La Valsavarenche è una delle valli più affascinanti del Parco Nazionale Gran Paradiso. Da questa vallata partono alcuni dei sentieri più panoramici della riserva naturale che conducono alle vette più elevate dei massicci montuosi. E ai numerosi rifugi situati a quote superiori ai 2.600 m s.l.m. come il Rifugio Federico Chabod. Ecco la nostra esperienza
Nella scorsa avventura avevamo appena solcato i confini del parco nazionale Gran Paradiso e dopo un’escursione entusiasmante nella Val di Cogne, in particolare a Lillaz, nei pressi delle omonime cascate, avevamo ripreso la nostra marcia per continuare il nostro viaggio on the road sulle Alpi italiane.
In questa tappa i nostri occhi si sono posati sulla Valsavarenche,una delle cinque valli del selvaggio Gran Paradiso, che si estende a quota 1.540 m s.l.m. e si inabissa fino al cuore del parco nazionale. Infatti, da qui partono i numerosi sentieri che accompagnano fino ai ghiacciai delle maestose cime delle Alpi Graie orientali. Inoltre, questo è anche il luogo dove si ergono le Alpi completamente italiane più alte della penisola che superano i 4.000 m s.l.m.
Le cime più ambite dagli appassionati di escursionismo sono diverse, ma tra le maggiori emerge il Gran Paradiso con i suoi 4.061 m, il Roc – 4.026 m, il Grivola – 3.969 m, il Piccolo Paradiso – 3.926 me il Moncorvé – 3.875 m. Inoltre, una delle attività per cui sono molto conosciuti il parco nazionale e la Valsavarenche è il Tour dei ghiacciai attraverso le pareti rocciose, i nevai e il permafrost perenne.
Nel nostro caso, abbiamo optato per una panoramica escursione con destinazione Rifugio Federico Chabod, 2.710 m s.l.m. Ma prima di procedere con il trekking, il giorno precedente, abbiamo raggiunto Pont, ultima località della Valsavarenchedove è situato un ampio parcheggio da cui si snodano i diversi sentieri che zigzagando delineano i verdi pendii di tutte le pareti montuose.
Percorrendo l’unica strada che si divincola tra le rocce, le numerose cascate e la fitta vegetazione, è sembrato di accedere lentamente in una realtà aliena, selvaggia e sconosciuta dove ogni elemento naturale sembrava risplendere di una luce divina e leggendaria. Quello che abbiamo provato è riconducibile alle emozioni di Salaxo narrate in questa leggenda locale sull’origine etimologica del Gran Paradiso.
La Leggenda del Gran Paradiso: il Re degli stambecchi
Molti anni fa, tra le valli del Gran Paradiso viveva una popolazione di minatori che estraeva il metallo dalle cavità rocciose delle montagne, anche noti come uomini del ferro. Una tribù, a causa di invasioni e guerre, fu costretta a fuggire e a raggiungere un luogo meno ostile. Questi attraccarono sulle pianure più prossime alla riva del mare e lentamente si spostarono verso le vallate del Gran Paradiso. Dopo un lungo periodo di nomadismo, il capo tribù Salaxo comprese che tutti gli uomini erano stanchi ed affamati e che avevano un ergente bisogno di un posto stabile dove vivere.
Salaxo ordinò ai suoi di accamparsi nella vicina vallata e si avviò nella sua impresa per incontrare gli Uomini del Ferro. Giunto al villaggio, si imbatté nel capo che non indugiò un attimo ad ospitare lo straniero nella sua dimora. Per alcuni giorni Salaxo visse con la popolazione per approfondire la loro conoscenza finché non giunse il momento di rivelare le sue vere intenzioni. A quel punto, Salaxo si fece avanti e chiese al capo degli Uomini di Ferro di lasciar vivere in pace la sua tribù in una vallata dove avevano costruito i loro giacigli e di concedere loro una nuova patria.
A tale proposta, il condottiero dei minatori rispose: “Rimarrete solo conquistando il permesso del Re degli Stambecchi”. Salaxo, si mise subito in cammino, finché non si trovò davanti ad uno stupendo e grandissimo stambecco. Corna magnifiche, lunga barba folta e uno sguardo duro, così si presentò l’enigmatica presenza. Anche se intimorito, l’uomo si avvicinò prepotentemente esclamando:” Io ed il mio popolo rimarremo qui, con o senza il tuo permesso!”.
Quasi come se tali parole non fossero state udite, lo Stambecco iniziò a salire sulla montagna. Si arrampicarono sui pendii del monte e nonostante Salaxo più di una volta avesse rischiato di arrendersi, si diede coraggio per la sua tribù e proseguì nell’impresa. D’improvviso, l’animale scomparve nella nebbia. Le gambe tremanti e la stanchezza stavano per fermare Salaxo ancora una volta, ma con un ultimo sforzo riuscì a raggiungere la vetta. Era giunto sopra le nuvole, le vallate si dispiegavano verso l’infinito e lo sguardo si perdeva davanti a cotanta bellezza.
