Monte Grona, escursione per la via ferrata del centenario

Il Monte Grona è un monte sito nelle Prealpi lombarde. In particolar modo, sulla sponda occidentale del lago di Como. Un’escursione sulla cima del Grona, passando per il rifugio Menaggio e la straordinaria ferrata del Centenario.

Escursione con vista sul lago di Como

In una precedente escursione sul Monte San Primo, discutendo tra noi di nuove montagne da esplorare, siamo stati colpiti dalla descrizione di un massiccio.

Questo era situato sulle Prealpi Luganesi, più nello specifico, il Monte Grona. L’antico massiccio cela al suo interno le tracce di un passato tutt’ora tangibile. E in Lombardia è una meta di gran fascino che attrae tanti escursionisti e appassionati.

Monte Grona via ferrata del centenario

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Monte Grona: le leggende

I segni di antiche attività sono presenti su tutto il territorio della Grona. Alcune fonti teorizzano che queste terre fossero già abitate nella preistoria da nomadi cacciatori. Infatti, grazie al clima mite e favorevole, questi uomini potevano sfruttare l’intera area per procacciare cibo e sostenere ogni bisogno primario.

Alcuni millenni fa, inoltre, alcune incursioni celtiche hanno fatto sì che la montagna diventasse un luogo nevralgico per queste civiltà. Si ipotizza perfino che all’epoca di Giulio Cesare, ebbero luogo flussi migratori dalla Grecia verso queste zone alle pendici del monte.

In età medievale, come in molte aree della penisola italiana, il Monte Grona assunse un aspetto prevalentemente difensivo, in particolar modo per la tipologia di costruzioni erette.

Torri e cinta di mura incominciarono a diffondersi sull’intero perimetro. Assicurare sicurezza alle popolazioni era di primaria importanza. Si vocifera che gli enormi portoni ogni notte venissero serrati con assi di legno e spesse catene. D’altronde, evitare l’intrusione da parte di lupi affamati o qualsivoglia delinquente era vitale.

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Monte Grona area geografica

Il Monte Grona è una montagna alloggiata nell’area centrale della penisola lariana. Il rilievo è all’interno della catena Prealpina luganese in provincia di Como, in Lombardia.

Il Grona, seppur di modeste dimensioni, una quota di appena 1.736 m s.l.m., domina sul comune di Plesio e su tutta l’area centrale del Lario. Ma è la vista sul lago e il sentiero panoramico ad affascinare i visitatori.

Dalla vetta il panorama che si sviluppa è ampio e si affaccia su tutta l’area circostante. Sul versante meridionale si possono ammirare le Prealpi comasche, tra cui:

  • I Corni di Canzo
  • La Grigna
  • La Grignetta
  • Il Monte San Primo
  • Il Monte Galbiga

Mentre, sul versante opposto è possibile scorgere tra le tante Alpi anche il Monte Rosa. In lontananza di ergono le Prealpi Orobiche e il Monte Legnone.

Menaggio, lago di como, triangolo lariano
Menaggio, Lago di Como

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Il borgo di Menaggio sul lago di Como

Al mattino sveglia presto. Io e la mia ragazza da subito iniziamo a correre per casa. Prepariamo tutte le attrezzature per poi riporre tutto il necessario nello zaino.

Ci gettiamo a capofitto in auto, ma non prima di aver accuratamente ricontrollato tutto l’occorrente per l’escursione. Ogni cosa sembra quadrare, è il momento di partire!

Guidiamo fino al centro commerciale di Tavernola, in provincia di Como, lì dove abbiamo stabilito il ritrovo con i nostri compagni d’avventura. Qui carichiamo tutto su un’unica auto e riprendiamo la strada.

Arrivati nel comune di Menaggio, decidiamo di fare colazione in un bar del centro storico. A questo punto, riaffiorano nella mia mente ricordi di quell’anno in cui avevo vissuto proprio in questo piccolo borgo sul lago di Como.

Sorrido e con una leggera smorfia lascio che quel flusso di pensieri mi pervada completamente. Con lo sguardo fisso verso la parte alta del paese, cerco di localizzare la mia vecchia casa. Forse la intravedo, ma non gli dò troppa importanza.

Ora è il momento di rimetterci in strada per raggiungere Breglia, una piccola frazione del comune di Plesio. La licalità è a quota 749 m s.l.m. ed è anche il punto di partenza per la nostra escursione sul Monte Grona.

Rifugio Menaggio, Monte Grona, via ferrata CAO
Rifugio Menaggio, Monte Grona

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Il Sentiero per il Rifugio Menaggio

Al principio della nostra escursione, attraversiamo una suggestiva e angusta mulattiera che si introduce come un vicoletto tra le case del paese.

La prima impressione è molto positiva e, colpiti dall’incantevole paesaggio iniziale, procediamo verso il bosco. Imbocchiamo così il primo sentiero e ci immergiamo nella fitta vegetazione.

Il percorso è davvero ben segnalato e il sentiero in buono stato. Proseguiamo a piedi per circa quaranta minuti, confluendo su una strada asfaltata. Questa conduce al punto più vicino per iniziare la vera escursione e la via normale.

Saliamo seguendo le indicazioni quando dinanzi a noi si apre uno scenario mozzafiato. Il paesaggio è incantevole e si estende sull’intera valle sottostante e sul lago di Como.

Camminiamo per circa un’altra ora per la salita verso la nostra prima meta: Il Rifugio di Menaggio. Maciniamo metri ormai da più di due ore e abbiamo raggiunto quota 1.383 m s.l.m.

Il panorama da quassù è quasi surreale. Le foto che scattiamo sembrano vere e proprie cartoline. I nostri occhi brillano di gioia e, emozionati dall’ampia veduta sui tre rami del lago di Como, proseguiamo lungo il sentiero.

ferrata del centenario, CAO, Monte Grona
Via Ferrata del Centenario – CAO, Monte Grona

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Dal rifugio Menaggio al CAO – Via Ferrata del Centenario

La sagoma del Rifugio Menaggio sfuma ad ogni nostro passo, scomparendo alle nostre spalle. Camminiamo per altri venti minuti prima di raggiungere l’ambita ferrata: la via ferrata del centenario, CAO.

Questo è un sentiero per esperti segnato come E.E.A., ossia per Escursionisti Esperti e Alpinisti. È assolutamente sconsigliato fare questa via se non si è ad un livello di allenamento e un grado di esperienza adeguato.

Prima di lanciarci però optiamo per una sosta di rifocillamento. Dopodiché, indossati imbragatura e caschetto, non resta altro che agganciare i moschettoni e incominciare a scalare.

In fila indiana percorriamo i pendii della montagna, con uno sguardo ammaliato alla vista di guglie e speroni che disegnano linee di un fascino unico.

La ferrata è in condizioni ottimali e prosegue in modo lineare. Siamo sempre agganciati alla fune di sicurezza e la catena segue sempre il cavo di ancoraggio lungo tutto il tragitto.

Proseguendo sulla via ferrata del centenario, alterniamo momenti di salita e fatica, quasi ad arrampicarci a tratti, a momenti di piacevole camminata, costeggiando le pareti del rilievo.

Il percorso sembra essere scomposto in sezioni tutte differenti tra loro. Un sentiero diversificato che mostra sprazzi di natura e paesaggi mozzafiato.

Cima Monte Grona
Cima del Monte Grona

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La cima del Grona

Immersi ormai completamente nella via ferrata, scorgiamo non molto lontano il tratto più duro e faticoso dell’intero sentiero.

Qualche metro più avanti infatti un cartello indica una via per lasciare la ferrata del centenario. Questa è una buona alternativa per chi volesse effettuare solo un tratto in imbragatura e poi volesse proseguire agevolmente su suolo più sicuro.

Riposiamo qualche istante nei pressi di quel segnale che a momenti sembra consigliarci di approfittare della facile opzione. Ma sicuri della nostra scelta, riprendiamo a scalare e ad arrampicarci su per le pareti verticali del pendio.

