell’acqua che confluisce nel fiume.

Valbondione, panorama sentiero panoramico CAI n. 305

La via verso Pizzo Recastello

Nel nostro settimo giorno di viaggio on the road e di escursioni quotidiane, il nostro corpo aveva bisogno di riposare e di scalare in modo più ragionevole. Pertanto, data la stanchezza e la visione del Pizzo Recastello da lontano, abbiamo spezzato la compagnia e abbiamo lasciato l’impresa della cima agli altri quattro membri. Questa vetta, 2.886 metri s.l.m., è una delle vette più alte delle Alpi bergamasche insieme al Pizzo Coca e Pizzo Redorta. Inoltre, in una giornata, comporta un impegno fisico e mentale non da poco. Dal punto di partenza, Valbondione, fino in cima sono oltre 2.000 i metri di dislivello positivo, uno sforzo che necessita di un buon allenamento e una condizione fisica al top.

Dal rifugio Antonio Curò, abbiamo visto le sagome dei coraggiosi esploratori dirigersi oltre quota 2.000 metri costeggiando il cristallino lago del Barbellino. Da quell’istante, la difficile via verso Pizzo Recastello ha impegnato i nostri amici per circa quattro ore, sia per le difficoltà del percorso escursionistico sia per alcuni inconvenienti sorti durante la salita. L’ultimo tratto per il pizzo è particolarmente ostico e bisogna tirarsi su con una catena per arrivare alla croce.

Ciononostante, il paesaggio alpino che si apre in alta quota è straordinario e offre un panorama a 360° su tutto il complesso montuoso e le valli circostanti. Inoltre, spesso su questo sentiero è facile imbattersi nei sovrani indiscussi di questa terra, gli stambecchi. Pertanto, questo trekking sulle Alpi Orobie è un’esperienza naturalistica straordinaria con una scalata verso i panoramici pendii delle vette bergamasche che non deludono mai.

Pizzo Redorta, Rifugio Antonio Curò, Alpi Orobie bergamasche

Lago Barbellino e rif. Antonio Curò

In attesa che gli altri conquistassero Pizzo Recastello, noi abbiamo perlustrato le sponde del Lago Barbellino e ad un tratto, abbiamo anche trovato un modo per scendere direttamente sul bacino idrico e bagnare i piedi nelle acque color smeraldo. é sempre un’esperienza singolare quella di immergersi nei laghi o nei fiumi di montagna. Una sensazione di rinvigorimento e di benessere pervade tutto il corpo come dopo un bagno rigenerante, ma dalle proprietà divine.

Inoltre, nei pressi del rifugio abbiamo potuto approfittare del prato con vista sul lago per mandare giù qualche boccone prima di intraprendere altre azioni esplorative sul campo. Il rifugio Antonio Curò è composto da due edifici, uno più vecchio e uno costruito più di recente. Al suo interno si può alloggiare, pernottare, usufruire del ristorante oltre a un servizio bar sempre fornito e molto accogliente.

Finalmente, abbiamo imboccato la via del ritorno e abbiamo percorso il sentiero CAI n.305 a ritroso fino a raggiungere località Valbondione. Scendendo sul fianco della montagna, abbiamo potuto apprezzare l’immensità e la sconfinatezza dello scenario. Un anfiteatro naturale si apriva in un unico punto dove il fiume Serio fluiva verso valle scomparendo verso l’orizzonte. I verdi pendii e le boscose sponde davano origine ad uno spettacolo mozzafiato che ancora una volta rendevano questo viaggio un qualcosa di unico.
Raianaraya Nature Experience

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