Salaxo alla vista del paesaggio esclamò: “Questo è il paradiso!”. “È vero!”, lo Stambecco riapparve dalla foschia da cui era svanito qualche istante prima. “Così lo chiamerai coi tuoi, il Gran Paradiso” concluse l’animale leggendario. “Hai dimostrato forza, coraggio, fierezza accettando la mia sfida. Ma ciò che ti vale il mio permesso è l’amore con cui hai visto il mio regno, togliendo la guerra dal tuo cuore. Io ti accetto, potrai rimanere in queste valli, a patto che tu le custodisca così come le hai ammirate oggi”.
Testo Originale di Roberto Cucaz – fonte: Parco Nazionale Gran Paradiso
Camping Gran Paradiso
Il pomeriggio prima dell’escursione, dopo aver percorso tutta la strada della Valsavaranche, ci siamo recati al Camping Gran Paradiso, un campeggio meraviglioso immerso nella natura più selvaggia e circondato da un anfiteatro naturale di montagne e vegetazione. Non avendo bisogno di elettricità, siamo stati condotti in una zona del campeggio più riservata dove ci è stata assegnata una piazzola adiacente ad un torrente dall’acqua cristallina e con una vista sulla cascata privata pochi metri più avanti. Un vero e proprio paradiso!
Abbiamo parcheggiato il nostro mitico van tra gli alberi e abbiamo subito montato l’amaca. Il nostro viaggio on the road era ancora agli albori dell’intero itinerario, eppure già dai primi giorni, aveva riempito di gioia ed emozioni i nostri cuori. Adesso che eravamo al camping Gran Paradiso era il momento di lanciarsi nella preparazione della cena e ad accendere il barbecue per gustare la carne scrupolosamente acquistata in una piccola macelleria nella cittadina di Villeneuve(AO).
Abbiamo fatto una piccola passeggiata uscendo dal Camping e successivamente abbiamo deciso di accendere la brace poiché il meteo non prometteva nulla di buono. Ma quando ormai sembrava fatta, il cielo ha cominciato a coprirsi e senza neanche un momento per comprendere cosa stesse accadendo, ecco che ha cominciato a piovere. Seccato dalla cosa, mentre la mia ragazza preparava un aperitivo nel van, ho continuato a tenere viva la brace cercando di cuocere la carne fino all’ultimo istante.
Alla fine il barbecue non si è rivelato un fallimento completo. Infatti, nonostante tutto, siamo riusciti a mangiare buona parte della carne, anche se in compenso, il fumo e il fiato speso per mantenere la brace accesa sotto la pioggia mi hanno donato una persistente fragranza di arrosto che inesorabilmente ancora affligge il mio k-way. Inoltre, le ultime salsicce avanzate sono state generosamente offerte ad una volpe di passaggio che ha apprezzato appieno la qualità del prodotto.
Dal Camping Gran Paradiso al Rifugio Federico Chabod
Al mattino siamo stati accolti dal cinguettio degli uccelli e da una piacevolissima pace. Il soave vociare dei volatili accompagnava la quieta melodia del silenzio della montagna. Con quella calma che solo gli intenditori possono comprendere, abbiamo fatto colazione e abbiamo preparato gli zaini da trekking per intraprendere la nostra escursione di giornata nel Gran Paradiso: verso il Rifugio Chabod.
La Valsavarenche ci ha stupiti dal primo momento, le sue cascate che riversano quantità di acqua incalcolabile in ogni dove, alberi e vegetazione che raggiungono latitudini molto elevate e dorsali che si susseguono in uno scenario mozzafiato: il selvaggio per eccellenza. Ma non avremo mai potuto immaginare quanta bellezza potesse offrire questo parco nazionale prima di questo trekking.
Siamo partiti dalla piccola area di sosta situata appena dopo il Camping Gran Paradiso e abbiamo seguito il segnavia n. 5 per il Rifugio Chabod. Nel primo tratto, quindi per circa un’ora, abbiamo percorso un sentiero in pietra eretto a gradoni che in stile tornanti conduce molto regolare nella parte più elevata del tipico bosco alpino del Parco nazionale del Gran Paradiso. Dopo un’ora di escursione ci affacciamo da una terrazza naturale dove sono state realizzate delle panchine con dei tronchi di albero. Meraviglia è l’aggettivo che meglio descrive ciò che abbiamo provato affacciandoci da quel balcone sulla parte più wild della Valsavaranche e sulle pareti alpine della riserva naturale.