Sono circa due ore che avanziamo lungo le pareti rocciose del Monte Grona e anche la stanchezza inizia a mostrare i suoi primi segni. Avanti a noi torreggiano le ultime guglie da scalare. E dei raggi di sole illuminano di un arancio caldo la parete che conduce in vetta. Le tonalità accese risaltano il pendio caratterizzato da una vegetazione diradata e un paesaggio da sogno.

Due escursionisti dalla cima esclamano: “Forza ragazzi, siete ormai alla fine!”. Quelle parole risuonano nella mente e penetrano dentro, suscitando una sorta di sollievo. Ma non solo, aiutano anche a raccogliere quelle ultime energie che sembravano essere venute meno. Ancora una roccia, uno scalino ed ecco sopraggiungere un ultimo appiglio. Dopodiché, la croce di vetta: la cima del Grona.

Cima Grona C.A.I Menaggio
C.A.I. Menaggio

Missione Compiuta: la Cima del Grona

In cima al Grona la stanchezza si dissipa in un tripudio di colori e sfumature. È il tramonto e una sfera di un rosso intenso risplende orgogliosa. Sullo sfondo, all’orizzonte, il sole raggiunge le prime alpi ad ovest.

Il paesaggio è ora un tutt’uno con le nubi e una luce variegata. Tonalità di rosso e rosa si mescolano e intrecciandosi, danno vita a un set unico e indimenticabile.

D’improvviso, il Lago di Ceresio si accende e come una fiamma ardente, inizia a risplendere di rosso. Ora cielo e acqua si fondono. Il Lago di Como invece è in penombra e attende che le ultime luci calino il sipario della notte.

Assistiamo a uno degli spettacoli più emozionanti della nostra vita e, sconvolti da cotanta bellezza, cerchiamo di ricordare che resta ancora un p0′ di strada per rientrare.

Ormai è buio, imbocchiamo la direttissima per raggiungere il Rifugio Menaggio. In alcuni momenti, data la ripidità e la complessità del sentiero, incontriamo delle catene che ci permettono di completare il percorso in piena sicurezza. Nell’ultimo tratto di sentiero ci fermiamo a contemplare la luna, tanto maestosa e soave, che illumina e sorveglia la quiete notte.

Monte Grona, ferrata cao in notturna
Monte Grona, vista di notte
Escursione sul Monte Grona – Via Ferrata del Centenario CAO

La penisola Lariana è un triangolo naturale cosparso di montagne e vegetazione. Un vero e proprio angolo incontaminato a meno di un’ora dal centro di Milano.

Ciclopista del Brenta: Dal Trentino alla laguna veneta

Un itinerario ciclabile con una distanza di circa 200 chilometri. Dal lago di Caldonazzo raggiunge il Veneto passando per Bassano del Grappa e Padova per poi proseguire verso Venezia lungo gli Itinerari del Brenta fino a Fusina. Una pista non ancora totalmente attrezzata ma che mira ad esserlo in un futuro non molto lontano.

Autore: Raianaraya Nature Experience

Venezia, Italia
L’itinerario del Brenta prende il suo nome dal fiume che scorre lungo quasi la totalità del percorso della ciclo via e che l’accompagna fino a valle in una delle sue foci: Fusina. Il Brenta nasce come emissario del lago di Caldonazzo in Trentino e raggiunge Primolano, a Nord di Bassano del Grappa. Pochi chilometri più a valle riceve le acque del torrente Cismon. Da Cismon a Bassano il fiume scorre nella Valsugana e prosegue la sua discesa a valle raggiungendo le sue foci sparse nell’area costiera veneta.

Ciclopista del brenta, Bassano del Grappa

La Ciclopista della Valsugana

L’area percorsa dal fiume Brenta è stata attrezzata in modo da creare una pista ciclabile che potesse collegare più aree del Nord-est della penisola italiana. Il luogo da cui ha origine questo itinerario è il Lago di Caldonazzo in provincia di Trento. Il primo tratto raggiunge Cismon del Grappa con percorsi attrezzati asfaltati su un manto stradale in ottimo stato e con un’eccellente presenza segnaletica. Questa prima parte della ciclovia è lunga circa 50 chilometri ed è quella che presenta le migliori condizioni sia dal punto di vista strutturale sia dal punto di vista estetico. Una ciclabile che non ha niente da invidiare alle tanto osannate ciclopiste austriache. D’altro canto, col tempo ci sarebbe in cantiere l’idea di collegare Caldonazzo a Monaco di Baviera e quindi interconnettere più itinerari italiani e austriaci per raggiungere la Germania.

Una volta giunti a Cismon del Grappa, non si ha più la presenza di una vera e propria ciclopista, ma si prosegue su una strada secondaria ben tenuta che conduce a Bassano del Grappa. Questo primo tratto fa parte della Ciclopista della Valsugana, anche premiata dalla Stampa con il Green Road Award come pista ciclabile più verde d’Italia. In totale, dal Lago di Caldonazzo a Bassano del Grappa sono circa 80 chilometri di percorso interamente immerso nella natura. Inoltre, si attraversano diversi borghi davvero graziosi a cavallo tra il Veneto e il Trentino.

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Bassano del Grappa – Padova

Da Bassano del Grappa ci sono due possibilità per raggiungere Padova. Una è su manto interamente asfaltato che è preferibile per il cicloturismo e bici da strada, mentre l’altra è consigliata particolarmente per chi possiede una mountain bike dato che il terreno è in sterrato per tutta la durata del percorso. Questo tratto intermedio dell’itinerario del Brenta è lungo circa 70 chilometri ed è transitabile agevolmente da chiunque riesca a percorrere tale distanza. La segnaletica non è così evidente come nel tratto di ciclopista della Valsugana, ma è comunque praticabile senza troppi problemi.

Durante il tragitto si incontrano molti paesini come Tezze sul Brenta, Carmignano di Brenta e Piazzola sul Brenta in cui è possibile visitare l’enorme Villa Contarini. Gli ultimi 20 chilometri sono in assenza di ciclabile e bisogna pedalare su strade talvolta anche abbastanza trafficate. Tuttavia, il paesaggio intorno mantiene i suoi tratti naturalistici anche se per lo più agricoli, inoltrandosi, quindi, nelle aree rurali venete.

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Itinerari del Brenta: Padova – Fusina

L’ultima parte della ciclovia del Brenta è la più corta, ma anche la meno organizzata. Non si hanno dei veri riferimenti e bisogna stare molto attenti per trovare la strada. Principalmente, il percorso è su stradine secondarie, spesso anche molto trafficate. Ciononostante, l’Itinerario dei Tagli presenta degli scenari naturalistici molto incantevoli e offre comunque uno sguardo su questa pianura veneta che si immerge nel verde attraverso paesini e ville Palladiane.

Da Padova si arriva a Stra attraverso uno sterrato che si può continuare fino a Mirano, ma si allontana dal Brenta e non porterebbe alla Laguna di Venezia. Seguendo l’Itinerario invece, si passa per la famosissima Villa Pisani proseguendo sulla sponda opposta del fiume Brenta. Infine, si raggiunge Fusina, luogo d’incontro per molti ciclisti che colgono l’occasione per godersi lo spettacolo della Laguna veneta e tutto il belvedere di Venezia in lontananza.

Una ciclabile che non regala soltanto momenti nella natura, ma che offre anche la possibilità di visitare luoghi storici. Il tutto accompagnato da pause enogastronomiche tipiche di regioni come il Trentino e il Veneto.
Articolo pubblicato su Agenda Viaggi
Raianaraya Nature Experience

Il Minimalismo e la vita On the road in Queensland

Nel selvaggio Queensland in Australia, oltre ad un incommensurabile paradiso naturale, coesistono diversi stili di vita molto alternativi che rendono questo luogo alquanto singolare. Il Backpacking, la Van life e una sorta di rievocazione del movimento Hippie anni 60′ creano un quadro sociale unico nel suo genere

Autore: Raianaraya Nature Experience

Queensland, Australia
Nel lontano e remoto continente oceaniano, nella sconfinata terra dei canguri e del grande monolito sacro, molti sono coloro che conducono uno stile di vita che gli consenta di instaurare un legame più profondo con la natura. Abbandonano spesso i comfort e i costumi dei loro paesi d’origine per vivere una vita completamente diversa e assolutamente alternativa. Un qualcosa che potrebbe vagamente ricordare quei movimenti hippie sorti durante gli anni 60′ negli Stati Uniti, ma che in questo nuovo secolo sono confluiti in varietà complesse di lifestyle del tutto singolari. Alcuni di essi sono il backpacking, la van life, il farm work e il woofing.

Alcune delle attività predominanti che caratterizzano questi lifestyle spaziano tra il dormire in auto, in ostello ed eventualmente perfino per strada. È uso comune sopperire alle esigenze personali esclusivamente nelle aree attrezzate nei pressi delle spiagge o luoghi pubblici casuali. La dieta quotidiana si basa sul fabbisogno minimo ed indispensabile. Si vive per mesi o addirittura anni lontano da casa senza mai sentire la necessità di tornare. Inoltre, vige la regola dell’essere felici. Non solo vivendo la vita appieno, ma anche in completa armonia con sé stessi e con l’ambiente circostante. In fin dei conti, si potrebbe definire come una sorta di mantra personale volto a conoscere il mondo nel modo più naturale possibile. Esplorando e vivendo.

In Australia, ma in particolare, in alcune aree del Queensland, non è per niente difficile incontrare autostoppisti che lenti si trascinano per la strada trasportando i loro zaini pesanti sulle spalle. Inoltre, muovendosi per la regione, capita spesso di imbattersi in persone accampate con il loro van o la loro auto, in modo totalmente casuale, ovunque gli passi per la testa. È la magia di questa terra. Ogni anno, persone di qualsiasi nazionalità ed età si avventurano in queste lande sconfinate per provare queste esperienze uniche. Talvolta, scoprono di amare a tal punto questa vita da convertirsi completamente alla causa. Accettano, quindi, di vivere secondo queste regole per un periodo o per tutta la durata della propria vita.

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Le infrastrutture del Queensland sono piuttosto carenti e non sempre tenute al meglio, sia a causa delle lunghe distanze sia per la percentuale elevatissima di aree disabitate. Fanno eccezione quei pochi centri metropolitani  più densamente popolati come Brisbane, Townsville, la Gold Coast e Cairns. Spostarsi nelle aree più remote, infatti, non è facile. Talvolta, le aree di servizio distano anche 600 chilometri l’una dall’altra. Per questo motivo, al di fuori dei principali centri abitati è importante essere riforniti di ogni bene primario per non rischiare di restare a secco nel bel mezzo dell’outback australiano. Tuttavia, moltissimi si avventurano nel deserto, spesso a bordo di auto malandate e con assenza di adeguata manutenzione. Ciò è dovuto al fatto che questi viaggiatori, o se volete, amanti della vita, non vogliono assolutamente rinunciare a nessuna esperienza e desiderano rendere ogni momento unico.

Byron Bay, Queensland

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Uno dei paesini da non perdere assolutamente una volta giunti in Australia è di sicuro Byron Bay. Un villaggio sul mare dove natura e uomo coesistono in completa armonia. Cosparso di ostelli, alberghetti, pub, attività commerciali ridotte e localetti molto carini alquanto stravaganti; Byron Bay si distingue per le sue caratteristiche singolari che prediligono un certo stile di vita piuttosto minimalista.

Economicamente, riesce a sostenersi grazie al giusto equilibrio nello sfruttare il surf ed altri sport acquatici locali insieme alle forti tendenze etniche orientali mescolate ad altre che ricordano molto gli hippie degli anni 60′. Una vera isola di pace, lontana da qualsiasi fonte di disturbo che possa interrompere quella quiete spiazzante che scandisce le giornate di questo santuario del benessere.

Le attrazioni principali sono sicuramente quelle inerenti alla spiaggia e all’oceano come il surf, kite surf, wind surf e attività fisica in riva al mare. Ma non solo, si possono svolgere molte attività nella natura, sessioni di meditazione e yoga. Infine, è possibile rilassarsi bevendo qualcosa nei locali della zona o passeggiando per il paese. Un vero concentrato di relax, sport e divertimento da non credere.

Esperienze di vita on the road

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Il paese è davvero piccolo e infatti lo si può girare più volte in un paio d’ore. Esplorare questo luogo è un piacere e le sue strade, affollate da persone di ogni origine e nazionalità, non fanno che renderlo ancora più eccitante. Chiunque racconta la sua storia di propria iniziativa dando vita a svariate conversazioni davvero stimolanti. Qualcuno racconta di vivere da mesi in van su una piazzola accanto al mare mentre qualcun altro sta affrontando un viaggio di addio dopo anni di soggiorno in Australia.

Alcuni fanno esperienze di woofing, un movimento mondiale che mette in relazione volontari e progetti rurali naturali. Una sorta di volontariato in cui viene offerto vitto e alloggio in cambio di ore di lavoro nell’agricoltura. Infine, non mancano mai un’infinità di backpacker: viaggiatori di passaggio. Spesso sono intenti a racimolare soldi per continuare il loro viaggio lavorando in zona oppure, guidati dal sogno di restare un altro anno in Australia, lavorano nelle farm o ricorrono al woofing fino al raggiungimento dei giorni utili per la richiesta del nuovo visto.

Il backpacking è una pratica diventata molto comune in questa terra. In effetti, basta uno zaino da montagna, il minimo indispensabile per la sopravvivenza e sei pronto per la tua avventura. Byron Bay è solo uno tra i tanti luoghi in Australia in cui poter vivere questo tipo di esperienze o semplicemente entrare in contatto con questa cultura singolare. Infatti, esistono molte altre realtà più piccole come Gympie, Nimbin, alcuni villaggi tra la Sunshine Coast e la Gold Coast e alcune aree limitrofe a Cairns.

Il Queensland offre molto sotto questo punto di vista. Scenari naturali incantevoli e mozzafiato, aree disabitate e incontaminate dove poter entrare in contatto con la natura. Qui si possono vivere le esperienze più incredibili in maniera unica e totalmente liberi da qualsiasi convenzione sociale.
Articolo scritto per Agenda Viaggi
Raianaraya Nature Experience

Corno del Renon – Escursione sul Rittner Horn da Bolzano

Escursione sul Rittner Horn, anche noto come Corno del Renon, nel cuore dell’Alto Adige poco distante dalla città di Bolzano. Ecco un trekking panoramico immerso nella lussureggiante vegetazione delle Dolomiti in Sud Tirolo.

Autore: Raianaraya Nature Experience

Bolzano è una città del Trentino Alto-Adige adagiata in una conca protetta dalle Dolomiti. Le Alpi maestose circondano il centro urbano e svettano verso l’alto donando quel suntuoso e caratteristico scenario verdeggiante. Qui, a pochi passi dal traffico cittadino, è possibile perdersi nella natura incontaminata trentina. Una delle zone più affascinanti a pochi minuti di auto è di sicuro il Passo Mendola. Ma in questo caso il nostro sguardo si è posato su una meta diversa: il Corno del Renon. Ecco la nostra escursione sul Rittner Horn attraverso i paesaggi alpini tra i più invidiati al mondo.

Era da tanto che aspettavamo il momento giusto per esplorare le montagne del Sud-Tirolo e quando si è presentata l’occasione non abbiamo potuto fare altro che coglierla e tuffarci in questo nuovo viaggio tra le Alpi dolomitiche. Per il nostro week-end in alta quota, abbiamo identificato le Alpi Sarentine, ossia il parco naturale più grande dell’Alto Adige. In particolare, siamo stati colpiti dal Corno del Renon, meglio noto dagli austriaci come Rittner Horn. Questa cima è alta 2.260 metri s.l.m. ed è tra le più panoramiche della zona con scorci sulle Alpi e le vallate della provincia autonoma dell’Alto Adige.

Al mattino siamo svegliati da un cielo sereno solo a tratti ricoperto da candide nubi. Infatti, nonostante un meteo non proprio dei migliori, il tempo non sembrava minacciare con possibili rovesci. Pertanto, preparata l’attrezzatura e riempiti gli zaini con tutto il necessario, partiamo alla volta del Corno del Renon per affrontare finalmente un’escursione sul Rittner Horn, in questa meravigliosa terra immersa nella natura più selvaggia.