Dopo una breve pausa di stupore, abbiamo ricominciato a salire procedendo con il nostro passo e con un meteo che sembrava tenere piuttosto bene. A parte due tre nuvole bianche e splendenti, il cielo era azzurro e profondo. Percorrendo il sentiero, i gradoni d’improvviso hanno lasciato il posto alla terra battuta e alle radici. In circa un quarto d’ora dalla fine delle scalinate in roccia, abbiamo raggiunto una vecchia casupola con un fontanile, luogo ideale per riempire le borracce e continuare sulla nostra via.
La prateria alpina, superata quota 2.200 m
In tutta la prima parte dell’escursione abbiamo percorso un sentiero completamente immerso nel bosco di conifere e a tratti abbiamo avuto la possibilità di scorgere alcune vedute da un’altezza che via via andava aumentando. Invece, in questa seconda parte fuori dal bosco, abbiamo continuato il nostro trekking zigzagando tra le verdi praterie e i fiori variopintidisseminati su tutta la superficie della montagna. Inoltre, da questo momento abbiamo iniziato ad avere una panoramica completa per tutto il tempo.
Proseguendo sul sentiero, il Gran Paradiso ci ha donato degli spettacoli mozzafiato: la Valsavarenche brillava di luce propria e il sole donava lucentezza ad ogni elemento presente in quel luogo. Ogni sasso, fiore, filo d’erba, farfalla e perfino le tante temute nuvole creavano un’atmosfera unica che ad ogni passo mi facevano esclamare: “Questo è davvero il paradiso!”
Abbiamo proseguito ancora un’ora prima di scavalcare la montagna e di ritrovarci dinanzi all’incredibile vista del Gran Paradiso, 4.061 m s.l.m., la parete settentrionale del massiccio montuoso più alto della nostra penisola ad essere completamente in territorio italiano. A prima vista siamo stati ammaliati da cotanta bellezza e maestosità. Alcune nubi bianche di quelle che riescono a rendere ogni foto pazzesca avevano assaltato il massiccio e dinanzi a noi si stava delineando un vero e proprio quadro di madre natura.
Tra meraviglia e sgomento, abbiamo continuato a salire verso il Rifugio Chabod, ora con più difficoltà per via del sentiero più ripido, ma anche per l’altitudine che cominciava a toccare quote sempre più elevate. Il paesaggio è diventato sempre più alieno ricordando a tratti valli incantate di un pianeta di una galassia lontana. Ad ogni nuovo passo, la fatica era sovrastata dall’ammaliante scenario paradisiaco che si presentava ai nostri occhi.
Il Rifugio Chabod, gli ultimi sforzi
Dopo un lungo susseguirsi di sentierini e dopo aver avvistato alcune poiane, abbiamo raggiunto il segnavia che indicava gli ultimi dieci minuti di trekking. In questo punto si collega anche il sentiero con segnavia 1A che collega questo rifugio, ossia il Rifugio Chabod con il Rifugio Vittorio Emanuele.
Emozionati dalla vista del Gran Paradiso che si apriva sempre più e dalla visione del rifugio in cima ad una montagnola, abbiamo ripreso un passo spedito e ci siamo lanciati negli ultimi istanti di escursione. Inoltre, il tempo stava cominciando a cambiare rapidamente e avremo potuto rischiare di non vedere il massiccio per via delle condizioni atmosferiche.
Pertanto, abbiamo accelerato il passo e in pochissimo, quasi saltellando, abbiamo conquistato l’obiettivo raggiungendo l’affascinante Rifugio Federico Chabod a quota 2.710 m s.l.m. Da questa posizione lo scenario è a dir poco sbalorditivo. La catena montuosa si eleva imponente dominando su ogni cosa che la circonda. Dinanzi a noi il Gran Paradiso, il Piccolo Paradiso, il Roc e il Montcorvé si stagliavano magnifici verso l’alto quasi a sfidare il cielo stesso.
Il Rifugio Chabod è un angolo di pace protetto dalle immense conformazioni rocciose del Gran Paradiso,parco naturalistico e luogo incantato scolpito dal complesso operato di madre natura. La vegetazione, i pendii scoscesi, le vette innevate, i ghiacciai, gli scenari variopinti e i panorami mozzafiato ricordano all’uomo che il paradiso esiste ed è ogni giorno alla nostra portata.
Innanzi a tale meraviglia siamo stati colti dalle emozioni più contrastanti. Abbiamo ammirato le strabilianti creazioni della natura quasi assuefatti dall’incredibile fascino in grado di scatenare. Infine, dopo aver immortalato quel magico istante abbiamo ricominciato la discesa verso la valle Valsavarencheconcludendo una delle escursioni ed esperienze più belle della nostra vita.