Corno del Renon, escursione sul Rittner Horn, Bolzano

Il Rifugio Pemmern – l’inizio della scalata

La prima cosa che salta all’occhio mentre ci dirigiamo verso il punto di partenza del sentiero è la costanza e la dedizione che gli altoatesini ripongono nel mantenimento, così come nella cura, dell’ambiente naturale. Flora e fauna sembrano essere le priorità assolute prima di ogni altra cosa. Una regola morale prima ancora che sociale.  Proseguiamo in auto su per dei tornanti fino al Rifugio Pemmern. Qui parcheggiamo nello spiazzo nei pressi degli impianti di risalita, nella cosiddetta stazione a valle. Da Bolzano impieghiamo una mezz’ora circa per coprire i 20 chilometri di strada che conducono alla funivia del Renon.

Il sentiero per affrontare l’escursione sul Rittner Horn parte subito alle spalle del rifugio Pemmern ed è molto curato. Infatti, per quasi tutto il percorso è possibile fare passeggiate anche con passeggini e senza attrezzature. La condizione del suolo è perfetta. I percorsi sono così curati e ben tenuti da sembrare parchi attrezzati. Inoltre, se si pensa che conducono ad oltre 2.000 metri, ciò diventa ancora più incredibile.

Oltrepassiamo la prima sbarra che delimita il percorso e iniziamo a salire. Veniamo come avvolti da un paesaggio brulicante di pini e abeti. Il sentiero serpeggia tra la flora e procede regolare. Nel frattempo, siamo accompagnati da un constante cinguettio di uccelli e dai campanacci dei pascoli che scandiscono i nostri passi.

Nelle vicinanze udiamo anche dei suoni indistinti, appena percettibili all’orecchio. Non capiamo cosa sia, ma senza troppo curarcene avanziamo per la nostra strada. Infine, ecco che la vegetazione comincia a diradarsi, lasciamo che il bosco si allontani alle nostre spalle come delle ombre che al calar del sole si allungano e scompaiono verso l’orizzonte. 

escursione sul Rittner Horn, Corno del Renon

Il sentiero per il Rittner Horn

Dopo circa mezz’ora di cammino, per un attimo ci ricongiungiamo agli impianti di risalita che da valle seguono un’altra via diretta per il Corno del Renon. Per alcuni metri la salita si fa più dura. Intravediamo alcuni bovini al pascolo e a tratti siamo costretti a schivarne qualcuno intento a ruminare e a trascorrere la sua giornata disteso su un verde manto erboso.

Superato questo strappo in pendenza, scolliniamo e ci immettiamo in un ampio sentiero in ghiaia. Girandoci in torno sembra che i prati non abbiano confini e che in qualche modo possano raggiungere l’infinito. Una terra immensa che si estende senza misura. Un paradiso verde. Così, procediamo fino a un cartello che indica le diverse mete escursionistiche. Ormai siamo vicini ad un rifugio e possiamo ammirare imponente dinanzi a noi l’altopiano del Renon.

Seguiamo per il Rittner Horn e diamo un’occhiatina veloce ai tavoli esterni del piccolo albergo che promette buon cibo. Superandolo, riusciamo a distogliere lo sguardo e a concentrarci sul nostro obiettivo, la cima. L’ultimo strappo è in forte pendenza e corrisponde alla pista da sci durante la stagione invernale.

Salendo, avvertiamo di nuovo dei rumori indistinti come quelli provenienti dal bosco un’oretta prima. Tuttavia, questa volta, trovandoci nelle immediate vicinanze, riusciamo a distinguere delle note. Infine, ecco un coro emergere dal nulla. In questo momento comprendiamo da dove provenissero quegli strani suoni, ovvero un coro di alpini con tromba e tamburo. 

Rittner Horn, Corno del Renon

Conquista del Corno del Renon

Siamo ormai quasi al termine della nostra escursione sul Rittner Horn. Sono in molti a percorrere la nostra stessa strada e tutti mostrano dei volti affaticati. Nella nostra salita siamo circondati da un gregge di pecore per niente disturbate dal nostro passaggio con cui riusciamo anche a scattare alcuni selfie.

Scherziamo un po’ e cogliamo l’occasione per recuperare le energie con delle barrette proteiche. Infine, salutiamo le spensierate pecorelle e ci apprestiamo a concludere l’ultimo tratto del sentiero per il Corno del Renon. Infine, ci siamo, possiamo vedere il rifugio in vetta e le rocce disseminate sull’altopiano. L’escursione sul Rittner Horn è completa.

Dalla cima godiamo di una vista mozzafiato. Possiamo ammirare la Val di Funes, la Val d’Isarco, il Monte Catinaccio e Bolzano. Tutto intorno, la luce e l’ambiente conferiscono alla flora e all’intero paesaggio un colore di una tonalità arancio e un verde alieno quasi fluorescente. Infatti, sembra di essere su un altro pianeta. Davanti a noi un’aquila grida e plana fiera nel cielo superando in altezza le vette che si perdono a vista d’occhio.

La sconfinatezza di tale paesaggio è inspiegabile. Le nuvole, le cime, le praterie alpine e le vallate immense danno vita ad un tripudio di bellezza da cartolina. Ammiriamo il paesaggio concedendoci un pranzo al sacco e infine, lanciato un ultimo sguardo verso quella meraviglia della natura, ci incamminiamo verso la strada del ritorno.

escursione sul Rittner Horn, Corno del Renon

Info Percorso

Si consiglia di affrontare questo trekking nei periodi più caldi e meno piovosi, in particolar modo, tra maggio e settembre. Anche se, con le dovute precauzioni e dopo essersi informati correttamente sullo stato dei sentieri, è possibile anche in altri periodi.

Si consigliano scarpe da trekking, ma non sono per niente indispensabili. Il suolo è ben curato fino alla cima del Corno del Renon. Consigliabile portare abbigliamento più pesante in zaino per le escursioni termiche.

Scheda Tecnica

  • Partenza: Stazione a ValleRifugio Pemmern
  • Arrivo: Altopiano del Renon
  • Cima: Rittner HornCorno del Renon
  • Paesaggio: Val D’Isarco, Val di Funes, Monte Catinaccio, Bolzano, Alpi Sarentine
  • Dislivello: 650 m
  • Durata: circa 3,5 h
  • Difficoltà: E – Escursionistico

Corsica Experience, GR20: Attraverso le Montagne della Corsica

Il GR20 è uno dei trekking più famosi d’Europa e attraversa la Corsica da Nord a Sud. Un percorso di quasi 200 chilometri tra montagne, laghi e borghi incastonati tra le rocce

Autore: Eva D’Onofrio

Il Sentier de Grande Randonneé 20, detto anche GR20, è un trekking itinerante che attraversa l’intera isola della Corsica da Nord-Ovest a Sud-Est. I suoi paesaggi mozzafiato insieme alla sua difficoltà elevata lo hanno reso uno dei trekking più ambiti dagli escursionisti di tutta Europa. Il cammino parte da Calenzana, attraversa l’intera catena montuosa della Corsica e arriva a Conca, un grazioso borgo arroccato tra i monti.

Generalmente il percorso viene suddiviso in 13-15 tappe, alcune sono più impegnative di altre a causa della presenza di vie alpinistiche o alti dislivelli. Ma questo trekking non è frequentato solo da escursionisti esperti. Infatti, il percorso può essere diviso in due parti intervallate dal piccolo borgo di Vizzavona, le tappe a Sud hanno una difficoltà minore, attraversano terreni più dolci intervallati da foreste selvagge e possono essere percorse anche da escursionisti di livello intermedio. In molti punti, il sentiero devia verso paesini più a valle, in questo modo anche i meno esperti potranno affrontare una tappa di questo magico percorso nel corso di una singola giornata.

Corsica Experience

Al termine di ogni giornata di cammino è possibile fermarsi in rifugi completamente immersi nella natura come quello di Ciottulu à i Mori dal quale si gode di una vista meravigliosa sul monte Paglia Orba e sulla valle del Golu. Queste baite sono il luogo ideale dove alloggiare e rifocillarsi, garantiscono inoltre un servizio di affitto tenda o piazzola su prenotazione. Questi luoghi si trovano spesso nelle vicinanze di ruscelli o piccole pozze d’acqua dove fare un bagno in totale relax ed eliminare così la stanchezza accumulata durante la giornata di trekking.

Il GR20 è una meta obbligatoria per chi vuole mettersi alla prova con un trekking impegnativo e variegato ma anche per chi vuole semplicemente passare una giornata a stretto contatto con la natura. Una delle caratteristiche salienti di questo percorso è sicuramente l’enorme varietà di panorami da ammirare; il paesaggio passa dalle verdi vallate sconfinate fino alle alte cime rocciose con pareti affacciate sul vuoto. Si incontrano tratti dove predomina la vegetazione tipica della macchia mediterranea ma anche sentieri che ricordano l’ambiente alpino del Nord Italia.

Corsica Experience

Ma non è finita qui! Laghi cristallini dalle mille sfumature sono disseminati lungo il percorso. A volte basta aggirare una parete rocciosa per ritrovarsi di fronte a specchi d’acqua incastonati nel granito come nel caso di Lac du Capitellu e Lac du Melo (1711 metri) raggiungibili scendendo un sentiero roccioso nei pressi di Punta a e Porte (2225 metri). Ruscelli serpeggiano spesso vicino ai sentieri e non è raro incontrare gruppi di escursionisti che si immergono nelle acque ghiacciate durante una sosta.

Ad accompagnare questi paesaggi mozzafiato non può mancare il buon cibo locale. Nei rifugi si possono gustare alcuni tra i migliori piatti tipici corsi. Tra questi bisogna nominare prima di tutto il figatellu, una salsiccia di fegato al vino dal gusto incomparabile. C’è poi il brocciu, un formaggio fresco tipico delle zone montane con un odore davvero caratteristico. E per rifocillarsi dopo una lunga escursione non si può che assaggiare la gustosa pulenta alle castagne accompagnata spesso da agnello o carne di selvaggina. Infine, per concludere il pasto, bisogna assolutamente provare il mirto, tipico liquore locale.

La Corsica è un paese ricco di bellezze naturali da scoprire passo dopo passo. Questo trekking racchiude alcuni dei paesaggi più suggestivi dell’isola e rappresenta un punto di incontro per escursionisti e amanti della natura. È un percorso ricco di magia in grado di regalare momenti indimenticabili a chiunque si avventurerà tra queste montagne incontaminate.
Articolo scritto per Agenda Viaggi
Raianaraya Nature Experience

Autore

Eva D’Onofrio

Traveller, amante della natura ed escursionista nata. Esplora gli Appennini abruzzesi da quando era piccola e sogna di visitare i luoghi più selvaggi del mondo.

Il Monte Puscio

Il Monte Puscio – Croce di Maiano 1.141 m s.l.m.

Difficoltà


Agevole – difficoltà media

Durata


2 ore e mezza (andata e ritorno)

Percorso


Alpe del Viceré – Monte Puscio

Dislivello


circa 200 metri

Autore: Raianaraya Nature Experience

Qualche giorno fa, impegnati nella ricerca di una nuova terra incontaminata da esplorare, abbiamo sentito alcuni amici che da diverso tempo ci raccontavano di voler scalare una certa vetta da loro descritta come una perla della zona e di una bellezza ammaliante. Incuriositi dalle loro parole, abbiamo convenuto che il momento per accompagnarli in questa avventura fosse finalmente giunto.

Nel Triangolo Lariano, tra i due rami del lago di Como, si eleva una modesta cima, il Monte Puscio, che con i suoi 1.141 m s.l.m. non regala scenari eguagliabili a quelli delle grandi catene montuose alpine, ma che dal suo canto offre spettacoli altrettanto unici e da gustare appieno. Per questo motivo, anche questa vetta doveva assolutamente entrare nella nostra bucket list. 

scalata verso la croce di maiano

Al mattino ci svegliamo, controlliamo le condizioni del meteo e nonostante il tempo non prometta granché di buono decidiamo comunque di affrontare questa escursione. Quindi, prepariamo giacca antivento, torcia frontale e k-way e riponiamo tutto in zaino. Adesso siamo pronti, questa esperienza può cominciare. 

Nel primo pomeriggio, lasciamo l’auto nel parcheggio dell’Alpe del Viceré, anche nota tra i locali come Salute, che è situata ad Albavilla in provincia di Como. La nebbia è fitta e non abbiamo una visuale del tutto chiara, ma ci avviamo comunque per la nostra scalata verso la meta. Nel primo tratto di percorso passiamo per alcuni rifugi, in uno dei quali prenotiamo per cenare al ritorno. Dopodiché, raggiungiamo il Rifugio Cacciatori, luogo da cui parte il sentiero che porterà in circa due chilometri e mezzo al Rifugio Capanna Mara.

Una mulattiera davvero suggestiva che si immerge irregolarmente nelle pinete e nelle aree boschive che attraversa. In circa quaranta minuti, con una nebbia che non ci abbandona neanche per un istante, raggiungiamo il Capanna Mara. Una locanda molto frequentata vista la sua posizione e grazie alla possibilità di essere raggiunta anche in mountain bike. Siamo a quota 1.105 m s.l.m. e la visibilità è scarsa, così tanto da riuscire appena a scorgere una bandiera dell’Italia che sventola sulla piccola cresta su cui stiamo procedendo. 

Monte Puscio croce di maiano

A questo punto, imploriamo il Dio Eolo di scatenarsi e spirare quanta più aria per smuovere quel muro opaco di umidità apparentemente inamovibile. Ciononostante, ancora non sapevamo cosa ci avrebbe riservato continuando a salire. Incredibilmente, come se una qualche connessione ultraterrena si fosse instaurata tra noi e chissà quale entità astratta, un alito di vento comincia a fare capolino da est. Lieve, appena percettibile, ma quel che basta per liberare il cielo da alcune nuvole ed aprire lo scenario, almeno in parte, davanti a noi. 

Riusciamo finalmente ad avvistare qualche vetta. Giungiamo dinanzi ad un cartello malconcio e poco stabile. L’unica dicitura, poco visibile e quasi scomparsa del tutto per l’azione degli anni, pronuncia: Monte Puscio. Avanziamo e lasciamo che il rifugio e la bandiera si allontanino alle nostre spalle. Finalmente scorgiamo una H, un’area d’atterraggio per gli elisoccorsi e poco dopo un sentiero che si immerge negli alberi. Percorriamo agevolmente il sentierino appena imboccato facendo attenzione nel tenere sempre la destra per la presenza di un bivio che potrebbe allontanarci dalla meta.

L’ultimo chilometro del tragitto sta per concludersi. Abbandoniamo il bosco in cui si divincolava questo ultimo tratto del percorso ed entriamo come in un mondo parallelo. Siamo rapiti da ciò che si presenta davanti ai nostri occhi: le luci del tramonto filtrano attraverso un mare di nuvole che ricoprono l’intero paesaggio fino all’orizzonte. Poche vette riescono a concedersi una vista dall’alto ed assistere al nostro stesso spettacolo. Sfumature infinite di colore concedono uno scenario quasi innaturale o comunque non di questo mondo. Il panorama è pazzesco, una distesa di nuvole che si perde a vista d’occhio e noi sembriamo immergerci nell’infinito di questo dipinto su tela della Natura.

Avanziamo lentamente verso la nostra meta, la Croce di Maiano, cercando di goderci al meglio uno degli scenari più emozionanti mai visti e immortaliamo questi magnifici istanti che sicuramente resteranno a lungo indelebili nella nostra mente. Prima di rimetterci in cammino, accendiamo le nostre lampade frontali e ripercorriamo a ritroso il percorso dell’andata. Tuttavia, per il ritorno è possibile affrontare altri sentieri tra cui anche diversi circuiti ad anello. Infine, raggiungiamo il tanto atteso rifugio, la Locanda del Viceré, dove trascorriamo alcuni momenti di assoluto divertimento con degustazione di prodotti tipici e locali accompagnati da una fresca birra della zona.

Il paesaggio che si può ammirare dal Monte Puscio abbraccia una buona area del Triangolo Lariano che comprende il Monte Bollettone, il Monte Palanzone, Le Grigne, il Cornizzolo, il Monte Rai e i Corni di Canzo. Un luogo vasto e in grado di offrire sprazzi di natura incontaminati

Nella prossima avventura, Il Rittner Horn o Corno del Renon (BZ).
Raianaraya Nature Experience

Info Percorso

Si consiglia di intraprendere questo trekking nei periodi più caldi e meno piovosi, in particolar modo, tra Giugno e Settembre. Anche se, con le dovute precauzioni e dopo essersi informati correttamente sullo stato dei sentieri è percorribile anche in altri periodi dell’anno.

Molto consigliato l’utilizzo di scarpe da trekking. Evitare scarpe da ginnastica o running. Si consigliano anche dei cambi da portare in zaino, k-way, maglia più pesante per la cima e/o giacca.

Scheda Tecnica

  • Partenza: Alpe del Viceré
  • Arrivo: Monte Puscio – Croce di Maiano
  • Cima: Monte Puscio
  • Paesaggio: Monte Bollettone e il Palanzone, Le Grigne, il Cornizzolo, Monte Rai e i Corni di Canzo.
  • Dislivello: circa 200 m
  • Durata: circa 2 e mezza (andata e ritorno)
  • Difficoltà: media, agevole e praticabile da tutti.

Traversata della Majella

Un’escursione indimenticabile tra le vallate e le cime più affascinanti del Parco Nazionale della Majella d’Abruzzo: la Traversata della Majella

Autore: Eva D’Onofrio

Oggi vi parlerò di un’escursione fatta quest’estate sui monti della Majella, in Abruzzo. Si tratta di un trekking sul secondo massiccio montuoso più alto degli Appennini continentali la cui cima più alta, il Monte Amaro, raggiunge i 2.793 m s.l.m.. Il percorso circolare parte dal Rifugio Pomilio e attraversa alcune delle cime più belle e panoramiche della Majella.

Zaini in spalla, io e mio padre ci avviamo verso la prima cima: il Blockhaus (2145 m). Sono le cinque del pomeriggio e lungo la strada incontriamo molti escursionisti che tornano a casa dopo la loro giornata di trekking; ci osservano chiedendosi quale sia la nostra meta visto che ormai il sole sta calando e presto farà notte. Con sorrisi complici proseguiamo tra i pini mughi ammirando il paesaggio che pian piano assume colori più caldi. Dopo circa un’ora e mezza raggiungiamo una fontanella dove facciamo rifornimento d’acqua, stuzzichiamo qualcosa e ci rimettiamo in cammino. La salita qui ha una pendenza maggiore ma la nostra meta è vicina e il morale alto.

Il sole è vicino all’orizzonte quando finalmente raggiungiamo la nostra meta. Si tratta di una sporgenza rocciosa che fornisce riparo dal vento e che costituisce un comodo giaciglio per la notte. Prima di tutto stendiamo le stuoie dove il terreno è più in piano e le fissiamo con dei massi. Poi apriamo i sacchi a pelo e indossiamo vestiti più pesanti in vista del freddo che arriverà con il calar del sole. A questo punto l’unica cosa che ci resta da fare è tirare fuori dai nostri zaini un buon Montepulciano e berlo ammirando il sole che tramonta colorando le nuvole di mille sfumature.

Majella

Mangiamo e concludiamo la cena con un bicchierino di Genziana, tipico liquore abruzzese. Ormai inizia a fare buio, ci infiliamo nei nostri sacchi a pelo e osserviamo il cielo che ricopre le nostre teste. La notte è limpida e piena di stelle, siamo immersi nel silenzio più totale intervallato solo dal verso di qualche rapace notturno. La vastità del cielo ci fa capire quanto l’uomo sia piccolo in confronto alla Natura e ci regala qualche stella cadente prima di addormentarci.

Sono le quattro del mattino; è ancora buio, quindi ci alziamo, indossiamo le lampade frontali, facciamo colazione e partiamo verso il nostro secondo obiettivo. Dopo pochi minuti, raggiungiamo la sella che si affaccia sull’Anfiteatro delle Murelle, alla nostra sinistra c’è il bivacco Fusco ma noi proseguiamo verso destra mentre il cielo inizia a diventare più chiaro. Dopo una ventina di minuti arriviamo sulla vetta del Monte Focalone (2676 m), ma proseguiamo ancora oltre camminando sul sentiero ghiaioso.

Majella
Alba dal Monte Acquaviva, Majella Abruzzo.

Mentre il cielo inizia a colorarsi di rosso, intravediamo un gruppo di camosci davanti a noi, ci avviciniamo e osserviamo le loro silhouette che si stagliano sullo sfondo colorato. Sembrano non notare la nostra presenza, gli passiamo accanto e continuiamo il nostro sentiero. Dopo mezz’ora ci troviamo nei pressi della nostra meta, il Monte Acquaviva (2737 m). La vetta è segnata da una croce dietro la quale il sole inizia a fare capolino come una palla rossa infuocata che sorge dalle profondità del Mar Adriatico. Qui tira molto vento, perciò ci ripariamo dietro un muretto di pietra che ci dà riparo e ci permette di ammirare l’alba in tutto il suo splendore.

Ci abbracciamo, facciamo qualche foto e riprendiamo il nostro cammino verso l’ultima cima della giornata. Affrontiamo il primo tratto di discesa su un ghiaione; ad ogni passo affondiamo nella ghiaia e ci lasciamo trascinare verso il basso come se avessimo gli sci ai piedi. Finita la discesa ricominciamo a salire verso la vetta rocciosa davanti ai nostri occhi, la Cima delle Murelle (2596 m). La cresta è molto rocciosa e in alcuni tratti è abbastanza esposta, ma arriviamo a destinazione senza esitazioni. Ci diamo il cinque, questa è la terza vetta della giornata e siamo pronti a chiudere il circuito. Decidiamo di non scendere dalla parte del Bivacco Fusco, aggiriamo un crinale passando per una traccia brecciata e ci troviamo di fronte alla Valle di Selvaromana.

Majella

Poco dopo arriviamo davanti ad uno sperone roccioso superabile con l’aiuto di due catene e attraversiamo uno spigolo abbastanza esposto attrezzato con un cavo d’acciaio. Superato questo tratto, torniamo a camminare su un sentiero più agevole immerso nei pini mughi. Il sole è ormai alto quando raggiungiamo la fontanella dove ieri abbiamo fatto scorta d’acqua. Percorriamo lo stesso sentiero dell’andata, questa volta incontriamo molti escursionisti che si accingono a partire in direzione del Bivacco Fusco. La magia e il silenzio di ieri sera sono svaniti ma al loro posto c’è l’orgoglio e l’entusiasmo di aver portato a termine questo fantastico trekking.

Nel primo pomeriggio arriviamo al Rifugio Pomilio e beviamo due birre per festeggiare la nostra avventura appena conclusa. Siamo stanchi ma pieni di soddisfazione, abbiamo vissuto un’esperienza unica che ci ha permesso di entrare in contatto con la Natura in ogni sua forma. Siamo stati testimoni di uno spettacolo che pochi hanno la fortuna di vedere; abbiamo visto i colori dell’alba e del tramonto, abbiamo dormito sotto un tetto fatto di sole stelle e abbiamo ammirato uno dei panorami più belli d’Abruzzo.

Majella

Questa avventura termina qui, ma le nostre escursioni nel Parco Nazionale della Majella non finiscono mai, dai un’occhiata alla nostra Rubrica Abruzzo.
Raianaraya Nature Experience

Autore

Eva D’Onofrio

Traveller, amante della natura ed escursionista nata. Esplora gli Appennini abruzzesi da quando era piccola e sogna di visitare i luoghi più selvaggi del mondo.

Via Ferrata Sass Tavarac

Via Ferrata del Sass Tavarac – Croce Gialla

Difficoltà


Molto impegnativo con presenza di ferrata

Durata


Circa 3 h

Percorso


Partendo da Ponte Lambro – Sass Tavarac

Dislivello


circa 350 m

Autore: Raianaraya Nature Experience

Nella penisola Lariana, nella zona dell’alta Brianza, è possibile intraprendere alcune escursioni davvero affascinanti. Nello scorso trekking avevamo conquistato il Monte Cornizzolo, mentre questa volta abbiamo voluto spostarci leggermente. In particolare, da Ponte Lambro, paesino in provincia di Como, ha origine uno dei sentieri più intriganti della zona che conduce ad una parete rocciosa con una veduta emozionante. Così, abbiamo voluto accettare la sfida e lanciarci nella nuova avventura.

Per affrontare questa magnifica esperienza nella natura si può parcheggiare agevolmente nei pressi della chiesa di Crevenna nel piccolo paesino in provincia di Como. Oppure, si può procedere in direzione dell’Eremo di San Salvatore, oltrepassando non di molto la chiesa di Crevenna, sulla destra noterete il cimitero e solo poche decine di metri più avanti un piccolo parcheggio.

via ferrata Sass Tavarac, segnavia ponte lambro, caslino

Si prosegue per la strada ancora per mezzo chilometro circa e si giunge ad un tornante da cui è possibile vedere un sentiero proprio di fronte. Ed è da questo momento che si entra nel “clue” dell’escursione. Imboccato il sentiero, inizia la vera avanzata verso la meta. A pochi minuti di camminata si incontrano i primi tratti di sentiero segnato, oltre ai cartelli che con una buona frequenza riescono a scandire in modo soddisfacente le tempistiche di percorrenza del trekking.

Lungo il sentiero, sul lato destro, si ha la possibilità di ammirare uno scenario mozzafiato sulla Brianza che riesce a catturare anche i più impassibili. Ma attenzione, non fatevi ancora rapire completamente dalla Natura.

Sulla vostra sinistra, un cartello segnerà la destinazione da raggiungere e l’escursione comincerà ad inasprirsi e anche di molto. Svoltati a sinistra, avrete la sensazione di entrare in un altro mondo. Un fitto bosco capace a tratti di oscurare l’intero ambiente. Si prosegue agevolmente attraverso gli alberi e alacremente si oltrepassa l’ultimo tratto prima di giungere all’obiettivo.

Oramai manca poco, la parete non è lontana e le prime sensazioni di adrenalina cominciano ad affiorare. Dalla chiesa di Crevenna sono trascorsi circa cinquanta minuti e finalmente si intravede la famigerata parete rocciosa.

parete ferrata sass tavarac triangolo lariano

Questo è il momento della ferrata, l’arrampicata è di circa 20 metri ed è piuttosto complicata. La via ferrata del Sass Tavarac presenta un solo cavo d’acciaio senza catena. Infatti, più che una via ferrata sembrerebbe ricordare un percorso d’arrampicata attrezzato. Questa è un’escursione per Escursionisti Esperti (EE) e non è assolutamente da sottovalutare.

Tutt’altro, la difficoltà della ferrata in alcuni tratti raggiunge il IV grado (UIAA – Union Internationale des Associations d’Alpinisme) e per conquistare la cima bisogna tenersi saldi al cavo poiché la pendenza molto elevata può impensierire anche i più temerari.

Tuttavia, per gli amanti della montagna non può che essere una delle chicche da poter archiviare nella propria bacheca dei trofei di una vita. Al contrario, se non si fosse sicuri di poter salire o non si avesse l’esperienza adeguata, si può sempre scegliere, nei pressi della parete, di imboccare un piccolo sentierino sulla sinistra che in pochi minuti conduce sul sentiero di discesa.

Giunti in cima, si può godere di un paesaggio assolutamente ineguagliabile che affaccia sulla Brianza e sulle montagne del lecchese. Questo è un luogo tranquillo dove si può ammirare lo spettacolo che si profila avanti ai nostri occhi in pieno relax anche grazie alla presenza di uno spiazzo attrezzato provvisto di un tavolino ed una panchina. Infine, una croce, col calare del sole, si illumina e concede giochi di luce richiamando a sé tutte quelle fiammelle disperse per i paesini giù a valle che creano sconfinate reti colorate e si disperdono per tutto il paesaggio fino all’oscuro orizzonte notturno.

cima croce gialla ferrata Sass Tavarac

Per quanto riguarda la discesa, ci sono diverse possibilità. Una è quella che permette di riscendere la montagna per il sentiero classico, l’altra invece è per via attrezzata con catene. Questa seconda opzione richiede maggiore attenzione sia a causa della ripidità che per la conformazione del terreno. Seguendo questo sentiero, quello percorso anche da noi, la discesa si può imboccare seguendo la catena sulla destra, all’uscita della via ferrata.

La via costeggia praticamente l’intero sasso fino a raggiungere il punto di partenza. Nel percorrerla, bisogna porre attenzione al punto in cui il sentiero si interseca con la via ferrata. Tuttavia, con un po’ di attenzione e tenendo sempre la destra si può riscendere senza incorrere in grossi problemi.

La nostra avventura per la via ferrata Sass Tavarac

Nella prossima avventura vieni a vivere l’esperienza della montagna con noi sul Monte Puscio o Croce di Maiano.
Raianaraya Nature Experience


Info Percorso

Sentiero praticabile esclusivamente con scarpe da trekking, abbigliamento tecnico. Suggeriamo, inoltre, anche dei cambi da portare in zaino, k-way, maglia più pesante per la cima e/o giacca.

Constatare le condizioni del sentiero nel periodo autunnale/invernale prima di partire per questa escursione.

Scheda Tecnica

  • Partenza: Ponte di Lambro
  • Arrivo: Sass Tavarac – Croce Gialla
  • Cima: Sass Tavarac
  • Paesaggio: Brianza
  • Dislivello: 350 m
  • Durata: 3 h circa
  • Difficoltà: Passando per la ferrata è estremamente difficile, consigliato solo ad escursionisti esperti.

Rafting in Valtellina

Rafting in Valtellina: un’esperienza nella natura incontaminata tra le rapide del fiume

Autore: Raianaraya Nature Experience

La Valtellina è una delle perle d’Italia. Un’area alpina situata nella Lombardia settentrionale in provincia di Sondrio e a confine con la Svizzera. La conformazione geografica di questa zona ha avuto origine da attività tettoniche e si è trasformata nei secoli assumendo delle forme scoscese ed uniche. Inoltre, in questo sito naturalistico svettano alcune tra le cime più affascinanti d’Europa e gli scenari che offrono sono tra i più suggestivi al mondo.

Vallate e distese sconfinate, vette tra le più alte d’Europa e strapiombi rocciosi che sembrano ricordare dei trampolini naturali, lì sospesi nel nulla. Che dire, quando si ha un po’ di tempo libero, non c’è luogo migliore per godere della Natura, della quiete della montagna o per praticare alcune delle attività che questa terra può regalare.

Ma quali attività si possono praticare nella natura sconfinata di questa meravigliosa Valtellina? Ebbene, la scelta è molto ampia e talvolta può essere persino ardua date le numerose possibilità che concede. Tuttavia, oltre ai classici sport invernali quali scii d’alpinismo e scii da pista, si possono affrontare trekking strabilianti, ferrate entusiasmanti su pareti scoscese e a strapiombo così come passeggiate in montagna in pieno relax.

Ma non è tutto, infatti non si può in alcun modo tralasciare un elemento fondamentale di questa natura, l’acqua. I fiumi possono donare emozioni strabilianti e le opzioni sono davvero svariate, in particolare, una tra queste è in grado di soddisfare tutti quegli avventurosi che aspirano a delle dosi di adrenalina: il Rafting.

Valtellina, rafting, Lombardia
Rafting Valtellina Italia (SO)

A Teglio, in provincia di Sondrio, si può agevolmente contattare una compagnia di rafting e partire per vivere una delle avventure più divertenti della Valtellina. Ed è così, infatti, che la scorsa domenica, dopo aver controllato il meteo ed aver appurato che il sole avrebbe splenduto per tutto il giorno, ci siamo messi in moto e abbiamo fissato la nostra meta.

Sono le otto della mattina e siamo in partenza. Ci catapultiamo nel luogo in cui ha sede la compagnia e siamo pronti per intraprendere questa nuova avventura. Dopo aver risolto qualche aspetto burocratico, ci vengono consegnati mute, giubbetti di salvataggio e caschetti, dopodiché siamo invitati a salire su un furgone che ci porterà nel punto in cui entrare in acqua.

Giunti a destinazione, gli istruttori danno le ultime informazioni su come comportarsi una volta in acqua, infine, trasciniamo i nostri gommoni da riva giù per il fiume. Ci siamo, si scende verso valle! A colpi di pagaia remiamo lungo il fiume e gli istruttori ci suggeriscono di scontrarci con gli altri gommoni e cominciare a schizzare gli altri gruppi a più non posso.

Quando ad un certo punto ci ritroviamo in una zona del fiume dove la corrente è molto più calma, nasce una sfida tra i quattro gruppi e nonostante la nostra inferiorità numerica, otto contro dieci, riusciamo a conquistare il secondo gradino del podio. Purtroppo, a causa di una penalità, molto sportivamente, siamo costretti a sacrificare un nostro membro della ciurma. Casualmente, data la presenza di una futura sposa a bordo, all’unanimità decidiamo che lei sarà la vittima. Contro la sua volontà viene gettata in acqua ed è costretta a nuotare nelle acque gelide del fiume.

Rafting valtellina
Rafting Valtellina Italia (SO)

Dopo aver percorso alcuni metri, remiamo di nuovo in acque calme. Gli istruttori molto serenamente ci invitano a tuffarci. Noi non ce lo facciamo ripetere e splash, giù dal gommone. L’acqua è gelida, ma al contempo è rigenerante e siamo tutti in estasi. Una volta risaliti a bordo, ci spostiamo ancora fino al punto indicato dagli istruttori.

In questo punto del fiume, dove la corrente è piuttosto forte, ci vengono date delle informazioni su come tuffarci nell’acqua corrente e farci trasportare fino alla riva. Parcheggiamo i gommoni sulla sponda e ci gettiamo nel fiume. Veniamo trascinati dalla corrente per alcune decine di metri fino a quando siamo in grado di nuotare e raggiungere la riva.

Prima di concludere questa esperienza adrenalinica, le nostre guide ci fanno capovolgere i gommoni e ce li fanno usare come se fossero dei trampolini. Ci tuffiamo ancora una volta in acqua, uno ad uno, tra scherzi, risate e divertimento.

Infine, arriviamo al traguardo e terminiamo una grande avventura in un luogo mozzafiato e non possiamo che ringraziare per la giornata trascorsa e sperare di rivivere esperienze di questo genere ancora una volta.

Nel prossimo articolo, vieni a scoprire una caratteristica via ferrata situata nei pressi di Erba (CO).
Raianaraya Nature Experience

Il Monte Cornizzolo

Monte Cornizzolo – Triangolo Lariano

Difficoltà


Medio-agevole

Durata


3 ore

Percorso


Lago Segrino – Monte Cornizzolo

Dislivello


circa 900 metri

Autore: Raianaraya Nature Experience

In Italia, nell’area anche nota come il Triangolo Lariano, oltre al precedente trekking nella natura affrontato sui Corni di Canzo, si ha la possibilità di intraprendere escursioni in montagna che permettono di immergersi in svariate distese verdeggianti e perdersi tra la moltitudine di cime panoramiche mozzafiato.

I gruppi montuosi che si sviluppano al suo interno sono vari e tutti offrono scenari unici da poter apprezzare appieno. Tra le nostre mete si è voluto includere un massiccio antico e dalle conformazioni aspre e scoscese, il Monte Cornizzolo. Anche conosciuto al pubblico come “il Pedale“, è una conformazione rocciosa originatasi da movimenti tettonici che hanno avuto luogo in ere riconducibili a quelle del Triassico e del Cretaceo.

Le attività da svolgere nelle montagne selvagge tra Como e Lecco sono diverse e tutte sono in grado di regalare momenti che rimangono indelebili dentro di noi. Nel caso specifico, prima di partire, si è voluto spendere del tempo ad organizzare questa avventura: il sentiero da percorrere, il meteo del giorno, il tipo di terreno e le attrezzature necessarie. Dopodiché, l’unica cosa che restava da fare era partire e vivere questa nuova esperienza.

Monte Cornizzolo, Lago Segrino

Partenza, Lago di Segrino

Nel mattino, ci siamo incontrati in un punto di ritrovo vicino al Lago di Segrino. Un lago tra Canzo ed Erba situato nella provincia di Como. Lasciamo l’auto nel parcheggio e ci incamminiamo. Dopo pochi minuti percorsi a piedi ci ritroviamo al primo cartello segnato che indica la nostra vetta, Il Cornizzolo.

Si segue la strada fino ad un agriturismo raggiungibile agevolmente anche in auto. Si continua per la stessa strada finché non si incontra una piccola baita. Proseguiamo con il nostro trekking e ci ritroviamo a superare una sbarra che delimita il percorso. Da qui, continuiamo a salire per il sentiero seguendo i tornanti che come un serpentone si snodano nel bosco. Lentamente la vegetazione si dirada e poco alla volta, passo dopo passo, cominciamo a scorgere la cresta.

Finalmente passiamo dalla strada asfaltata ad una ripida salita, qui il sentiero è poco tracciato e prevalentemente ricoperto d’erba. Talvolta, può essere alquanto difficile intravedere il percorso che in modo irregolare si insinua tra i piccoli arbusti e la flora circostante. Al termine della salita si incontrano i segnali che indicano gli ultimi 15 minuti per la vetta. Si prosegue per il sentiero che adesso diventa molto più agevole e che procede in falso piano. In pochi minuti si comincia ad intravedere la croce, la nostra meta.

Monte Cornizzolo

La conquista della Vetta, il Cornizzolo

Infine, conquistiamo la vetta nello stesso tempo segnalato dai cartelli. Giungiamo a 1.240 slm dopo circa 5 chilometri intensi in salita. Non siamo stanchi, tutt’altro. L’energia sprizza da tutti i pori. L’ammaliante scenario che si presenta a noi non può che destare meraviglia. Ci fermiamo alcuni minuti ad ammirare la Natura circostante. In primo piano abbiamo i Corni di Canzo, invece, più in lontananza si può ammirare il Monte San Primo, Il Monte Bollettone, il Monte Palanzone, il Monte Moregallo, le Grigne e il Resegone. Guardando verso sud si ha un’ottima visuale sui laghi di Annone, Pusiano e Garlate.

Dopodiché si prende la strada del ritorno che è la medesima dell’andata. Arrivati a valle ci si può fermare al Rifugio SEC dove poter degustare prodotti tipici locali e una birra per dissetarsi e allo stesso tempo concludere una giornata perfetta trascorsa all’insegna dell’avventura ed in buona compagnia.

Nel prossimo articolo

Un’avventura mozzafiato nelle acque della Valtellina nella provincia di Sondrio, trasportati dalle correnti in discesa libera verso valle. Tutto questo e molto altro, non mancare!
Raianaraya Nature Experience


Info Percorso

Si consiglia di intraprendere questo trekking nei periodi più caldi e meno piovosi, in particolar modo, tra Giugno e Settembre. Anche se, con le dovute precauzioni e dopo essersi informati correttamente sullo stato dei sentieri, si può comunque fare questo trekking in altri periodi.

Consigliamo scarpe da trekking. Nello zaino suggeriamo molta acqua, k-way o antivento, maglia più pesante per la cima e/o giacca. Non fondamentale altra attrezzatura.

Scheda Tecnica

  • Partenza: Lago di Segrino
  • Arrivo: Monte Cornizzolo
  • Cima: Cornizzolo
  • Paesaggio: Prealpi, Corni di Canzo, Monte Resegone, Grigne, ecc.
  • Dislivello: 900 m circa
  • Durata: 3 ore
  • Difficoltà: media, ma agevole e praticabile da tutti. Allenamento minimo consigliato